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Caro direttore,
leggo di un intervento pubblico dell'avvocato Fabio Repici a un vostro dibattito il 19 luglio ridicolo nelle forme, offensivo nel tono e calunnioso nei contenuti.
Nel suo intervento, ripreso integralmente dalla rivista oltre che da molte agenzie di stampa, l’avv. Repici: “…ha evidenziato come sia stato scandaloso che la Commissione regionale antimafia, che si è occupata del depistaggio di via d'Amelio, non ha mai audito Salvatore Borsellino. «Sapete perché non è stato chiamato? Perché tra i collaboratori del Presidente della Commissione vi è Vittorio Bertone, figlio del Procuratore della Repubblica nisseno Amedeo Bertone. E' lui che ha omesso di convocare Salvatore Borsellino durante l'inchiesta. Vi è una cinghia di trasmissione tra la Procura della Repubblica nissena e la Commissione che convoca i testimoni"».
Premesso che il sig. Repici di ciò che afferma risponderà nelle sedi opportune, mi addolora che nessuno tra i presenti né tra gli organizzatori abbia sentito il bisogno di prendere le distanze da argomentazioni così oltraggiose e deliranti: ritenere che la Commissione che io ho l’onore e la responsabilità di presiedere sia legata da “una cinghia di trasmissione” ad una Procura, che siano altre - diverse dal sottoscritto e dal suo ufficio di presidenza - le persone che determinano l’agenda di lavoro della Commissione e, infine, che il dottor Vittorio Bertone, stimato professionista e mio collaboratore, sia la testa di ponte del Procuratore di Caltanissetta per subornare, condizionare o irretire la Commissione Antimafia dell’Ars è un'allucinata fantasia che non merita commenti da parte mia. Da parte vostra, avendo la responsabilità dell'organizzazione di quel pubblico dibattito, avrei immaginato di sì.
Resto infine senza parole che un intervento così grottesco e offensivo sia stato riportato dalla sua rivista senza una parola a chiosa, un commento, nulla. Come se accusare la Commissione Antimafia dell'Ars d'essere il giocattolino di un procuratore sia normale dialettica e non una forma irresponsabile, paranoica e offensiva per cercare il proprio quarto d'ora di presunta celebrità.

Claudio Fava


Gentile Presidente Fava,
al di là di non essere noi gli organizzatori del suddetto dibattito (abbiamo aderito con convinzione alla quattro giorni organizzata dal movimento delle Agende rosse di Salvatore Borsellino) ci siamo limitati a riportare alcuni stralci degli interventi senza per questo dover aggiungere alcun nostro commento. Che il legale di un familiare di Borsellino muove un’accusa verso la Commissione regionale antimafia è una notizia. Che poi Salvatore Borsellino non sia stato ascoltato dalla vostra Commissione nell’ambito delle audizioni relative alla strage di via D’Amelio resta comunque un dato oggettivo. Ci piacerebbe che il Presidente della Commissione regionale Antimafia rispondesse alla critica, anche nel merito del perché non è avvenuta l’audizione di Salvatore Borsellino, non limitandosi ad una risposta sul piano personale.

Cordialmente
Giorgio Bongiovanni

Foto © Imagoeconomica

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