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Blocco non violento ma non autorizzato dell'arteria cittadina Via Cristoforo Colombo, sede del ministero della transizione ecologica

- Giulio, Cristian e Simone, come Our Voice Roma, fanno parte della "Rete Ecosistemica Roma", un collettivo composto da membri di diversi movimenti che si battono per l'ambiente (come Fridays For Future o Roma Animal Save e appunto Our Voice) con un ruolo anche nell'organizzazione del Climate Camp.

- Dal 28 ottobre al 1 novembre a Roma si è svolto il Climate Camp (realizzato anche a Milano): ritrovo, per lo più di attivisti con vari dibattiti a tema che ha offerto la possibilità di pernottare e ha riunito principalmente i partecipanti alle manifestazioni dei Cortei contro il G20.

Venerdì 29 ottobre:

- In occasione del Camp si è svolta per circa 2 ore la formazione base alle ADNV (Azioni Dirette Non Violente di disubbidienza civile) che ha visto partecipare circa 60 attivisti di più movimenti tra cui noi di Our Voice Roma ed Elena da Perugia.

- La lezione è stata curata dal movimento **** di stampo ambientalista, esperto in questo tipo di Azioni di disubbidienza civile.

- I membri di **** hanno fatto riporre i cellulari di tutti in un luogo lontano dalla riunione per motivi di sicurezza ed espresso il dovere di non nominare per alcun motivo il loro movimento o quello di appartenenza durante l'iniziativa, ma identificarsi come appartenenti al "Roma Climate Camp" e partecipanti spontanei all'Azione.

- Le direttive sostanzialmente sono state:

1. divisione in gruppi di circa 10 persone che avrebbero dovuto dialogare con il responsabile dell'evento e tra i suoi membri tramite un referente, uno per ogni gruppo. Il gruppo aveva anche 1-2 responsabili per il dialogo con gli automobilisti passanti per la Via Cristoforo Colombo.

2. Assegnazione del proprio compagno di riferimento, cosiddetto "buddy" che avrebbe dovuto stare sempre accanto al compagno per assicurarsi che stesse bene e seguirlo per qualsiasi altro motivo. Ad esempio se ci si allontanava dall'Azione o si veniva portati via dalla polizia (in questo ultimo caso anche per eventuale testimonianza).

3. Come interagire con le forze dell'ordine. Non insultare, schernire, provocare o minacciare.


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Per far durare maggiormente l'azione e quindi la visibilità, seduti o in piedi, dovevamo legarci con le braccia a vicenda e trattenere la stretta finché la polizia, con l'intento di sollevarci di peso o trascinarci, non riusciva a scioglierla. Non avremmo dovuto opporci ma fare la cosiddetta resistenza passiva, cioè rimanere immobili e sciolti (quindi non rigidi), per la nostra incolumità e quella del poliziotto che avrebbe altrimenti potuto anche denunciarci nel caso avesse subito anche inavvertitamente un colpo.

Nel caso di atteggiamenti violenti da parte di chiunque, avremmo dovuto dissociarci allontanandoci tutti insieme in maniera visibile dal responsabile di tali azioni, in modo da evidenziarne la soggettività dell'intenzione.

- Dopo aver preso coscienza di tutti i rischi che avremmo corso: possibilità di essere trattenuti dalla polizia fino a 24 ore se si era incensurati o subire procedimenti penali, Giulio, Simone, Cristian ed Elena hanno aderito accettando tutti gli accordi formali. Inoltre l'organizzazione ha inviato a tutti noi il contatto di un avvocato informato dell'Azione da chiamare in caso di necessità.

- E' stata creata una chat per ogni singolo gruppo sulla piattaforma 'Signal' (considerata più sicura).

Sabato 30 ottobre:

- Giulio, Cristian e Simone hanno partecipato.

- La mattina presto (noi alle 6:30), ogni gruppo si è recato all'appuntamento in un luogo diverso, in modo da non attirare l'attenzione.

- Verso le 7:00 tutti i gruppi si sono riuniti recandosi presso Via Cristoforo Colombo in prossimità del M.I.T.E. (Ministero Transizione Ecologica) e dopo una breve corsa abbiamo improvvisamente e temporaneamente bloccato il traffico di 2 corsie con lo stesso senso di marcia (abbiamo fatto passare solo l'ambulanza militare e un medico).

- Ogni persona ha esposto un piccolo striscione con su scritto il messaggio: "Da Roma a Glasgow le vostre soluzioni sono il PROBLEMA" e poi tutti insieme abbiamo mostrato altri 2-3 grandi striscioni, di cui il primo con lo stesso messaggio, il secondo riportava la frase "La catastrofe arriva è ora di agire" (il terzo è stato accidentalmente strappato a causa dei tamponamenti di un poliziotto).

- I giornalisti precedentemente contattati hanno fatto il resto aiutandoci a raggiungere lo scopo di questa iniziativa, ossia ottenere visibilità mediatica per porre l'attenzione sui problemi di questo G20, la sua ipocrisia, e per rendere pubblica la falsità delle risoluzioni accordate durante l'evento.


