di Enza Galluccio - 10 marzo 2015
La frase non è mia, ma di Vittorio Arrigoni attivista per i diritti umani impegnato anche a Gaza, dove viene sequestrato e ucciso da un gruppo fondamentalista nel 2011.
A Vittorio chiedo soltanto in prestito queste sue parole che faccio mie, perché sono semplici, dirette, vere.
Con malessere quasi fisico, seguo le immagini dei recuperi in mare dei migranti libici, siriani, palestinesi, poco m’importa sapere da dove giungano quei volti, i loro corpi nudi.
Sono teste che galleggiano in acque impossibili, sono anche cadaveri gonfi e gelidi.
Ma non mi piace lavorare a picconate sui sentimenti umani. Lo trovo stucchevole e gratuito.
Piuttosto, preferisco cercare la consapevolezza e la responsabilità di ognuno. Voglio guardare bene negli occhi, coloro che predicano la liberazione dall’invasore che giunge dal mare, in nome di un territorio da difendere che dicono essere il loro.
Voglio toccare con mano quel coraggio che consente di urlare per il ritorno a casa, senza accorgersi di parlare a dei corpi morti, anche quando sono ancora vivi.
In quei barconi spesso si vedono morire i propri figli e i figli seguono con lo sguardo i loro padri, gettati in mare come fossero spazzatura di cui liberarsi.
È faticoso, ma voglio capire come sia possibile che in questo paese non si trovi di meglio che basare il consenso politico sul disprezzo della vita altrui, facendo leva sulla paura della differenza che uccide, sgozza, violenta.
Il diverso che spalanca le porte e invade quelle case calde e sicure, rivendicate come un diritto che appartiene solo ad alcuni…
Ma quale diritto può essere lecito al prezzo di così tanta indifferenza?
L’allarmismo paga, l’accoglienza no.
Con gran disinvoltura si spiega - come se avesse un senso - che le operazioni di salvataggio in mare ed il loro finanziamento rappresenterebbe un incentivo per gli scafisti, che potrebbero così far ancora più leva sulla speranza di fuga dei disperati, per i quali la vita non vale più molto, nemmeno la pena di viverla.
Addirittura qualcuno parla di spostare i centri d’accoglienza nei territori di partenza, da cui uomini, donne e bambini fuggirebbero… Come se questo fosse anche solamente concepibile.
Sì Vittorio, restiamo umani, ma per realizzare questo tuo auspicio bisognerebbe esserlo stati anche solo un giorno nella vita.