di Lorenzo Capretta*
Ieri, si è acceso in me un profondo senso di “appartenenza” a questa nazione, ascoltando uomini giusti come il dottore Nino Di Matteo, Saverio Lodato, Marco Travaglio e altri; tutto ciò ha consolidato il motivo della mia presenza a Roma, presso la libreria Ibs+Libraccio, per la prima presentazione del libro Il Patto sporco.
Un sentimento di “appartenenza” scaturito mentre guardavo gli occhi e i gesti così decisi e determinati di questi uomini, che continuano a lottare per tutti coloro che sono in cerca della verità; nonostante il peso evidente delle minacce di morte, delle forti pressioni mediatiche e delegittimazioni varie, per non parlare delle inchieste ingiuste e discriminatorie fino all’isolamento subito. Una verità che rende liberi e restituisce giustizia a chi soffre, a chi è schiacciato dalla mentalità e dal potere delle mafie; che costringe intere generazioni ad annullarsi nella sconfinata rassegnazione di vivere una vita criminale e, più comunemente, frutto del conformismo e dell’indifferenza. Una verità che oggi rende liberi da avvenimenti non più occulti, come la convivenza tra Cosa Nostra e lo Stato, ma che troppo spesso non sono raccontati per convenienza; altrimenti bisognerebbe immergersi nelle profondità di una storia le cui radici affondano in un terreno disseminato di scambi, favoreggiamenti, sviste, complotti e inganni.
Stare lì, in quella sala, a un passo di distanza da uomini giusti e coraggiosi, stringere le loro mani, ricevere le attenzioni attraverso una dedica di affetto e stima, ascoltare la danza sinuosa e diretta di parole uscite dalle bocche di “guerrieri”, non mi ha fatto sentire solo né smarrito. Da loro traggo la forza che mi permette di continuare a credere che noi giovani, io per primo, possiamo davvero cambiare le cose e pretendere da noi stessi di essere portavoce della verità che questi “guerrieri” hanno ottenuto, con tanta ostinazione e determinazione, attraverso le loro battaglie. Dobbiamo lottare per non far sentire soli questi uomini e i giovani che sono alla ricerca della verità, i quali sentono cambiare qualcosa dentro se stessi, dal profondo dello spirito.
Essere al loro fianco, mi ricorda qual è il mio obiettivo.
Tutto questo, rafforza in me la sensazione di sentirmi un po' “guerriero” e la consapevolezza di raggiungere la meta attraverso le uniche strade dell'umiltà, della passione e della coerenza. Non dobbiamo mai sentirci arrivati al traguardo, credendo di avere fatto abbastanza, ma occorre dimostrare la propria onestà morale e intellettuale quotidianamente, attraverso le piccole azioni. Il nostro obiettivo non è essere eroi, ma dei guerrieri al servizio della libertà, verità e giustizia.
Foto © ACFB
* 23 anni, gruppo Our Voice Marche (Italia)
Tratto da: ourvoice.it
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