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cavallo rai effSe lo chiedono i parenti delle vittime di mafia
di Gilda Sciortino
Si sa, la rete amplifica con una velocità, che pochi anni fa non potevano neanche immaginare, qualunque notizia, opinione, commento. Era, dunque, inevitabile che anche all’annunciata presenza di Salvo Riina a “Porta a Porta toccasse la stessa sorte. Specialmente, poi, dopo il rifiuto di Bruno Vespa a sospendere tutto. Come detto poche ore fa, a scendere sul piede di guerra e levare alta la loro voce sono soprattutto i familiari delle vittime di mafia, i parenti di quelle stesse persone che il boss dei boss  non ha avuto alcuna riserva a “fare fuori”.

«Si, siamo fortemente indignati - grida forte Flora Agostino, sorella di Nino, ucciso insieme alla moglie Ida Castelluccio il 5 agosto del 1989 -. Siamo offesi e amareggiati perché una TV pubblica si permette di invitare certi individui. Ma poi, per dire cosa? Che gli manca la vicinanza di suo padre? Ma di che stiamo parlando? Ora la vittima è lui? E tutti quei figli, genitori, fratelli sorelle e mogli che si sono visti strappare i propri cari per mano dei mafiosi, per mano di suo padre… Allora cosa dobbiamo dire, noi familiari delle vittime innocenti delle mafie? Mio fratello mi è morto tra le braccia… Mia madre ha portato mia cognata in ospedale con la speranza che si potesse salvare. Aspettava mio padre che ci andasse con Nino, ma sapete tutti com’è andata a finire…E noi, che da 27 anni aspettiamo di avere giustizia e verità da uno Stato poco presente e che permette certe cose…Ma che esempio diamo ai nostri figli? Si, noi familiari delle vittime innocenti delle mafie siamo INCAZZATI".

Indignati, incazzati, furiosi. Lo sono tutti quelli che, come un fiume in piena, stanno affollando le bacheche di Facebook per fermare un’operazione mediatica che, al pari delle tante fiction che in questi anni parlano di cosa nostra, trasformano personaggi come Bernardo Provenzano e Totò Riina in una sorta di eroi per certa parte di popolazione: eroi del male, c’è proprio da dire, per coloro che, a causa della loro ferocia, hanno avuto distrutta la vita.

C’è, poi, chi ha decido di scrivere direttamente al direttore della Rai, come Fabrizio Famà, il figio dell’avvocato Serafino Famà, assassinato dalla mafia il 9 Novembre del 1995.

«Avevo solo vent’anni quando ho perso mio padre – scrive il giovane – e  da quel giorno non ho più potuto abbracciarlo, né guardarlo negli occhi, né sentire il suono della sua voce, che mi incoraggiava a non abbattermi davanti alle difficoltà che la vita mi poneva davanti. So con certezza, essendomi confrontato telefonicamente e per via telematica, di esprimere il pensiero di diversi altri familiari di Vittime Innocenti della mafia, e della criminalità organizzata in generale, nel chiedere la sospensione della trasmissione “Porta A Porta”.

Io trovo semplicemente scandaloso che la TV nazionale, che costituisce un pubblico servizio, dia voce con effetti propagandistici al figlio di uno dei più feroci e spietati boss della malavita che il nostro paese abbia mai conosciuto. Trovo che sia vergognoso dare voce a questa gentaglia, soprattutto in prossimità dell’uscita di un libro, che descrive un boss del calibro di Riina come un padre affettuoso e un eroe. Credo nella libertà di parola e di stampa per cui, per quanto moralmente deprecabile e riprovevole sia l’atteggiamento di un editore che pubblica un simile “manoscritto”, non mi sento minimamente di attaccarlo e criticarlo perché viviamo in un paese libero. Ognuno di noi è libero di scrivere e/o pubblicare ciò che meglio crede, così come io sono libero di non acquistare un simile compendio di scelleratezze e nefandezze. Trovo, però, INACCETTABILE che la TV di STATO dia VOCE ed ECO a tale “autore”, a ridosso dell’imminente pubblicazione del suo libro, con gli inevitabili effetti mediatici e propagandistici che tale trasmissione avrà. Se esiste ancora un briciolo di buonsenso in questo paese, occorre discernere con cautela cosa vada posto sotto i riflettori e cosa no, e questo non mi pare assolutamente il caso, perché di falsi miti e eroi negativi il mondo ne è talmente pieno, che può fare volentieri a meno di averne degli altri. Vogliamo un paese che creda ancora nei valori della vita e del pubblico servizio, non nella speculazione e nella mitizzazione di spietati assassini e feroci carnefici, che non esitano nemmeno a sciogliere un bambino nell’acido, solo perché poteva essere “scomodo”. Sono profondamente disgustato e offeso nella mia dignità di cittadino italiano. E dovrebbero esserlo tutti».

