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Aveva il profumo di una sera triste e piovosa. Tra i vicoli antichi del centro di Palermo, entriamo per la prima volta nel Teatro più antico della Città costruito nel XVII secolo e riconsegnato recentemente ai cittadini. Il Teatro Santa Cecilia è l’unico Teatro d’Europa dedicato al Jazz. È qui, che si è scelto di festeggiare il compleanno di Paolo Borsellino.

Seduto di fronte, gli occhi blu come l’oceano, le spalle curvate come se portassero il peso di una vita, stanchi di cercare le forze per remare, nuotare e correre verso un obiettivo lontano e che sembra allontanarsi sempre di più ogni qualvolta che si pensi di averlo toccato quasi per mano. Purtroppo, eccolo che scivola via rincorrendo il vento, la pioggia e il sole. Vola via per mano di tanti che hanno paura o forse non hanno il coraggio di guardare la propria coscienza, affrontarla e dirle: “ e’ ora che esca fuori la vera VERITA’”. La verità non muore mai. Passano anni e secoli e prima o poi, uscirà fuori.

Nella chiacchierata con Salvatore Borsellino, riaffiorano i ricordi di quella strage. Gli artisti sul palco che fanno le prove dell’ultimo minuto. Salvatore, con tanta semplicità, alla domanda sul senso di questa serata nel giorno del compleanno di Paolo, cambia il tono. Un fiume di parole dette con una voce quasi stanca, ma decisa:

“Si combatte per la memoria per trovare verità e giustizia che si allontanino sempre di più. Una verità che si tenta di nascondere. Paolo, non ha avuto la fortuna di vedere nascere i suoi nipoti, è stato privato dall’affetto, dalla vicinanza, dalla famiglia. Questa sera lo vogliamo ricordare in un altro modo. Non come il 19 luglio quando alziamo l’agenda rossa. Mio fratello, il suo destino purtroppo è legato al numero 19. E’ nato il 19 gennaio, è morto il 19 luglio davanti al n.19. Oggi, vogliamo che sia soltanto un giorno di festa come se Paolo fosse in vita con noi. La scelta di questo Teatro ha un significato importante. Quando ci siamo trasferiti, siamo venuti ad abitare qui di fronte. Quante serate passate nei vicoli qua vicino fino al mattino a parlare e a sognare. Eravamo ragazzini. Eravamo giovani. Giovani nei quali Paolo ha posto tutte le sue speranze. Se oggi fosse vivo, sarebbe sicuramente felice di vedere quanti giovani si ribellano alla mafia, alla corruzione. Sarebbe felice della rivolta contro il pizzo, nata dai giovani. Però, se lo Stato continuerà a non proteggere i testimoni di giustizia, sarà difficile cambiare le cose. Oggi, Paolo sarebbe disperato, disperato per gli scambi di favore che esistono  ancora per la forte presenza della mafia. Il nostro paese, si è in qualche modo sicilianizzato. La mafia è dappertutto come le metastasi. La mafia si è globalizzata, ha raggiunto livelli alti. Questo ha impedito l’industrializzazione del Paese. Purtroppo, lo Stato ha abbandonato il controllo del territorio.”

Questa terza edizione è all’insegna del ricordo, della memoria. Per ricordare anche che vivere in uno Stato democratico, vuol dire contrastare l’illegalità, contrastare la mafia con l’impegno di tutti.

Il Presidente Guarnotta si commuove al ricordo di quegli anni, delle lotte, delle battaglie. La voce sottile e calda ricorda con tanto affetto i colleghi Falcone e Borsellino. Il PM Nino Di Matteo ha seguito attentamente tutti gli interventi. Il magistrato lasciato solo era in mezzo a tanta gente normale. Tanta gente normale che nel suo piccolo fa di tutto per colmare quel vuoto creato dalle istituzioni attorno a lui. La gente non dimentica. La gente finge di dimenticare, spesso per alleviare il dolore del ricordo e la lentezza della verità. I bambini di tante scuole augurano buon compleanno a Paolo Borsellino. La voce straordinaria di Daria Biancardi ci trasporta in un mondo surreale, in cui, sembri che Paolo e la sua scorta, fossero in mezzo a noi, a guardarci, a sorridere, ad applaudire, a commuoversi anche sulle note di “I Will Survive”.

Oggi, tra le mura di questo luogo antico, ricco di storie che ha visto passare generazioni e generazioni, guerre, terremoti, nascite, morti, canti, balli, musiche, chitarre e bassi, si alza un filo di voce che pensa che la guerra finale si vincerà a Roma, quando il potere centrale darà delle risposte a tutta quella gente che aspetta quella verità, anzi quel fresco profumo di verità, l’unico capace di fare riposare in Pace tutti i caduti della mafia.

Palermo

Ph. Salvatore Lopez

Tratto da: magazine3d.it

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