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di Francesca Scoleri
“Il legislatore deve essere l’eco della ragione e il giudice l’eco della legge”. Come non condividere questo e altri pensieri di Pitagora. Peccato però, chi è animato da ideali in tal senso ispirati, non fa né il legislatore, né il giudice.

Chi su questo principio ha fondato la propria azione in magistratura o in politica lo riconosci facilmente: lontano dai posti di potere o isolato come i folli oppure, ridotto a brandelli dal tritolo come accadde a Giovanni Falcone.

Ogni anno ci presentiamo all’appuntamento con il suo ricordo in modo indegno. Sempre più indegno. A questo punto, possiamo sentirci legittimati a pensare che, ovunque sia, questo imponente martire di popolo ingrato, ci stia mandando al diavolo con tutte le nostre buone intenzioni fallite.

All’origine il nemico era la mafia; sanguinari assassini come i corleonesi capeggiati da Riina e Provenzano che in tre anni arrivarono ad uccidere oltre mille persone secondo la ricostruzione del pool guidato da Antonino Caponnetto. Fu con gli omicidi eccellenti, che si arrivò a scovare l’altro nemico, la politica corrotta che con la mafia stringe patti elettorali e post elettorali; appalti, consulenze, nomine…

E’ ormai chiaro per tutti che questi sodalizi non alimentano buoni auspici sul piano del contrasto al fenomeno criminale. Come lo sconfiggi un nemico che riesce sempre a farla franca grazie agli amici istituzionali e  ha gli strumenti per spacciarsi come  “perseguitato”?

E allora che fai, ti guardi intorno e cerchi di capire chi è disposto ad accogliere istanze contro mafiosi e corrotti portandole sui banchi del Parlamento sovrano che può far diventare legge “l’eco della ragione”. Quella che ci guida verso la sostanza di una Repubblica libera e democratica: l’uguaglianza dei cittadini come valore assoluto.

Ma tant’è, ogni esperimento è andato fallito. Appare evidente come vi sia un baratro che ingoia valori e purezza di intenti superato il quale, iniziano strane convergenze di programmi, di nomine, di “io copro te e tu copri me”. 

E allora che rimane? Una magistratura indipendente che nobilita quel “la legge è uguale per tutti”? Ormai abbiamo realizzato che anche questo fronte è inquinato e fuori controllo. E cosi, abbiamo l’ennesima sede di indegnità per qualunque commemorazione della strage di Capaci.

Guardiamolo da vicino il corpo di certa magistratura, a partire da chi ha scarcerato Roberto Formigoni condannato in via definitiva a 5 anni e 10 mesi per corruzione. I giudici che hanno dato l’ok ai domiciliari avranno vissuto come noi  i difficili mesi del coronavirus con la tragica conta di morti. Avranno percepito in che condizioni è arrivata all’appuntamento con la pandemia la sanità lombarda post Formigoni? Avranno provato un po’ di vergogna?

Un pensiero sarà andato a quel figuro che hanno rimesso in libertà consapevoli della sua ostilità a svelare dove e come è custodito l’ingente patrimonio frutto di mazzette?

E i giudici – 200 – che perfettamente sincronizzati, convergono sulla scarcerazione di 400 mafiosi, fra cui importanti boss passati dal 41bis alla propria dimora? Come ricorderanno Giovanni Falcone questi paladini del “carcere umano”?

Intanto, ci fanno sapere che si sentono “colpiti da un ingiustificato attacco” che rischia di ledere “l’autonomia e l’indipendenza della loro giurisdizione”. E poi innalzano il  loro faro, quella Costituzione che “impone venga assicurata a qualunque detenuto, anche il più pericoloso, una detenzione mai contraria al senso di umanità”.

Incredibile come queste condizioni siano venute meno tutte insieme e in tutte le sedi contemporaneamente nonostante vi siano chiare indicazioni  legislative che non permettono di elargire vacanze premio e scarcerazioni a mafiosi o presunti tali.

Il passaggio successivo? Fingere di credere alle coincidenze perché la cosa più convincente è affermare che agire in malafede prevede altri modi ed altri tempi e chi meglio di Falcone sa quanto risulti veritiera la versione più diffusa? E crediamoci dunque ma consapevoli che forse, lo scrittore finlandese Envall usa a ragione l’espressione “La purezza non è solo dire la verità, ma è anche non ascoltare le bugie”.

