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sola con te in un futuro aprile“Sola con te in un futuro aprile” presentato a Belpasso
di Paola Prezzavento
E' l'unica sopravvissuta di una famiglia fatta a pezzi dalla mafia. Aveva dieci anni Margherita Asta quel terribile 2 aprile 1985, quando Cosa nostra infranse i suoi sogni, i sogni di sua madre Barbara Rizzo di 31 anni e dei suoi fratellini, Giuseppe e Salvatore, gemelli di 6. Vite ridotte in mille brandelli da un'autobomba destinata a Carlo Palermo, un magistrato integerrimo che aveva avuto il "torto" di indagare su un ingente traffico di droga e armi, i cui proventi - secondo l'inchiesta - avevano come terminale il partito socialista italiano capeggiato dall'allora presidente del Consiglio Bettino Craxi. In realtà quella Golf imbottita di tritolo - per una strana combinazione del destino - esplose nel momento in cui le due macchine si trovarono appaiate sul lungomare di Pizzolungo, la litoranea di Trapani, da cui ogni mattina transitano decine di mezzi per recarsi in città. Quel giorno Margherita (anche in questo caso il destino ha giocato un ruolo incredibile) chiese un passaggio ad una vicina di casa e si salvò la vita.  
Oggi, a distanza di trentun anni, Margherita rievoca quel viaggio all'inferno, ma anche il ritorno alla vita (adesso, che di anni ne ha 41, e da sei vive a Parma dove si è sposata), con un impegno quotidiano con Libera "per cercare di cambiare questo Paese devastato dalle mafie e dalla corruzione".
Racconta tutto attraverso un libro scritto a quattro mani con la giornalista Michela Gargiulo, "Sola con te in un futuro aprile" (Fandango editore), presentato al Club Progressista di Belpasso, nell'ambito della rassegna letteraria organizzata dallo stesso Club e dalla Fidapa, e curato dal giornalista Luciano Mirone.
Margherita ricostruisce il suo percorso di sopravvivenza, dalle ultime parole dette alla madre, ai momenti appena dopo la strage.
“Nessun figlio – dice – dovrebbe vedere la disperazione del proprio padre, è una cosa ingiusta”.

Margherita parla del giudice Carlo Palermo. Lei, da bambina, lo riteneva responsabile della vicenda. Col tempo domanderà perché nella sua terra esplodono autobombe contro i giudici e cercherà invano di incontrare il magistrato per molti anni. Lui non riesce ad affrontarla, perché inesorabilmente eredita, dalla tragedia, un indicibile senso di colpa.
Carlo Palermo lascerà la carriera dopo aver lavorato per poco tempo al Ministero della Giustizia, anni che definirà “i più brutti della mia vita”.
L’epilogo processuale “si risolve nel nulla”, anche se Totò Riina e Vincenzo Virga sono stati accusati di essere stati i mandanti della strage: “Nella sentenza della corte d’Assise di Caltanissetta sono illustrate le innumerevoli anomalie di questo procedimento giudiziario, un procedimento assolutamente non corretto”, che non viene rilevato né dal Csm, né dalla Corte di Cassazione allora presieduta da Corrado Carnevale.
Il libro è un susseguirsi  di vittime di mafia  eccellenti: Giangiacomo Ciaccio Montalto, Rocco Chinnici, Mauro Rostagno, Alberto Giacomelli, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino... Nonché inchieste, processi ed il maxiprocesso del 1986 che disegnano, come una mappa, la storia giudiziaria siciliana degli anni ’80 e ’90.
Poi un giorno, Margherita torna sul luogo della strage. “Quando arriva il momento del silenzio, sento una mano che prende la mia, la mano di Carlo Palermo”.
Oggi – racconta Margherita – a Pizzolungo c’è  un luogo della Memoria e della Coscienza civile”.
“Sola con te in un futuro Aprile”, insegna che la felicità spesso non è una benedizione ma una conquista, lungo un cammino dove la verità e la giustizia avrebbero dovuto fondersi l'una nell'altra e invece rimangono ferme, muro contro muro, ciascuna impegnata a raccontare la propria realtà. Come se di verità davanti alla morte potessero essercene diverse.
"Come ricordi tua madre?". Margherita non trova le parole ed ecco che d’improvviso i suoi occhi diventano rossi.

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