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di
messinaora.it
È morto Bernardo Provenzano, e con lui, verosimilmente, anche una delle possibilità di avere contezza su una trattativa che qualcuno vuole negare.
Una trattativa che si tradurrebbe in diversi eventi legati tra loro tra cui la presunta “consegna” del capo dei capi (Totò Riina) e la “protezione” del nuovo boss da parte dei cosiddetti servizi deviati e una parte dello Stato, grazie ai quali Zu Binnu sarebbe riuscito a vivere indisturbato fino alla sua cattura. E durante una latitanza di ben 43 anni gli è capitato di tutto, compreso di doversi sottoporre ad un intervento chirurgico in Costa Azzurra. Il medico che, stando a certe ricostruzioni, se ne sarebbe occupato era un giovane urologo di nome Attilio. Diciamo “era” perché nel 2004 quel brillante specialista è stato ritrovato morto nel suo appartamento di Viterbo. Subito si parlò di suicidio, ma la sua famiglia, che non ha mai creduto alla versione fornita, si è sempre battuta per una verità che, al di là dei responsi del tribunale, si è diffusa con forza in questi anni in Italia e nel mondo.

All’indomani della morte di Provenzano, vi proponiamo l’intervista rilasciata qualche giorno fa ai nostri microfoni da Gianluca Manca e Angela Gentile, il fratello e la madre del giovane medico morto, probabilmente, per aver riconosciuto in quel paziente il capo di Cosa Nostra. Li abbiamo incontrati alla presentazione del libro di Lorenzo Baldo, “Suicidate Attilio Manca”.
Una storia, una vita spezzata, legata a quella di Binnu u tratturi. Una vicenda, quella di Manca, legata a tripla mandata a quella trattativa su cui, forse, non si saprà mai la verità, in questo strano e difficile Paese fondato sulle bugie… di Stato.

Tratto da: messinaora.it

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