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di Salvo Vitale
E’ finito il libero “passìo” di Leonardo Badalamenti, il sessantenne figlio di don Tano, che, a quel che si dice, da circa due anni abitava tranquillamente a Castellammare del Golfo, nella casa di sua madre, Teresa Vitale, ormai novantenne. Ad aprirgli le porte del carcere è stata una denuncia da parte del Sindaco di Cinisi Giangiacomo Palazzolo, poiché, nei giorni scorsi, in virtù di una sentenza della Corte d’Assise, che gli restituiva un casolare confiscato a seguito di un errore tecnico, il rampollo di don Tano era andato a rivendicare presso il sindaco il suo diritto di proprietà e, non avendolo trovato, aveva rotto il catenaccio di quella che, originariamente era una stalla e che attualmente, grazie ai 350 mila euro spesi dal GAL per la creazione di un mercato ortofrutticolo e di una sede di promozione della vacca cinisara, era diventata un’abitazione e un capannone con un valore ben più grande di quello iniziale. La bravata di Badalamenti figlio, che non aveva atteso i tempi burocratici previsti per la consegna, gli è costata la libertà, nel senso che la DIA ha “scoperto” l’esistenza di un mandato di cattura internazionale spiccato nei suoi confronti nel 2017 dalle autorità brasiliane per associazione criminale finalizzata al traffico di stupefacenti e falsità ideologica. Leonardo Badalamenti circolava in Brasile, sotto il falso nome di Carlos Massetti e lì aveva registrato il suo primo figlio, con il nome di suo padre, Gaetano. Prelevato a Castellammare Badalamenti è stato accompagnato nel carcere dei Pagliarelli, in attesa dell’estradizione in Brasile, dal momento che in Italia non ha pendenze con la giustizia.
Le vicende della famiglia Badalamenti hanno spesso del paradossale. Gaetano Badalamenti non aveva pendenze giudiziarie in Italia, a parte quella, fra l’altro solo in primo grado, per e l’omicidio di Peppino Impastato. Per contro, negli Stati Uniti, dove era stato instradato, era stato condannato a 44 anni per traffico di droga. Un’altra anomalia è successa nel 2012, allorché l’altro figlio di Gaetano, Vito, latitante, inserito nella lista dei dieci latitanti più pericolosi d’Italia, ma libero, in Australia si è trovato ad essere libero, e non più latitante. Era stato condannato a sei anni, per associazione mafiosa, a seguito del processo maxi-quater, l’ultimo dei giudizi istruiti dal pool di Falcone, Borsellino e del giudice istruttore Leonardo Guarnotta. Per sfuggire alla cattura, Badalamenti jr si diede alla latitanza, nel 1995: fu così condannato in contumacia, e la pena divenne definitiva il 17 dicembre 1999. Dal 22 novembre 2000 venne spiccato nei suoi confronti un mandato d'arresto internazionale. Agli avvocati difensori è bastato attendere 12 anni, esattamente il doppio della pena inflitta per presentare, proprio la domanda di estinzione del reato. Infatti la prima sezione della Corte d’appello di Palermo, presieduta da Gianfranco Garofalo, accolse il ricorso dei legali di Badalamenti, Paolo Gullo e Vito Ganci, in cui si chiedeva la prescrizione appellandosi a una norma che prevede la libertà per il latitante che riesce a non finire in galera per un tempo doppio rispetto a quello della condanna. Trascorsi 12 anni di latitanza il reato è stato prescritto e Vito è diventato libero di poter tornare in Italia senza alcun conto da regolare con la giustizia.
L’ultima anomalia è quella del casolare, confiscato sin dal 2007, all’interno di quattro particelle di terreno appartenenti a Teresa Vitale, moglie di Tano, e di una particella che invece era stata “donata” da Fara Badalamenti al fratello Gaetano. Il tribunale ha deciso che doveva essere riconsegnata e da lì le vicende, conclusesi con l’arresto, di Leonardo Badalamenti. E’ incredibile come un elemento del genere, ricercato internazionalmente, possa, per qualche mese, avere passeggiato tranquillamente a Cinisi e che nessuno si sia accorto né della sua esistenza né dell’esistenza di un mandato di arresto internazionale.

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