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borrometi e codi Paolo Borrometi
Federico Orlando, Roberto Morrione, Santo Della Volpe e Franco Giustolisi. Onorato dell’importante delega che gli amici di Articolo21 mi hanno voluto proporre, in quel momento ho pensato a loro: colleghi straordinari che, da dentro o dal di fuori, della nostra importante Associazione, si sono distinti per la professionalità ma, soprattutto, per il rigore e l’etica morale. Ed ancora: Giovanni Spampinato, mio “faro” in una terra “babba”, la nostra amata ma disgraziata Sicilia.

Sin da subito, ascoltata la proposta, l’onore ha lasciato il posto al senso di responsabilità ed alla voglia di voler mettere in pratica il concetto di squadra. Sì, fare squadra, una straordinaria opportunità che, grazie alla famiglia di Articolo21, ho avuto modo di comprendere. Ho partecipato ad incontri, sit-in, riunioni, tutte, con un unico obiettivo: conoscersi, confrontarsi, condividere ideali e lottare per il rispetto dei diritti. Propri o altrui, poco cambia. Così come pochi momenti dopo aver appreso l’onore dell’onorificenza conferitami dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, anche oggi ho una forte convinzione: non è un riconoscimento a Paolo Borrometi (in capo a me ci sarà solo la responsabilità del lavoro!), ma una testimonianza di quanto importante sia fare “squadra”, tutti insieme. Nessun giornalista sotto tiro, che rischia la vita, in periferie non “illuminate”, va isolato o emarginato. Nessun collega dovrà vedersi brutalmente calpestati i propri diritti. E noi abbiamo l’obbligo morale di raccontarle queste storie, affinché nessuno possa – un giorno – accampare la scusante del “io non sapevo”.

E’ per tale ragione che penso alle associazioni con cui fare “rete”: da Libera (con Libera Informazione, in primis) all’indispensabile “Ossigeno per l’informazione”, fino alle istituzioni “Fnsi” ed Usigrai, non tralasciando il mondo dei movimenti “No bavaglio”, “Emergency”, Reporter sans frontières.
In questo momento di grande complessità dello scacchiere internazionale, non posso che allargare l’orizzonte (solo uno stolto può pensare che, per risolvere i problemi della stampa italiana, ci si debba rintanare nel nostro piccolo “orticello italiano”), guardando alla situazione della Turchia; ai colleghi che sono stati arrestati, a quelli (sempre più) che sono stati imbavagliati. Fino a che non riusciremo a farci sentire fuori dalle nostre “quattro mura”, non saremo efficaci e non li aiuteremo realmente.

Poi penso ad un altro collega: Giulio Regeni, un collega – al di là dell’appartenenza ad un mero ordine professionale – sia d’età che di “volontà”, nel raccontare un Paese particolarmente importante nel risiko mondiale. Giulio non c’è più, purtroppo, e noi abbiamo il dovere di ricordarlo e di chiedere verità e giustizia, per lui e – come spesso ci ricorda il nostro Presidente Giulietti – per tutti i “Giulio Regeni del mondo”.

Penso, infine, al percorso – fatto da articolo su articoli – che mi ha permesso di raccontare, grazie al sito di Articolo21 (al direttore Stefano ed ai portavoce, Barbara, Elisa e Marina), la lotta alle mafie nel nostro Paese. Ed è qui che, con orgoglio, dobbiamo rivendicare la voglia di fare la differenza: le mafie ed i mafiosi non vogliono esser raccontati, odiano che i loro biechi affari siano messi denunciati all’opinione pubblica. Noi dobbiamo illuminare, sempre più, queste periferie d’Italia e del mondo. Scrivere, facendo solo ed unicamente il nostro lavoro di giornalisti, senza etichette di sorta, ma avendo ben chiaro che dall’attacco concentrico all’antimafia (quella marcia, di mestiere e parolaia va colpita senza indugi), rischiamo di far vincere la/le mafie. Questa è un risultato che non ci possiamo permettere!
Per queste ragioni sono orgoglioso dell’incarico che mi è stato proposto. Per queste ragioni sono orgoglioso di far parte della Famiglia di Articolo21 e ne sono al servizio!

Tratto da: articolo21.org

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