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borrometi brogli elettoralidi Valerio Musumeci
Parla l’autore dello scoop sulla “firmopoli” netina: “Stanco di vedere cittadini con le coscienze ad intermittenza, serve maggiore impegno civico”

Noto (Siracusa). Scoppia una nuova “firmopoli” in Sicilia. A denunciarlo il giornale online “La Spia”, diretto dal giornalista Paolo Borrometi, che ha pubblicato oggi una documentata inchiesta su presunti brogli elettorali nel Comune di Noto, nel siracusano. Protagonista della vicenda il consigliere comunale Corrado Cultrera, eletto alle scorse Amministrative con la lista “Patto per Noto”. Nella stessa formazione era stata eletta la moglie Veronica Pennavaria, poi divenuta Presidente del Consiglio Comunale. Peccato che, secondo i magistrati, le firme certificate da Cultrera e necessarie alla presentazione della lista fossero irregolari.

Precisamente “frutto della stessa mano”, e disconosciute dagli stessi sottoscrittori. Da qui l’ipotesi di brogli elettorali contestata dagli inquirenti al consigliere comunale. Lo stesso reato per cui, ricorda “La Spia”, Cultrera era stato arrestato nel 2002. Condannato in primo e secondo grado, il consigliere venne prescritto in Cassazione. 

Quindici anni dopo una nuova inchiesta con le medesime accuse. “Nel caso dell’attuale indagine a carico di Corrado Cultrera – nota “La Spia” – oltre allo stesso reato per cui Cultrera venne arrestato nel 2002 (l’articolo 90 della legga 570 del 1960: “per avere alterato l’esito delle elezioni amministrative”), al Consigliere comunale viene contestato anche il falso ideologico, in quanto – appunto – da pubblico ufficiale avrebbe certificato firme non vere (art. 479 c.p.)”. La stessa lista sarebbe stata poi sostenuta da ambienti vicini alla criminalità organizzata del siracusano.

Una vicenda grave già salita agli onori delle cronache nazionali, con l’intervento del senatore Michele Giarrusso che ha chiesto le dimissioni della Pennavaria da Presidente del Consiglio Comunale. Abbiamo raggiunto telefonicamente il direttore de “La Spia” Paolo Borrometi per avere ulteriori dettagli sulla vicenda e sul ruolo del giornalismo libero in un territorio complesso come quello netino.

Non più tardi di due settimane mese fa, a Borrometi erano stati sottratti documenti e supporti informatici nella sua abitazione romana. Difficile ipotizzare collegamenti con le inchieste in lavorazione e con quella di oggi: “Quando scrivo e parlo cerco di farlo con prove alla mano, spero che alle domande sul furto risponderanno gli inquirenti – dice il giornalista – Sono convinto che quello odierno non sia uno scoop, è da tempo che scrivo su questo territorio cercando di far comprendere come ci sia una zona grigia molto più ampia della zona nera e della zona bianca. Da più di un anno abbiamo cercato di documentare le infiltrazioni ad Avola, a Pachino e a Noto. Oggi siamo stati in grado di rivelare un affare vergognoso che riguarda la seconda carica cittadina del Comune di Noto, lo scranno più alto del Consiglio Comunale”.

Che a questo punto potrebbe essere occupato dalla persona sbagliata. “Se quella lista non fosse stata ammessa ovviamente oggi il Presidente del Consiglio sarebbe diverso. Invece guarda caso c’è proprio la moglie del dottor Corrado Cultrera, che era stato già arrestato nel 2002. Penso che anche l’opinione pubblica dovrebbe prendere coscienza, non si può aspettare sempre gli inquirenti o i giornalisti. Oggi un paio di netini mi hanno scritto in privato dicendomi ‘Complimenti per quello che hai pubblicato, anche se qui a Noto lo sapevamo tutti’. Ecco, c’è sempre quel ‘sapevamo tutti’ che però non viene mai fuori. Perché non denunciare pubblicamente?”.

Parole che richiamano alla memoria un solo vocabolo, omertà. E la responsabilità di chi si muove per infrangere quel muro, dalle aule dei tribunali alle pagine dei giornali. “Un giornalista, e prima ancora un cittadino, se vede un reato e non lo denuncia non è un buon cittadino – spiega il direttore de “La Spia” – noi abbiamo l’obbligo di informare chi ci da fiducia, chi ci legge e chi ci ascolta. Non potrei fare diversamente”.

Nonostante alcuni “segnali” poco rassicuranti, come il furto subito a Roma ma anche certe attenzioni speciali sul territorio: “Qualche giorno fa la figlia di un boss al 41 bis di Avola ha scritto su Facebook un post contro di me. In un commento, rispondendo ad una signora che le dava ragione, accusava: ‘Sì, tu dici così, ma tuo fratello ha messo mi piace ad un articolo di quel giornalista’. Questa è la testimonianza di come il controllo del territorio arrivi anche sulla rete. Quelle zone meritano maggiore attenzione da parte dei media e delle Forze dell’Ordine, che nel siracusano svolgono un lavoro meritorio”.

Speranze di cambiamento? “Dipende dalle coscienze. Ecco, sono stanco di vedere cittadini con le coscienze ad intermittenza, ci dev’essere un maggiore impegno civico che aiuti la denuncia. Per combattere la fortissima omertà di questi territori – conclude Borrometi – che non fa che favorire non solo la mafia, ma gli atteggiamenti mafiosi che sono peggio della mafia stessa”.

Tratto da:
tribupress.it

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