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borsellino-paolo-web9di Pippo Giordano - 15 gennaio 2015
Oggi scrivo queste righe con estrema deferenza verso un Uomo che spesso ho definito Galantuomo. Lo faccio, per ricordare il giorno del suo compleanno:compleanno che avrei voluto augurare con una stretta di mano, come l'ultima che ci sian dati quel venerdì 17 luglio 1992. Da quel venerdì, tanti anni sono trascorsi, scanditi da una certezza che lo Stato voleva e per certi versi vuole ancora, “cummugghiare” la verità su via D'Amelio. Eppure, menti bacate hanno messo in dubbio che quella stretta di mano tra noi due, sia realmente accaduta. Si, dottor Paolo Borsellino, volevano i riscontri, volevano una firma sui verbali di interrogatorio che facemmo a Gaspare Mutolo.

Oggi, la parola di un uomo dev'essere corroborata da prove, altrimenti non vale. Ma il 19 prossimo, dev'essere un giorno felice, noi tutti siamo chiamati a ricordare il giorno della sua nascita dottor Borsellino, e non vogliamo assolutamente pensare che Lei non sia con noi. Invero, Lei è presente nei cuori di milioni di italiani onesti. Nel mio c'è sin dai primi anni ottanta, allorquando condividemmo le gioie di alcuni successi, eppoi l'amara condivisione del dolore per la perdita del magistrato Giovanni Falcone. Lei dottor Borsellino, poteva rimanere nella ridente Terra marsalese per continuare ad impersonare il travet/magistrato come tanti suoi colleghi. No! Lei ha dimostrato ai tanti suoi colleghi che occupavano e occupano “cadreghe” immeritate, che il richiamo dell'onore, l'assunzione di responsabilità per la scomparsa del dotto Giovanni Falcone, insita nel suo nobile animo, è stato più forte di comode e senz'altro proficue frequentazione di potentati. Invece, no! Lei è risultato essere solo Paolo Borsellino, un magistrato sconosciuto addirittura a un ministro in carica. Quante amarezze, quanti inganni provenienti persino dallo stesso Palazzo definito dei “veleni” ed io aggiungo dai Giuda e “Corvi”. Lei ha dimostrato a tutti noi che l'amicizia, il senso dello Stato, il richiamo all'esercizio nobile di Magistrato, sono baluardi che tutti dovrebbero tener sempre presenti. Lei, ha esternato a due giovani magistrati, accasciandosi sul divano e con le lacrime: “....un amico mi ha tradito”. Io penso, dottor Borsellino e l'ho ribadito a sua sorella Rita a Cerignola, che Lei sia stato tradito non da un solo “suo amico” ma da una moltitudine di individui, incapaci di gustare appieno quel profumo di libertà, tanto caro a Lei. In più occasioni ho scritto che mi mancano le “nostre fumate”. Vorrei tanto respirare a pieni polmoni quel denso fumo delle tante sigarette, che impregnava quel piccolo ufficio romano della DIA. Era fumo dannoso, ma per noi era il modo di evadere ed esorcizzare il nostro intimo dolore per la scomparsa del dottor Giovanni Falcone. Parimenti, oggi avrei voluto leggere alcuni passi della sua Agenda rossa, ma non posso dottor Borsellino: non posso perché mani non tanto ignote hanno profanato l'intimità dei sui appunti. Sciacalli, senza onore l'hanno rubata, facendo slalom del suo martoriato corpo, come quelli degli altri innocenti morti in via D'Amelio. La lunga mano dei "traditori", non si è fermata all'Agenda, alltri hanno  confenzionato il più grande depistaggio della Storia repubblicana con l'utilizzo di Scarantino. Nella via D'Amelio, dottor Borsellino, si è impedito a un figlio di abbracciare la propria mamma: si è consumato l'inganno di uno Stato propenso a trattare coi mafiosi piuttosto che salvaguardare la vita dei suoi dipendenti. Chiudo questa lettera a un Galantuomo Siciliano, dicendo che non è necessario materializzare un augurio. L'augurio è presente nel mio cuore non solo oggi, ma in ogni istante della mia vita e finché sarò in questa vita terrena la ricorderò dottor Borsellino con affetto. Un ampio spazio del mio cuore è occupato da  Uomini meno fortunati di me e che hanno illuminato e illuminano il percorso della mia vita. Si! Voglio essere guidato dalla loro saggezza e soprattutto dalla sua onestà dottor Paolo Borsellino: Lei per me rimane uno dei più grandi Uomini dello Stato.

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