di Luigi Lombardo*
È morto, in realtà era in stato quasi vegetativo già da molto tempo, Binnu, U Tratturi... al secolo Bernardo Provenzano.
Si porta dietro probabilmente dei segreti "inconfessabili" che meritavano la luce del sole ed è questa quella che considero una sconfitta dello Stato. Ma il 41bis non va toccato. Non va minimamente toccato o rivoluzionato. Il cosiddetto "carcere duro" è uno strumento efficace e doveroso di contrasto alla malapianta che ormai da troppo ci opprime.
A Provenzano saranno vietati funerali in forma pubblica e già qualche benpensante dell'ultima ora comincia a fare discorsi un po'... diciamo idioti! E provo a spiegare, qualora ve ne fosse bisogno, perché si negano funerali in forma pubblica a un capo sanguinario e spietato.
Lo Stato, vorrei ricordare, non si vendica, ma ha l'obbligo costante di guardare al futuro senza mai dimenticare il passato. In un momento in cui figli di boss scorazzano per l'Italia, vanno in TV, pretendendo quasi di riabilitare feroci belve sanguinarie, in cui ostentano forza e ricominciano inchini e riverenza pubblica, bisogna assolutamente vietare che la mafia rinsaldi il consenso popolare, che per anni è stato solido sostegno e copertura, con la creazione di miti e leggende.
È morto un delinquente, un uomo che ha vissuto in antitesi allo Stato (S maiuscola) vero e magari accordandosi con lo stato (s minuscola) malato e deviato, bisogna solo impedire che faccia danni da morto ad anni di piccole ma significative conquiste sociali, come da vivo.
* Siap Palermo
Foto © Emanuele Di Stefano
Vendetta o giustizia: riflessioni in morte di un boss
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