Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

galluccio-enzadi Enza Galluccio - 15 aprile 2015
Ex poliziotto e uomo dei servizi segreti, Bruno Contrada è un personaggio tristemente noto. Il suo nome è stato messo in relazione con la strage di via D’Amelio e con la morte di Paolo Borsellino e degli uomini della sua scorta.
È da sempre considerato uomo chiave nelle relazioni tra Stato e mafia.

Condannato a dieci anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa, secondo quanto previsto dall’articolo 416-bis del codice penale italiano, e accusato da collaboratori di giustizia come Gaspare Mutolo, Tommaso Buscetta, Giuseppe Marchese e Salvatore Cancemi.
Il primo processo che lo vede imputato ha come pubblico ministero Antonio Ingroia e dura ben due anni, dal 1994 al 1996. Qui avviene la prima condanna, ma nel 2001 la Corte di Appello di Palermo lo assolve perché il fatto non sussiste.
Nel 2007 la Corte di Cassazione riconferma la sentenza di condanna e Contrada viene rinchiuso in carcere.
Sempre nel 2007 Giuseppe Lipera, in qualità di avvocato difensore dell’ex poliziotto, chiede la grazia per il suo assistito all’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Sempre nello stesso anno, a sorpresa, il magistrato di sorveglianza dispone il ricovero di Contrada nel reparto dei detenuti dell’ospedale Cardarelli di Napoli.
Nel gennaio del 2008 il Tribunale di Napoli chiede gli arresti domiciliari per quell’uomo accusato di reati così gravi che, nel frattempo, implora l’eutanasia (ben sapendo che in Italia non esiste), ma tutto fa e nel calderone finisce pure questa richiesta.
A luglio, con un tempismo inconsueto, gli vengono concessi gli arresti domiciliari.
Sempre per lui, era stata chiesta anche la revisione del processo, però nel 2012 la Cassazione dichiara quella richiesta inammissibile.
Ora la Corte europea per i diritti umani ha ritenuto che egli sia stato condannato ingiustamente, perché nel momento in cui avvenivano i fatti il reato che gli era stato contestato non era ancora sufficientemente definito.
Vale a dire che, all’epoca, Contrada non poteva sapere che le relazioni intraprese con i boss del crimine organizzato costituissero un reato.
Inoltre, apprendiamo che per Bruno Contrada è stato previsto un risarcimento di diecimila euro per i danni morali subiti a causa di quella condanna.
Un uomo circondato da tanti angeli custodi pronti ad attivarsi in sua difesa.
In questa breve cronistoria mi concedo di pensare e dire che l’attuale sentenza europea lascia tutti a bocca aperta, soprattutto per le motivazioni adottate.
Nel frattempo altre sorprese non si sono fatte attendere. C’è un’ulteriore assoluzione eccellente di cui parlare. È quella di Totò Riina, unico imputato al procedimento di Firenze sull'attentato che il 23 dicembre 1984 provocò 17 vittime sul Rapido 904.
Riina non avrebbe quindi ordinato alcuna strage, e l’insufficienza di prove cade come un pesante macigno sullo stomaco dei sopravvissuti e dei famigliari delle vittime…

Ti potrebbe interessare...

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos