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emanuele fulvio c feLa storia di Fulvio Emanuele e di una famiglia votata al cinema
di Luciano Armeli Iapichino
Mentre scrivo questo pezzo, è in onda un interessantissimo quanto potente documentario su Steven Spielberg a firma di Susan Lacy che scava, sino a raggiungere profondità forse mai percepite dal pianeta, l’umanità e il genio del regista americano.
Forse è un caso! Forse è di buon auspicio. Forse …
Di certo la passione, la testardaggine, la meticolosità, l’ambizione, la visione del mondo e il sogno, sì il sogno di raccontare la trincea dell’esistenza da protagonista e attraverso una macchina da presa, insite nell’anima di questo maestro della pellicola che ha “impressionato” l’umanità con le sue intuizioni (tra le tante, la bambina con il cappottino rosso in Schindler’s List), fungono da ingredienti necessari a condire questa storia che parte da un piccolo paese siciliano nel messinese distante dall’interesse e dai circuiti delle grandi major nazionali e internazionali:
Galati Mamertino, all’interno del parco dei Nebrodi.
Nondimeno, curiosando nella cineteca della storia, si scopre che questo piccolo borgo ha dato i natali a due personaggi sulla cui parabola esistenziale in passato qualcuno ha scommesso un’idea cinematografica: Salvatore Carnevale e Tony Lombardo.
Sul sindacalista ucciso dalla mafia nel 1955, è stata girata da Valentino Orsini e dai fratelli Taviani la pellicola, Un uomo da bruciare (1962), con Gian Maria Volonté nei panni di Turiddu; sulla morte, invece, del luogotenente di Al Capone, Tony, emigrato negli States nel primo Novecento e ucciso a Chicago nel 1928, Roger Corman ha girato Il massacro del giorno di San Valentino. Correva l’anno 1967.
Oggi, al tempo degli effetti speciali di Avatar, delle magie di Sorrentino, delle follie di Ozpetek e dei capolavori di Tornatore, il piccolo centro montano tira fuori dal cilindro, a colpi di sacrifici, sgomitate e, soprattutto, doti e versatilità attoriali, una giovane promessa del cinema di casa nostra: Fulvio Emanuele, classe 1992. E la sua è la storia di una passione, quella per la recitazione, per il grande e per il piccolo schermo, fatta di sogni, di paure, di speranze e di attese che volano sin oltre quell’orizzonte mozzafiato che si scorge dalle finestre di casa sua: le Eolie e in particolare la gobba della maestosa Salina.
Una passione che Fulvio respira dentro casa sin da piccolo: il fratello Antonio è scelto per la parte di Placido Rizzotto bambino, nell’omonimo film (1999) di Pasquale Scimeca con il quale collaborerà in altre tre pellicole: Gli Indesiderabili (2002), La passione di Giosuè l’ebreo (2004) e Il cavaliere sole (2008) e, tra le tante cose realizzate, sarà anche l’attore protagonista nel docu-film di Francesco Lama, I Siciliani (2016), insieme a un cast straordinario che vede tra gli interpreti Maria Grazia Cucinotta, Tony Sperandeo e Leo Gullotta.
Il papà, Salvatore - Turuzzo per gli amici - dipendente dell’assessorato siciliano ai Beni Culturali e un’innata inclinazione all’interpretazione scenica puntellata da una contagiosa simpatia, vanta una miriade di collaborazioni in produzioni cinematografiche locali e delle comparse come attore generico in capolavori del calibro di Baaria e Grasso, Grosso e Verdone. Tra l’altro la sua è una passione, un hobby, che però trasmette ai figli per credere in qualcosa di straordinario laddove a volte manca anche l’ordinario: i sogni. 
E Fulvio? Con i tratti somatici passionali creati dalla sensualità mediterranea, volato nel frattempo a Roma a perfezionare la sua tecnica, restava in attesa di fare anche lui la sua parte in un mondo in cui serve essere sì bravi ma, pari tempo, tanto fortunati: per ogni sussulto cinematografico a vario livello, i casting, di fatto, sono affollati di candidati. Tantissimi.  Temporeggiava, Fulvio …
Perché da buon siciliano sa che cu nesci arrinesci - chi si allontana dal suo ambiente viene a trovarsi in una condizione migliore - che munti cu muntu non s’incontunu mai - i monti non s’incontrano mai tra loro - ma per il resto tutto è possibile e che da cosa nasci cosa – da una circostanza fortuita possono scattare mille possibilità.
E le credenze siciliane alla fine ripagano.
Dopo una buona gavetta in teatro e in dei cortometraggi, la svolta.
Tra gli altri: nel 2015 Ricky Tognazzi gli affida una parte nella miniserie televisiva da lui diretta e trasmessa dalla Rai in Boris Giuliano. Un poliziotto a Palermo. Nel 2016 è con Beppe Fiorello nella serie, I fantasmi di Portopalo, nel ruolo di Emanuele Ferro, di Alessandro Angelini prodotta da Rai Fiction.
Quest’anno il regista Giovanni Calvaruso lo vuole sul set di Vite da sprecare, nel ruolo di Giuseppe Gulotta, per raccontare quella che è passata alla storia come la strage di Alcamo Marina, in cui furono trucidati due giovani carabinieri.
Quella di Fulvio appare già una strada segnata nel solco di una tradizione forse antimafia, già instradata dal fratello nei panni del piccolo Placido Rizzotto … Di certo la sua è la voce di quel Meridione che paga giornalmente il prezzo salato delle ingiustizie in una terra, la nostra, gravida di mattanze, di opportunità mancate, di sogni risucchiati dai buchi neri delle utopie.
Fulvio è il volto di una terra complessa, carnale, infuocata, ricca e miserabile pari grado, che vuole testimoniare le sue contraddizioni, la sua bellezza, il bene e il male, il bello e il meschino.
E la sua, e quella della sua famiglia, è una bella storia.
La storia di un esordio, in “piccolo” e senza pretese, di un giovane sognatore siciliano in quella dimensione, il cinema, che per Pier Paolo Pasolini significava amore esplosivo per la realtà.
Questa è la storia di un anonimo ragazzo siciliano, di un’anonima famiglia siciliana del ventre siculo, con la passione per il cinema.
Questa è la storia di un ragazzo che, come ha asserito Steven Spielberg per se stesso, ha creduto - e continua farlo - nella follia di guadagnarsi da vivere sognando.
E i sogni portano sempre altri sogni… Come da cosa nasce cosa …

Foto © F. E

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