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L’Alta Corte di Londra ha ribaltato la sentenza di primo grado che negava l’estradizione negli USA di Julian Assange. I giudici britannici hanno accolto le rassicurazioni sul trattamento che dovrebbe avere in carcere Julian una volta estradato nella ridente democrazia di Guantánamo, il luogo dove la principale agenzia di sicurezza pianificava di rapirlo e ucciderlo. Una decisione vergognosa.
Assange, con la sua WikiLeaks, ha contribuito ad aumentare la consapevolezza di larghi strati della pubblica opinione mondiale rispetto a Governi, uomini di potere, grandi lobby, reti di relazioni ed eventi ben oltre le narrazioni ufficiali e il fatto che sia detenuto da oltre due anni e mezzo nella prigione di massima sicurezza di Belmarsh è già di per sé un’abiura da parte del mondo occidentale a tutti quei principi e quei valori che fondano la nostra società. Oltre all’incolumità fisica di Assange sono a rischio la libertà di stampa, il giornalismo investigativo e il diritto dei cittadini ad essere informati pienamente su ciò che li circonda.
La decisione presa dai due giudici dell'Alta Corte Burnett e Holroyde che hanno accolto il ricorso di Washington che accusa di spionaggio il giornalista australiano sul cui capo pendono 17 imputazioni per un totale di 175 anni di prigionia per aver violato l'Espionage Act, una legge federale del 1917, mai prima d'ora utilizzata per vessare o attaccare giornalisti, è la pietra tombale sulle libertà individuali di tutti noi.
“Avremmo potuto impedirlo e abbiamo chiesto al Governo italiano di farlo concedendo di fatto lo status di rifugiato politico ad Assange, ma il Parlamento se ne è pilatescamente lavato le mani respingendo solo pochi giorni fa la mozione che Alternativa ha presentato. La sentenza di oggi dimostra che i nostri timori erano fondati visto che l’Alta Corte si è pronunciata per affidare l’agnello al lupo.

Tratto da: facebook.com

Foto © Imagoeconomica

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