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NOI CHIEDIAMO:

Che nel G20 vengano ratificate misure serie, ben definite e vincolanti, che tengano concretamente conto del danno sociale causato dalla devastazione ambientale.

"Giustizia Climatica": che venga riconosciuto che la dipendenza di tutti i popoli dai combustibili fossili ha ingiustamente portato benefici soltanto ai paesi più ricchi con un impatto sulle popolazioni più povere e sui paesi in via di sviluppo in tutto il mondo. Giustizia Sociale vuol dire quindi riconoscere ad ogni essere e nazione la possibilità di essere considerati alla pari di tutti gli altri, in ogni situazione, indipendentemente dalla propria posizione sociale, economica e di provenienza.

Che si sappia che quanto si sta decidendo a porte chiuse e senza contradittori seri e non di parte, siano piani assolutamente inadeguati rispetto agli scenari attuali: le catastrofi di cui siamo già a conoscenza e di quelle che si prospettano nell'immediato futuro, già annunciate e documentate. Possiamo pensare alle prossime pandemie, città inaridite, alluvionate, gente sfollata o costretta a vivere in gigantesche discariche, malattie respiratorie provocate dalle esalazioni di gas nocivi, problemi di accesso alle risorse alimentari e idriche, inquinamento delle falde acquifere, distruzione delle foreste, sottrazione di territori agli animali selvatici. Non meno importanti saranno le conseguenze dovute agli allevamenti intensivi, alle iperproduttività finalizzate al profitto sfrenato e al consumismo senza preoccuparsi dei suoi effetti ambientali e sociali.

È per tutti questi motivi che abbiamo bloccato in modo non violento Via Cristoforo Colombo nei pressi del Ministero della Transizione Ecologica che in questi mesi ha dimostrato di essere uno strumento ipocrita nelle mani della "élite dei combustibili fossili" che riesce così a mantenere profitti e potere. Non a caso il nuovo ministro dell'Ambiente e della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, eletto da Mario Draghi, ritiene "pulita" la scelta del nucleare.

Abbiamo manifestato perché è necessario fermare la distruzione del mondo causata dal capitalismo poichè l'unico obiettivo dei governi del G20 è il profitto e non la salvaguardia del pianeta.

Il G20 è dominato dagli interessi di multinazionali che propongono false soluzioni come il CCS (cattura e stoccaggio del carbonio) o il nucleare anche richiamando in causa vecchie tecniche dannose. E' evidente la difesa degli interessi del capitale e della finanza nelle scelte politiche del G20 e l'assenza assoluta di partecipazione attiva di tutte le comunità interessate come quelle indigene (da sempre vittime di soprusi di ogni genere). Ingiustificabile del resto il non aver invitato a partecipare a questo dibattito le popolazioni dei territori fuori dalle 20 nazioni riunite a Roma.

Noi non vogliamo che la COP 26 che si terrà in Scozia il 2 novembre e a cui parteciperanno gli stessi capi di stato riuniti a Roma per il G20 si concluda con l'ennesimo rinvio fatto di promesse non vincolanti e accordi moderati.

È anche vero che la più blanda delle ristrutturazioni del sistema logistico e produttivo ha un costo anche in termini occupazionali e per questo chiediamo necessarie e urgenti riconversioni.

Non possiamo accettare che questa politica costringa ancora le classi meno abbienti a subire i soprusi delle élites.

E' inaccettabile che tutto si misuri in termini di PIL (prodotto interno lordo) e che si debba sottostare ad una logica secondo cui la presenza di una qualsiasi azienda sul territorio nazionale è da reputarsi a priori come positiva, indipendentemente dall'impatto delle sue attività e delle conseguenze in termini ambientali e sociali.


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All'evento abbiamo anche quasi incessantemente intonato la canzone "Power to the People" di John Lennon e vari cori tra cui:

"Ma quale mercato, ma quale profitto? Distruggere l'ambiente non hai il diritto!"

"We are unstoppable, change the world is possible!".

Dopo aver bloccato per vari minuti la strada, la Polizia l'ha fatta sgomberare dalle macchine e chiusa. Ha raccolto i documenti di quasi tutti noi e poi, come previsto, ha cominciato a spostare con la forza, ma abbastanza pacificamente le persone (a parte piccoli casi sporadici), e ci siamo ritrovati riuniti su un'unica strada.

A quel punto è arrivato anche un bus della Polizia affinché venissimo portati tutti a fare gli accertamenti. Dovevamo scegliere se rimanere fermi bloccando il passaggio e quindi essere portati via oppure spostarci sul marciapiede.

 Alla fine siamo rimasti ugualmente sulla strada però, dialogando con loro, abbiamo guadagnato altro tempo prezioso. Grazie a questo confronto con le Forze dell'Ordine le abbiamo convinte a scortarci proprio sotto il Ministero e a ridosso dell'edificio abbiamo continuato la nostra manifestazione pacifica.

Verso le ore 11:00 circa, a conclusione di tutto, siamo stati invitati a raggiungere la stazione metropolitana più vicina (sempre corredati dei nostri striscioni) dove ci hanno riconsegnato i documenti.

La manifestazione la riteniamo un successo perchè ha raggiunto il risultato sperato.
(30 Ottobre 2021)

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