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2 di AMDuemila - Foto
Giornalismo in terra di mafia, libertà d’informazione, il ruolo e l’etica del giornalista, l’informazione sui social network, le fake news, l’importanza delle intercettazioni, sono stati i nodi centrali dell’interessante dibattito organizzato dall’I.I.S. “Borghese Faranda” di Patti, voluto dalla Dirigente Scolastica, Prof.ssa Francesca Buta, nell’ambito dell’attività progettuale Borghen@uta, coordinata dalla Prof.ssa Maria Sidoti moderatrice dell’incontro.
Ospite d’eccezione il caporedattore della testata ANTIMAFIADuemila, Aaron Pettinari, che nell’aula magna dell’istituto ha tenuto una lectio magistralis sulle delicate e spinose questioni dell’informazione di ieri e di oggi, legate alle grandi trasformazioni storico-sociali nel nostro paese e nel mondo, dalle stragi del ’92, Tangentopoli, l’Europa dopo Maastricht, il conflitto nella ex-Iugoslavia, 11 settembre 2001, ai processi Borsellino quater e Capaci bis, alla Trattativa Stato-mafia.

Pettinari, siciliano d’adozione e giornalista di cronaca giudiziaria a Palermo, autore tra l’altro di Quel terribile ’92, Imprimatur Ed., ha raccontato la sua esperienza sul campo muovendo da un interrogativo netto che si pone come punto di partenza della sua riflessione: cosa abbiamo imparato dal tempo delle stragi, a cosa sono servite quelle inchieste, quei cambiamenti e quelle speranze?
Citando i giornalisti che in nome della libertà d’informazione e senza guardare in faccia nessuno hanno sacrificato la loro vita, tra gli altri Ilaria Alpi morta a Mogadiscio insieme al suo cineoperatore Miran Hrovatin nel 1994, Pettinari ha esibito esempi, dati statistici, e riflessioni di chi, con abnegazione, porta avanti questo mestiere inteso come servizio alla società e fondato su valori spesso avvelenati dagli interessi del potere.


Ricordando Giovanni Falcone e Don Pino Puglisi, il giornalista marchigiano ha tracciato, infatti, il baricentro valoriale di chi fa e vuol fare informazione onesta, svelando le potenziali trappole in cui il lettore potrebbe rischiare d’inciampare storpiando, pertanto, l’interpretazione oggettiva dei fatti e dei misfatti.     

Al tavolo dei relatori, come docente del “Borghese-Faranda” è intervenuto anche lo scrittore e collaboratore di ANTIMAFIADuemila Prof. Luciano Armeli Iapichino che, parafrasando Carlo Levi, ha posto l’accento sull’importanza della parola e quindi del ruolo degli intellettuali, giornalisti e scrittori, quali aghi di una potente bussola d’influenza per la società al pari di Zola, Camus, nelle terre d’Oltralpe, e Pasolini in Italia, per fare qualche esempio.

La lettura, ha continuato Armeli Iapichino, è da considerarsi la prima arma di difesa in una società dove spesso serpeggiano omologazione e disinformazione e, pari tempo, l’elemento fondante nella necessaria costruzione del senso critico delle nuove generazioni.

Il prof. Natoli, vice preside dell’Istituto, dal canto suo, ha invitato l’uditorio a filtrare le programmazioni televisive a vantaggio di quelle più formative, quali i format che propongono inchieste giornalistiche libere e coraggiose e a consultare, nell’ambito di una più costruttiva pluralità dell’informazione, le diverse voci del settore.

Attento e predisposto al feedback con Pettinari è stato l’uditorio di ragazzi che con i numerosi e puntuali interventi hanno manifestato interesse per il mondo dell’informazione in tempi di minacce nucleari e difficoltà socio-economiche.

Una bella giornata di scuola che, nella speranza degli organizzatori, vorrebbe anche tradursi in un piccolo mattone in più nell'edificazione della coscienza dei giovani cui forse gli adulti spesso "rubano" la speranza.

Mark Twain asseriva: l’irriverenza è la paladina della libertà se non la sua unica difesa. E forse per la tutela della dignità umana in un mondo di subdola disinformazione, bisogna proprio essere irriverenti.

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