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Energica e decisa resistenza alla provocazione statale che pretendeva limitare la presenza cittadina

Oltre 500 persone a rendere omaggio a Paolo Borsellino

A 29 anni dall'attentato contro il magistrato Paolo Borsellino e cinque membri della sua scorta, in una giornata di memoria e resistenza nella città siciliana di Palermo, si è vissuto un forte clima di tensione. Numerosi manifestanti e la protezione civile si sono affrontati a voce alta, di fronte al divieto, da parte delle forze dell'ordine, di accesso alla strada pubblica, nella quale si commemora anno dopo anno il martire italiano.
Tuttavia, oltre l'impotenza e l'agitazione dei presenti, non tutto è finito male. E dopo una lunga discussione sempre più accesa, l'ordine degli agenti è cambiato drasticamente, permettendo l'entrata con gran allegria dei cittadini che rivendicavano verità e giustizia negli episodi storici di questo paese.
La polizia ha giustificato in ogni momento il proprio agire, attenendosi alle disposizioni sanitarie. Le stesse restrizioni che costantemente vengono violate nella penisola mediterranea. E che pochi giorni addietro, durante i festeggiamenti dell'Europeo vinto dall’Italia, non hanno generato la stessa preoccupazione da parte dello Stato, di fronte alla concentrazione di migliaia di persone che non rispettavano le misure sanitarie basilari mentre manifestavano nelle strade e le piazze di Roma o della stessa Palermo.
La tensione creata dagli agenti dello Stato, che ha sfiorato lo scandalo, in un 19 Luglio, è stata percepita da molti dei presenti come una provocazione. Perché il contesto di questo anniversario è evidentemente differente da quello degli anni precedenti. Si tratta di un anniversario che ha visto nitidamente le minacce e diffamazioni contro il pool di giudici Antimafia - specialmente contro Nino Di Matteo -. Magistrati che oggi dirigono le indagini contro il Sistema Criminale Integrato, seguendo i passi di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, i quali furono letteralmente isolati al tempo proprio per questo.
A due mesi della sentenza di secondo grado del processo "Trattativa Stato-mafia", la cittadinanza e soprattutto i giovani hanno dimostrato il loro appoggio ai magistrati indossando magliette con la scritta "Tutti siamo Nino Di Matteo" e gridando “Fuori la mafia dello Stato”, impregnando l’ambiente di una emozione ed euforia indescrivibili che si toccava con mano.
Ma che sicuramente hanno sentito anche le istituzioni macchiate di sangue, alle quali principalmente era diretto il messaggio della cittadinanza. Un messaggio che - siamo sicuri - non è passato inosservato tra le file dei poteri mafiosi della bellissima e allo stesso tempo omertosa città di Palermo.
Questa giornata, senza alcun dubbio, spezza una storia di costante indifferenza e silenzio, e segna un cambio di direzione; un cambio ben tangibile nel sostegno - da parte di oltre 500 persone – verso i familiari delle vittime di mafia e verso i magistrati che continuano nel loro impegno per fare luce sulle responsabilità, su quei mandanti esterni ancora invisibili, ma non per molto tempo.
Insieme ai giovani del Movimento Culturale Internazionale Our Voice siamo stati presenti in questa giornata, per portare una proposta distinta, per creare una resistenza non violenta. Oggi abbiamo rivendicato quel primo spettacolo - di pochi anni fa - del nostro Movimento presentato qui a Palermo, denominato: L'arte uccide la mafia.
Oggi abbiamo vissuto a Palermo il primo giorno di una nuova tappa, una tappa dove la cittadinanza pronta a pretendere dallo Stato la verità sui massacri, e sulle trattative tra mafia e Stato.
Oggi, la cittadinanza grida: “Fuori la mafia dallo Stato!!”

Foto © Davide de Bari

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