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mietitrebbia liberadi Nicola Pollina
Nonostante il caldo sahariano e i canadair che tentavano rumorosamente di domare le fiamme che hanno divorato diverse parti della Sicilia, la manifestazione organizzata nel pomeriggio di giovedì 16 giugno dai volontari del Coordinamento provinciale trapanese dell’Associazione “Libera – Associazioni, nomi contro le mafie”  in Contrada Sarbucia-Formosa nel territorio del comune di Paceco è stata partecipata. Libera, assieme alle Cooperative Pio La Torre e Placido Rizzotto, al Consorzio Libera Terra Mediterraneo Cooperativa Sociale Onlus, alla Calcestruzzi Ericina e alla presenza del Presidente della Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Trapani, Piero Grillo, e del Prefetto Leopoldo Falco hanno partecipato alla mietitura del grano rimasto indenne dopo i ripetuti incendi dolosi dei giorni scorsi che hanno distrutto le colture su trenta ettari di terreni confiscati. I terreni fanno parte del patrimonio sequestrato nel 2015 all’imprenditore Vito Marino. I danni causati dal fuoco sono ingenti anche perché l’amministrazione giudiziaria aveva già programmato la raccolta del grano.

Tra i presenti, numerose Istituzioni con i propri rappresentanti: Polizia, la Squadra Mobile; Carabinieri; Guardia di Finanza; Guardia Forestale e i sindaci di Paceco, Biagio Martorana, di Erice, Giacomo Tranchida.

Il numeroso gruppo di volontari si è schierato fisicamente al fianco degli operai prestatori d’opera dell’amministrazione giudiziaria, ed ha presidiato alla mietitura del grano rimasto illeso dagli incendi dolosi appiccati da ignoti subito dopo la sentenza di condanna dei proprietari di quei trenta ettari andati a fuoco: il figlio del boss di Paceco, Girolamo Marino chiamato “mommo u nano”, Vito Marino, che assieme al cugino Salvatore Marino, è stato condannato dalla Corte d’Assise d’Appello di Milano per la strage della famiglia Cottarelli, commessa a Brescia nel 2006.

Il coordinatore provinciale di Libera a Trapani, Salvatore Inguì, nell’aprire la breve cerimonia sobria, ma molto significativa, ha affermato: “Siamo qui perché vogliamo mostrare la nostra vicinanza agli amministratori giudiziari, a tutta le persone che compongono la  filiera produttiva, ed a quella rete di persone che ha fatto sì che questi campi non venissero abbandonati. Ribadiamo la nostra fiducia al Tribunale di Trapani e al Presidente della Sezione Misure e Prevenzione, Piero Grillo. Vogliamo sottolineare quanto sia importante lo stare insieme, e che prima o poi porta i suoi buoni frutti”.

Il giudice Piero Grillo ha ringraziato i presenti per la calorosa partecipazione ed ha esclamato: “Dalla cenere nascerà una rinnovata Libertà!”. Poi ha spiegato che il ruolo di giudice del processo a carico dei proprietari dei terreni incendiati lo induce inevitabilmente alla prudenza e alla cautela e a non esporsi in valutazioni. Ha sottolineato, però, quanto il suo ruolo di Giudice responsabile dell’amministrazione di questi beni lo porti ad essere presente e a mostrare la presenza dello Stato a copertura del lavoro di chi, in prima linea, come gli amministratori giudiziari e dei loro collaboratori hanno creduto nell’idea che il “bello può nascere da questi beni”.  Il Giudice ha commentato poi l’evoluzione dell’applicazione della legge sul sequestro e la confisca dei beni: ha evidenziato l’evoluzione fatta negli anni e la differenza rispetto agli anni 80 in cui gli Amministratori Giudiziari non avevano una formazione professionale tale da far fruttare i beni e agli anni ’90 periodo in cui si assiste, invece, ad una serie di sperimentazioni che portano i loro frutti, come la prima cooperativa di Corleone, sorta dalle terre confiscate a Riina, intitolata alla memoria di un sindacalista terriero corleonese ucciso da Cosa nostra, Placido Rizzotto. “A poco a poco – ha detto Grillo  – siamo riusciti a sviluppare un sistema che funziona. In alcune realtà come Castelvetrano, Campobello e Trapani, degli imprenditori agricoli hanno prestato la loro professionalità al servizio delle amministrazioni”.

L’amministratore giudiziario Piero Trapani (agronomo) ha spiegato come l’ordinamento giuridico preveda che i beni sequestrati in attesa di provvedimento definitivo dell’Autorità Giudiziaria possano essere gestiti per conto dello Stato. Ha aggiunto inoltre che l’amministratore non si limita soltanto alla conservazione di un bene, ma lo mette a frutto. E questo lavoro è una smentita alla vulgata secondo cui i beni sottratti ai mafiosi, o qualsivoglia bene sottoposto a sequestro, abbia come unico destino quello di rovinarsi, senza rendere all’economia un ritorno positivo.

Il Prefetto di Trapani, Leopoldo Falco, ha affermato “oggi sono con Libera”. Il Prefetto ha ribadito il concetto secondo cui quando le finalità delle associazioni coincidono con quelle dello Stato esse stesse possono essere considerate Istituzioni. Il prefetto esprime rammarico per chi nel territorio, invece, cerca di spaccare la “squadra Stato” che a Trapani sta dimostrando di essere forte e coesa, sindaci inclusi. “C’è ancora molto da fare, ma, seppur con grandi sforzi e difficoltà, stiamo facendo dei grandi passi avanti. Noi vinciamo se stiamo insieme. Talvolta si perde, ma spesso vinciamo. Non facciamoci prendere dal pessimismo. Il Tribunale di Trapani ha raggiunto importanti risultati nel contrasto patrimoniale ai mafiosi” ha concluso Falco.

Tratto da: narcomafie.it

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