da orablu.com
Domenica 9 luglio, 14a tappa
Potenza Bari 160 km
Partiamo dalla sede dell’Associazione Insieme con Simon e altri ciclisti che ci accompagnano per un lungo tratto verso la Puglia.
È la nona regione che toccheremo e Milano sembra così lontana. L’agenda è ricolma di firme, la strada oggi è lunga e il sole ha deciso di picchiare duro. Beviamo in continuazione alla scoperta di una Basilicata che ha nei monti Albunni qualcosa di speciale. Da queste parti transita anche la mitica Salerno-Reggio Calabria, ma oggi non abbiamo voglia di cattivi pensieri, anche se qualcuno ci dice che stanno cambiando la segnaletica per aggiornarla a livello europeo. Sembra una barzelletta, se non fosse per l’ennesimo appalto sciagurato. Oggi però si può insistere sul concetto di paesaggio. Il paesaggio, qualunque esso sia, è sempre una grande offerta: perché davanti al paesaggio puoi ascoltare il respiro della psiche.
È un’emozione che si può anche condividere, basta che al tuo fianco ci siano ciclisti ben allenati proprio su queste lunghezze d’onda. Ed ecco la grande offerta. Tutto si apre. Lo sguardo corre lontano fino ai campi di grano appena falciati e abbrustoliti dal sole. Siamo in Puglia. L’Alta Murgia è una landa desolata, un luogo di confine. Di confine con la vita. Non c’è bisogno di documenti per transitare. Basta attraversare questi confini con la propria identità. Inutile barare, o nascondersi dietro ego ipertrofici: qui la natura legge dentro le persone, più severa dei metal detector, senza trucchi e senza inganni.
Si è nudi di fronte a questa antica disposizione di materia e gas, di luci e colori, di vuoti e pieni disarmanti. Qui è bello pedalare. È bello sostare e percepire le oscillazioni del tempo che passa. La luce crea dissonanze visive inaspettate, basta che una nuvola accarezzi il sole. Le parole riecheggiano dentro di noi e diventano immagini simultanee e ci si può sentire bambini e vecchi nello stesso tempo, come se l’età salisse sull’altalena della vita e creasse scenari folgoranti. Questi sono luoghi di transito. Una volta qui c’era la foresta.
Poi l’uomo ha deforestato tutto per piantare il grano. Qui non c’è nessuno, o quasi. Da tempo immemore. Perciò sono belli questi luoghi. Ed è bello pedalare in questi luoghi. Finché in lontananza riappare quella che noi chiamiamo civiltà. Ci fermiamo a Cassano, dove ci aspetta un rinfresco e un nutrito gruppo di ciclisti.
Di nuovo in sella, guidati da Savino, uno dei responsabili delle Agende Rosse di Bari che ci fa da guida. Savino è magro, ha una voce sottile, sembra che possa spezzarsi da un secondo all’altro è invece è sostenuto da un’energia pazzesca. Ci fa attraversare paesi, alcuni dei quali con chiese e piazze che ricordano i tempi in cui le cattedrali erano bianche e non annerite dallo smog. La luce è violenta, bellissima. Ulivi ovunque. Bari: Savino ci fa girare intorno anche allo stadio di Renzo Piano, un’astronave fatiscente che non sfigurerebbe in uno dei livelli di Blade Runner.
Finalmente il lungomare e la città che ha il respiro della domenica. In una specie di stabilimento improvvisiamo un incontro e di nuovo parole, strette di mano, saluti, momenti di condivisone e le urla di Savino a scuotere il torpore della città. Siamo sfiniti, la giornata sembra non terminare mai. Finalmente a casa di Annamaria. Con la Puglia intera in tavola.
Agenda Rossa, anche questa è fatta!
Sabato 8 luglio, 13a tappa
Eboli Potenza 93 km
Le belle strade riconciliano.
Le gambe sono contente di girare, gli occhi di guardare, i polmoni di respirare, il cuore di battere. È sempre così: come ci si allontana dai centri abitati per immergersi nelle colline, nelle montagne, nel paesaggio che si fa largo, lungo, vasto e solitario quel minimo di senso che può avere l’andare in bici, o il camminare, riprende vigore.
