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galleria-progetto-battagliadi Paola Nicita - 18 marzo 2015
Un filo diretto con New York e con la Fondazione Aperture, corsi con fotografi, quattro grandi mostre l’anno, uno spazio per la biblioteca, esposizioni temporanee, una collezione di immagini su Palermo e incontri: i lavori al Centro internazionale di fotografia ai Cantieri alla Zisa sono appena iniziati, ma il progetto e le idee per recuperare uno dei capannoni industriali e trasformarlo in luogo espositivo ci sono già da tempo.
A credere fortemente in questo nuovo spazio e a promuoverne la realizzazione sono la fotografa Letizia Battaglia, che sarà l’anima di questo museo-scuola-laboratorio, e l’architetto Antonietta Iolanda Lima, autrice del progetto che ha donato all’amica e alla città in occasione degli ottanta anni della fotografa, giorno in cui sindaco e assessori hanno simbolicamente tagliato il nastro per dare inizio al conto alla rovescia che vedrà la creazione della struttura.

Nel frattempo Letizia Battaglia ha raccolto un primo nucleo di fotografie - anche queste dono dei fotografi palermitani che hanno aderito al suo invito - circa centotrenta, che costituiranno il cuore dell’archivio della città. Ma tra circa un anno - questa la previsione della durata dei lavori, una volta bonificata finalmente l’area dall’amianto - come sarà il Centro internazionale di Fotografia - oggi Padiglione 18 dei Cantieri - quali le mostre e le iniziative in programma?
«Intanto la creazione dell’archivio - dice Letizia Battaglia - è stato un gesto d’amore da parte dei fotografi. Per l’inaugurazione abbiamo in progetto una grande mostra collettiva sui fotografi italiani, che realizzerò insieme a Giovanna Calvenzi, e subito dopo una importante collettiva internazionale, che sarà curata da Melissa Harris e Meg Shore». Le due curatrici, entrambe della Fondazione Aperture di New York, punto di riferimento per la fotografia internazionale, hanno già collaborato con Letizia Battaglia, e selezioneranno i nomi più interessanti. Ci saranno anche corsi di fotografia e incontri, quattro grandi mostre l’anno e piccole mostre temporanee, declinando la fotografia in vari modi e dando spazio ad artisti che adoperano la foto come medium creativo.
Particolarità del Centro, sarà la modalità di gestione: «Sarà un collettivo - dice Letizia Battaglia - un comitato scientifico che sceglierà le esposizioni. Sulla base del valore dei fotografi e della novità del loro lavoro».
Il progetto di Antonietta Iolanda Lima è stato pensato proprio in questa direzione, articolando gli spazi in maniera da renderli fruibili con facilità e con approcci differenti.
La superficie è di circa cinquecento metri quadrati, un grande spazio rettangolare segnato da passaggi e muri che saranno ripensati. Rimarranno bene in vista le capriate di legno che caratterizzano gli spazi, come racconta Antonietta Iolanda Lima: «Appena varcato l’ingresso si apre un ampio spazio scandito da una fila la centrale di pilastri. Concluso in alto da una grande capriata lignea, lo illumina una sequenza di finestre che si aprono, congiuntamente all’ingresso, sulla strada principale. Da una serie di incontri con Letizia Battaglia sono emersi i contenuti del progetto in relazione alle esigenze funzionali ed espressive del centro di fotografa».
Così la sala più grande ben si presta ad essere suddivisa in due aree, dedicate la prima alle opere degli artisti di fama internazionale, l’altra ai fotografi emergenti. Nel leggere le potenzialità degli spazi viene fuori la vocazione intrinseca di alcuni ambienti, opportunamente rivitalizzati, dove saranno collocati la scuola e l’annessa biblioteca. Gli spazi saranno essenziali e affidati al colore, che segnerà i passaggi da uno spazio all’altro, evidenziandone alcuni percorsi, come ad esempio l’ingresso segnato dal rosso e dal volume leggermente aumentato.
Uno dei punti centrali per la progettazione del Centro - collaborano al progetto l’architetto Anna Cammarata, l’ingegnere Antonino Lodato, il geometra Felice Di Marco - è lo studio della luce: «Esponendo delle immagini - dice Iolanda Lima - ho riflettuto che il problema dell’illuminazione avrebbe dovuto dare risposte ad alcune questioni: luce alla capriata, alle strutture espositive, alle pareti, all’intero ambiente. Si pensa di risolvere la prima con profili in metacrilato e led incorporato, da posizionare sulla testa dei pilastri con il fascio di luce rivolto verso l’alto». Daranno luce ai volumi parallelepipedi tubolari led che ne percorrono l’intero telaio, mentre le singole fotografie verranno poste in risalto da faretti a luce concentrata disposti su binari collocati sotto le capriate che atdi traversano longitudinalmente le sale.
«I pilastri - prosegue l’architetto Lima - verranno percorsi per l’intera altezza da uno “strip led” che evidenzierà le sequenze spaziali del padiglione, pensando al rapporto tra fruitore, spazio e fotografia».
Lo spazio destinato alle mostre sarà scandito da grandi espositori sospesi, grandi volumi parallelepipedi scavati all’interno, da entrambi i lati, per accogliere le immagini. Anche gli arredi sono stati ideati nel segno dell’essenzialità e dell’economia - visto il problema base budget - e così tavoli, sedie, panche, sono stati ideati recuperando casseri di legno e tondini di ferro generalmente utilizzati per armare pilastri. Colori primari e vernici che mettono in risalto le venature del legno “povero”, riciclato, completano l’idea per gli arredi.
Letizia Battaglia crede fortemente nel progetto di questo Centro: «Immagino questo spazio come luogo di interesse per la città e per suoi visitatori. Un posto dove si possa trovare sempre qualcosa di nuovo, che arrivi da ogni parte del mondo».

Tratto da: La Repubblica - Palermo 18 marzo 2015

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