di AMDuemila
Era il 21 luglio 1979 quando il capo della Squadra Mobile di Palermo, Giorgio Boris Giuliano, fu assassinato nel “Bar Lux” in via Di Blasi mentre era alla cassa per poi uscire. Fu in quel momento che il killer di Cosa nostra, Leoluca Bagarella, cognato del Capo dei Capi Totò Riina, lo fulminò con alcuni colpi d’arma da fuoco.
Fu così che uno degli investigatori più innovativi del tempo perse la vita, proprio per il fatto che era andato a scavare in quei meandri di Cosa nostra ancora sconosciuti e che dovevano restare nascosti. Proprio per questo suo nuovo metodo di investigazione, Giuliano iniziò anche a collaborare con l’FBI e la DEA negli Stati Uniti, cosa che qualche anno dopo continuò a fare il magistrato Giovanni Falcone.
Boris Giuliano fu uno dei primi investigatori pionieri che scoprirono il traffico internazionale di droga tra la Sicilia e gli Usa. Il capo della Mobile diede un forte impulso di modernità alla lotta al crimine organizzato, che al tempo non era ancora dotato di strumenti normativi per combatterlo. Uno degli elementi introdotti nel metodo d’indagine fu proprio il lavoro di squadra. Infatti, il gruppo d'èlite era formato da Tonino De Luca, Paolo Moscarelli e Vincenzo Boncoraglio tutti poliziotti volenterosi, ognuno con un compito preciso e ben delineato così da non intralciarsi o scontrarsi nel corso delle indagini o delle operazioni. Ogni funzionario all'interno della squadra mobile era responsabile di un settore della criminalità organizzata controllati dall'occhio attento del “maresciallo”, (così veniva chiamato Boris ndr). Una sua intuizione che diede una importante svolta al metodo investigativo fu costruire una mappatura delle famiglie mafiose basandosi su omicidi nei vari quartieri e nelle periferie. Oltre al traffico di droga, Giuliano investigò anche sui casi dei giornalisti Mauro De Mauro e Mario Francese, e del segretario provinciale di Palermo della DC, Michele Reina. Successivamente indagò anche sul caso del boss Giuseppe Di Cristina.
Nelle indagini sul traffico di droga internazionale, all'aeroporto Punta Raisi di Palermo vennero trovate, da alcuni agenti di polizia, due valigie contenenti 500mila dollari, la parcella pagata da famiglie mafiose d'oltreoceano a quelle sicule per l'eroina. Pochi giorni dopo, all'aeroporto di New York furono rinvenute delle valigie con una partita ingente di eroina proveniente da Punta Raisi per un valore stimato di 10 miliardi di dollari. Secondo Giuliano questo duplice ritrovamento fu una conferma del narcotraffico che evidenziò il collegamento tra famiglie mafiose siciliane come i Bontade, gli Spatola, gli Inzerillo e i Gambino e famiglie mafiose negli U.S.A.
Furono proprio queste le indagini che costarono la vita a Giuliano. Ma nonostante la sua morte il suo patrimonio investigativo continua ad esistere e portato avanti da chi è venuto dopo di lui.
In foto: Boris Giuliano e i dollari ritrovati a Punta Raisi © Letizia Battaglia
Boris Giuliano, il capo della Mobile che scovò il traffico di droga di Cosa nostra
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