Chi pensa che le immagini siano fatte di sostanza, una sostanza che può tracciare confini, definire temi e oggetti, disegnare cartografie, stabilire limiti, condensare spiccioli di realtà si sbaglia di grosso. La fotografia è fatta d’intensità che animano di colpo qualsiasi ambito: arte, religione, poesia, desiderio, amore. Sono intensità che assomigliano alle nuvole, al vento, alla tempesta e che distruggono in un istante il luogo in cui l’immagine si è prodotta per proiettarla dove non esistono più i luoghi propri. Per questo la fotografia finché appare è immortale.
Così scivoliamo nel paesaggio, fotografi istantanei di un’Italia profonda, densa, dilatata nei secoli dei secoli. Per un attimo possiamo dimenticare l’idiozia umana che ci appartiene. E voliamo alto, osservando quelle cime che dall’altra parte guardano il mare. Sì, dall’altra parte di questi monti bassi e ondosi c’è il mare. C’è il sole che frigge. C’è la vita che si sfuoca. C’è la risacca delle onde di questo Appennino dimenticato che si può sentire, se solo ti fai piccolo, se ridimensioni l’ego, se alzi gli occhi al cielo per dimenticare lo squallore che ci circonda.
Cara Agenda Rossa, ci fermiamo a Picerno, in una casa che un’associazione del luogo ha chiamato ‘Casa dei diritti’. L’accoglienza è calorosa e la salita per arrivarci superiore al 15%. Qui ci attendono anche Simon e gli amici di Ciclostile e con loro pedaliamo fino a Potenza. Il senso di ospitalità da queste parti è proverbiale.
Mamma Enza ci prepara piatti che sanno di sud, quando il pomodoro è pomodoro e la melanzana è melanzana. I ragazzi di ciclostile ci puliscono le bici, noi troviamo un po’ di riposo prima delle parole, degli incontri, della convivialità diffusa.
Agenda Rossa, anche oggi le persone sono belle, come è bella questa Italia sommersa e dimenticata.
E piena di vita.
Venerdì 7 luglio, 12a tappa
Napoli Eboli 103 km
In gruppo con noi Angelo Damiano, campione olimpico Tokyo ’64 in tandem con Bianchetto.
Uscire da Napoli è un incubo. È come entrare in una centrifuga ed essere risucchiati in un vortice di rumore assordante. Oltre ai tratti in pavé, è la sequenza di luoghi che si sussegue senza soluzione di continuità per chilometri a essere mostruosa.
Angelo ha ottant’anni e ne dimostra venti di meno. Si vede che è stato un pistard. Ed è chiaro come il sole che andare in bici fa bene. Si destreggia nel caos delirante del traffico con una leggerezza spaventosa. Ogni metro è un’insidia: auto a destra, a sinistra, contro mano, motorini che sfrecciano ovunque, chi svolta a u senza nessun preavviso, chi sale sui marciapiedi quando ci sono, chi sosta in tripla fila, chi scende all’improvviso dai marciapiedi quando ci sono. L’antibici, noto anticristo malefico, è qui tra Portici, Torre del Greco, Torre Annunziata: la cosa incredibile è che non ci sono nemmeno i cartelli stradali ad annunciare i paesi, o città, o suburra.
La tensione è tale e la fatica è doppia, anche se la strada è praticamente piatta. Raffaele La Capria scrisse tempo fa che l’Italia è un paese mascalzone: non c’è sintesi migliore per definire la nostra genia fatta di sprechi, violenza, sporcizia, abusi, melma, guano, fango, merda. E noi a sguazzarci dentro. Cerchiamo una via d’uscita a tanta bruttezza ed eccoci a Salerno. Il Campione torna indietro.
Lo salutiamo con una vena di tristezza. Ci piace questo nonno così in gamba e tosto. La pelle ruvida del viso è solcata da pieghe che sembrano squame di serpente. Gli occhi vispi e luminosi sanno di avere visto molto. Lo salutiamo senza voltarci nella speranza che adesso la strada si plachi un momento. Finalmente Eboli, con una periferia orrenda e un centro interessante. La Piana del Sele ribolle dal caldo. I ragazzi delle Agende Rosse ci accolgono con il consueto calore.
Alla sera spettacolo e parole in libertà. Tante persone e tanta umanità.
A volte ci chiediamo: ‘Cara agenda rossa, dove ci stai portando’?
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Tratto da: orablu.com