Queste numerose”coincidenze” saranno oggetto di verifica o di indagine?

E ancora, “Soldi, regali e prestazioni sessuali per aggiustare sentenze”, cosi un giudice di Catanzaro ha operato indisturbato per anni.  Fresco di manette il Procuratore Capo di Trani, “Tentata induzione, truffa e falso. Pressioni per indirizzare indagini dei pm di Trani’: altre 4 persone ai domiciliari”.

Ricordate il mantra di tutti quei colletti bianchi che presi con le mani nel sacco recitano: “Abbiamo fiducia nella magistratura” ? Eh Già...

Ma almeno quell’oasi intoccabile del CSM è giudice giusto sugli operatori del Fiat iustitia ruat caelum ? Manco a parlarne. Tutt’altro. A distanza di un anno, non è ancora chiaro il giro di nomine che in quella sede si è conseguito in base a criteri riconducibili ad interessi personali o di gruppo.

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, intervenendo sullo scandalo si è cosi espresso “O sapremo riscattare con i fatti il discredito che si è abbattuto su di noi o saremo perduti” ma quello che continua ad emergere è ben lontano dall’onorabilità a cui il capo dello Stato si appella.

Ricevere e legittimare il pluricondannato cavaliere che con nemici e assassini di Falcone manteneva accordi indicibili  non desta particolari problemi di immagine invece. Su questo Mattarella – Presidente del CSM – non si è mai espresso.

L’appuntamento col 23 maggio si sentirà anche fra le mura vaticane; in che modo lo vivrà quel colosso di potere che ha operato in mezza Italia stabilendo il destino dell’altra mezza non ci è dato saperlo. Palermo, Reggio Calabria, Roma, una carriera pluri omaggiata che il Papa certo non poteva lasciarsi sfuggire.

Poco importa con quanta naturalezza accogliesse richieste da fratelli di carcerati e, a sua volta, con quanta naturalezza maneggiasse fascicoli di imputati presso i quali il fratello prestava consulenze.

All’ombra del “penalmente irrilevante” e nei margini del “nessun reato”, lui e altri come lui, operano indisturbati un ruolo tutt’altro che rassicurante in plessi fondamentali per la vita di malcapitati che necessitano di giudizi imparziali.

“Sentenze vendute, elezioni annullate, depistaggi. C’è una vera e propria rete di toghe sporche al lavoro da Milano alla Sicilia”. E’ la vicenda che vede al centro l’avvocato della famigerata ENI e niente di meno che il Consiglio di Stato per ricordarci che peggio di un politico corrotto, c’è solo un giudice corrotto.

Altro spaccato: “Ci siamo stretti la mano, mi ha detto: ‘entro 15 giorni io ti farò scarcerare’. E così è stato. Qualche Cartier, qualche Rolex, qualcosa e alla fine…un po’ di pazienza e ce la fai ad uscire dal carcere”. Rassicurante che le indagini di giudici onesti e validi investigatori possano seguire epiloghi di questo tipo.

Difficile ricordare chi procedeva spedito nella lotta alla mafia, consapevole di morte certa, accanto alla compagna amata, Francesca Morvillo, con simili esempi di toghe sporche o ambigue.

Difficile onorare la memoria e il servizio reso da Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro in tempi in cui, molti colleghi di queste vittime innocenti, si ritrovano senza lavoro per aver denunciato casi di corruzione e abusi di potere. Vessazioni che spesso, hanno condotto al suicidio.

Forse è bene dare rassegnazione alla ragione: questo nostro Paese non cambierà mai. Non meriteremo il sacrificio di Falcone nemmeno fra cento anni perché per smantellare la rete di interessi mafiosi perseguiti dentro le istituzioni – ormai alla luce del sole – ci vuole una coscienza nuova che non abbiamo sin qui trovato, ne d’ora innanzi troveremo nel vortice della crisi economica dentro la quale siamo finiti.

Ed allora, non ci resta che commemorare i defunti onorando i viventi; quei colleghi mortificati da ogni sorta di potere proprio a causa della serietà con cui indossano la toga, riconoscendosi nel servizio che rendono ai cittadini ed alla Giustizia. Ci sono e noi siamo grati al loro lavoro come lo siamo al lavoro svolto da Falcone, magistrale al punto, che ancora oggi possiamo vederne gli effetti.

Tratto da: themisemetis.com

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