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di AMDuemila
Mentre i comuni sciolti più di una volta sono 62

Sono 40, complessivamente, i Comuni italiani attualmente sottoposti a gestione commissariale. E' questo che emerge dall'ultimo Rapporto di Avviso Pubblico, l'associazione nata nel 1996 per riunire gli amministratori pubblici che si impegnano a promuovere la cultura della legalità, "Lo scioglimento dei Comuni per Mafia. Analisi e proposte", presentato oggi a Roma. I 40 Comuni commissariati sono tutti distribuiti tra Calabria (22), Sicilia (9), Puglia (5) e Campania (4). Invece dal '91 ad oggi sono 62 le amministrazioni locali colpite da più di un decreto di scioglimento per infiltrazione e condizionamento della criminalità organizzata. Di queste 62 amministrazioni, 45 hanno subito due scioglimenti, mentre 17 ne hanno subiti ben tre. Si tratta dei Comuni di Arzano (sciolto nel 2008, 2015 e 2019); Briatico (2003, 2012, 2018); Casal di Principe (1991, 1996, 2012); Casapesenna (1991, 1996, 2012); Gioia Tauro (1993, 2008, 2017); Grazzanise (1992, 1998, 2013); Lamezia Terme (1991, 2002, 2017, quest'ultimo 1poi annullato); Marano di Napoli (1991, 2004, poi annullato, 2016); Melito di Porto Salvo (1991, 1996, 2013); Misilmeri (1992, 2003, 2012); Nicotera (2005, 2010, 2016); Plati' (2006, 2012, 2018); Roccaforte del Greco (1996, 2003, 2011); San Cipriano d'Aversa (1992, 2008, poi annullato, 2012); San Ferdinando (1992, 2009, 2014); San Gennaro Vesuviano (2001, 2006, poi annullato, 2018); Taurianova (1991, 2009, 2013). Mentre per quanto riguardo i decreti di scioglimento "dal maggio 1991 al dicembre 2018 sono stati emanati ben 328, con una media di quasi 12 l'anno. 26 decreti sono stati annullati dai Tar o dal Consiglio di Stato. Molti decreti sono stati invece prorogati, dando più tempo alle Commissioni straordinarie di operare. Alcuni Comuni hanno subito un doppio o un triplo scioglimento’’. Il rapporto ha evidenziato che “sul piano geografico la concentrazione degli scioglimenti si registra nelle tre regioni a tradizionale presenza mafiosa, Sicilia, Calabria e Campania, con un andamento temporale tutt'altro che lineare. Nei primi anni di vita della normativa (1991- '93) si registra una media di circa 30 decreti all'anno. A questa partenza sprint segue, nel biennio successivo, una drastica riduzione, con una media di 3,5. Poi si ha una lunga stagione altalenante (1996-2011), seguita da una fase, che dura fino a oggi, di alti e bassi’’. Complessivamente gli enti locali “nella procedura di verifica per infiltrazioni della criminalità organizzata sono stati fino ad oggi 278. Di questi 249 effettivamente sciolti (compresi un capoluogo di provincia e cinque aziende sanitarie)”. Vanno infatti considerati "i 45 procedimenti ispettivi conclusisi con l'archiviazione (si contano 15 amministrazioni interessate sia da archiviazione che da scioglimento. Inoltre un Comune ha subito due archiviazioni)”.

La Calabria la regione con maggiori scioglimenti
Su 328 decreti, 108 riguardano i comuni calabresi, 105 quelli campani, 75 i siciliani, 15 gli enti locali pugliesi. Se si 2tiene conto della diversa numerosità dei comuni di queste quattro regioni (409 in Calabria, 551 in Campania, 390 in Sicilia, 258 in Puglia), si ottiene che in Calabria si registra un decreto di scioglimento ogni 3,8 Comuni, in Campania e in Sicilia uno ogni 5,2, e in Puglia uno ogni 17,2. Circa la metà dei Comuni sciolti ha una popolazione superiore ai 10.000 abitanti, un quarto del totale ne ha una superiore ai 20.000. "Questi dati - ha riportato lo studio - seppur già utili per smentire la vulgata per la quale si sciolgono di più i Comuni piccoli e i piccolissimi, hanno però bisogno di un termine di paragone per essere compresi fino in fondo".
Il rapporto ha rilevato che “la tendenza dei governi nazionali è sciogliere i Comuni relativamente più popolosi". Difatti, se tra tutti i Comuni siciliani quelli fino a 5.000 abitanti sono ben il 51% e quelli sopra i 15.000 abitanti il 17%, queste stesse percentuali diventano, tra i Comuni sciolti dell'isola, il 28% (dunque sotto-rappresentati) e il 33% (quindi sovra-rappresentati). Lo stesso vale per le altre due regioni. "Gli scioglimenti sono tutt'altro che tempestivi - ha sottolineato Avviso Pubblico - poco meno della metà delle 313 amministrazioni sciolte sono rimaste in carica più di tre anni". All'opposto, "solo una su cinque è stata colpita dal provvedimento entro due anni dall'insediamento degli organi politici". Quasi un quarto sono state sciolte dopo esser rimaste in carica almeno quattro anni. La media complessiva di durata di un'amministrazione è "di 1.113 giorni, con punte che vanno dai soli 88 di Sant'Antonio Abate (1993) ai ben 1.860 di San Luca (2013)", ha rilevato ancora Avviso Pubblico. Peraltro, nel corso del tempo l'intervallo medio cresce in maniera piuttosto consistente. Da questo punto di vista, quindi, il rapporto ha sostenuto "non sembra che la politica degli scioglimenti abbia rivelato alcuna capacità di apprendimento".

Revisione della legge sugli scioglimenti
Secondo il presidente della commissione antimafia, Nicola Morra, intervenuto durante la presentazione del rapporto, ha sostenuto che la Commissione promuoverà la nascita di un Comitato che si occupi delle problematiche3 delle infiltrazioni mafiose negli enti locali, non solo negli organi elettivi anche, per esempio, nelle Asl. "lo scioglimento è diventato un gioco, dovremmo porci delle domande sulla sua efficacia quando un comune viene sciolto più volte”. Inoltre, Morra ha criticato il fatto che spesso nelle liste civiche trovano "diritto di cittadinanza persone che si sono candidate con tutti i soggetti politici possibili. I partiti firmano il Codice di autoregolamentazione delle candidature ma poi candidano persone che non dovrebbero candidare e si stupiscono quando la Commissione antimafia presenta la lista dei cosiddetti impresentabili” e quindi "bisogna ragionare sui termini di accesso alla candidabilità”. Infine, sul fronte europeo Morra ha chiarito che uno degli obiettivi dell'antimafia "è far capire agli altri Paesi europei che la normativa antimafia va recepita nei loro ordinamenti per non stupirsi poi se si realizza una seconda strage di Duisburg...". Il presidente di Avviso Pubblico Roberto Montà ha sostenuto che "lo scenario è cambiato e bisogna avviare una rivisitazione sistemica della norma sugli scioglimenti dei comuni".

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