Fortemente indignato anche colui che il 21 marzo di ogni anno organizza la “Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie”.

«Di tutte queste famiglie – scrive don Luigi Ciotti, storico presidente di "Libera" abbiamo  conosciuto il dolore, la forza, la dignità, la tenacia nel richiedere verità e giustizia, assenti nel 70% dei casi, così come l’impegno nelle associazioni, nelle carceri minorili, nelle scuole per contrastare le radici della mentalità mafiosa. Meglio di altri, quindi, Libera comprende il loro sdegno e la loro incredulità di fronte alla scelta di dare spazio questa sera al figlio di Totò Riina. C’è chi parla di diritto di cronaca, ma il libro scritto da Giuseppe Salvatore Riina non sembra volere aiutare a dissipare le ombre che ancora avvolgono le stragi di mafia e la rete di complicità, omissioni e silenzi che le ha favorite».

Si tratta, infatti, più che altro di  un racconto di vita familiare, a tratti idilliaca, dove la figura del padre, descritta in termini affettuosi quali Giuseppe Salvatore Riina ha tutto il diritto di usare, oscura quella del boss che ha mandato a morte tante persone e distrutto altrettante famiglie.

«Cosa c’entri questo col diritto d’informazione – si chiede don Ciotti – non è dato di capire. E, se si può comprendere che un editore, allo scopo di profitto, non si faccia scrupoli a pubblicare testi di questo genere, altro conto è quello di uno spazio come quello televisivo – a maggior ragione se alimentato in quanto pubblico da un canone – che dovrebbe fornire un’informazione che aiuti la crescita culturale del paese, che non offenda la sensibilità degli italiani onesti e soprattutto la dignità e il dolore delle famiglie di persone che per il bene comune hanno sacrificato la vita».

A meno di una svolta dell’ultimo minuto, a “Porta a Porta” questa sera ci sarà il figlio di Riina e a lui Vespa rivolgerà sicuramente tutte quelle domande edulcorate, quasi paternalistiche, che solitamente riserva anche ai criminali più efferati, anche a coloro che gli confessano in diretta di avere sterminato nonna, nonno, mamma, papà, gatto e canarino, e di esserseli cucinati come farebbe Hannibal Lecter.

«Ma in tutto questo – si inseriscono Barbara De Luca e Liborio Martorana, dell’associazione “Cittadinanza per la Magistratura” – dove sta la Commissione di Vigilanza della Rai? Non sarebbe più logico controllare seriamente prima, in modo tale da non dovere cercare di fermare tutto quando ormai è tutto deciso? Forse dovremmo veramente dimetterci da cittadini italiani».

Dimettersi da cittadini italiani, paradossalmente per dimostrare di amare questo Paese e volere farne parte con tutti i diritti e doveri che ciò comporta. .

«C’è un aspetto che mi inquieta particolarmente – afferma Davide Mattiello, deputato del Pd -. perchè mi pare proprio un grave errore culturale e politico: la normalizzazione delle mafie, attraverso la loro “folklorizzazione”, come era già accaduto con i Casamonica. Le mafie cercano proprio questo per sparire dai radar. Noi abbiamo il dovere morale di ricordarci e ricordare che hanno attualmente una ferocia e una capacità eversiva in nulla inferiore a quelle delle organizzazioni terroristiche». 

Ora, non sarebbe più corretto, visto che oramai se decidi di non pagare il canone della Tv possono anche tagliargli la luce, che al cittadino venisse concesso di decidere chi essere costretto a sorbirsi non appena accende il suo amato elettrodomestico? Si eviterebbe di giungere a tali livelli, dimostrando o almeno facendo pensare di vivere in un paese democratico dove, ad assurgere agli onori della cronaca, siano le persone perbene e non personaggi capaci di fare audience e di ingrossare le casse di questo o quell’altro editore solo grazie alla loro dubbia moralità.

Tratto da: ilquotidianodipalermo.wordpress.com

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