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lombardo-raf-scaleOn line il nuovo numero di Casablanca!
di Graziella Proto - 13 ottobre 2014

Raffaele Lombardo già Presidente della Regione Sicilia è stato condannato a 6 anni e 8 mesi per concorso esterno in associazione mafiosa. Secondo il giudice ha “sollecitato, direttamente o indirettamente, i vertici di Cosa nostra a reperire voti per lui e per il partito per cui militava (ci si riferisce alle regionali in Sicilia del 2001 e del 2008 e alle provinciali a Enna del 2003) ingenerando nei medesimi il convincimento sulla sua disponibilità a assecondare la consorteria mafiosa nel controllo di concessioni, autorizzazioni, appalti e servizi pubblici”. Sullo sfondo il potentissimo editore Mario Ciancio Sanfilippo, col quale sembrerebbe abbia fatto affari.

Psichiatra, ex europarlamentare (eletto nel 1999 e nel 2004), ex Presidente della Regione Sicilia, ex Presidente della provincia di Catania. Creatore e leader del movimento politico autonomista MPA, 125 mila preferenze alle europee e 13 per cento alle regionali. Ex carcerato  assolto. Oggi condannato a 6 anni e 8 mesi, una pena ridotta per aver scelto il rito abbreviato condizionato. Gli atti parlano di favori per concessioni edilizie, appalti, licenze, finanziamenti, posti di lavoro... di tutto e di più. Tutto era lecito purché arrivassero voti.
Elettori poco attendibili? Delinquenti? Aspiranti mafiosi? Affiliati o organici alla mafia? Non conta. L’importane è prendere tutto. Manipolare tutto. Come? “... accordandosi con la famiglia catanese di cosa nostra in un arco temporale particolarmente esteso per ricevere voti in numerose competizioni elettorali...”. “...con la promessa di attivarsi in favore della stessa associazione mafiosa nell’adozione di scelte politiche amministrative...”. “... affidando a soggetti notoriamente legati a Lombardo Raffaele, tra cui il fratello Angelo Lombardo e il geologo Barbagallo Giovanni intraneo alla medesima associazione mafiosa, il ruolo di diretti intermediari nei rapporti con gli esponenti dell’associazione mafiosa...”. 

Il meccanismo ampliava il prestigio criminale? Accresceva la capacità di infiltrazione dell’organizzazione nella politica e nell’economia?
Cose da nulla. Minuzie. Bazzecole. Documenti, verbali, prove, interrogatori, intercettazioni telefoniche, una quantità enorme di materiale è ormai agli atti: Raffaele Lombardo, leader dell’MPA, è stato eletto con i voti comprati dalla mafia. L’acquisto è stato realizzato con denaro e promesse varie dalle concessioni alle approvazioni...Varianti. Rapporti.
Cosa lo incastra? Secondo i giudici che lo hanno condannato in primo grado i suoi rapporti con esponenti del clan Santapaola-Ercolano, in particolare le sue relazioni con il boss di Caltagirone Ciccio La Rocca, con il boss di Enna Raffaele Bevilacqua e con il boss di Ramacca Rosario Di Dio. (V.scheda) Ma anche con Mirabile e Aiello. Bevilacqua e Di Dio sono due ex politici locali, con una certa dimestichezza dunque con campagne elettorali, forse anche per questo in grado di trattare alla pari con l’ex governatore siciliano. “Bevilacqua – secondo quanto scrive il giudice Rizza – aveva promesso all’ex presidente di sostenere con il pacchetto di voti a sua disposizione il candidato appoggiato da Lombardo in occasione delle elezioni provinciali di Enna del 25 maggio del 2003”.
Per quanto riguarda Di Dio – sempre studiando gli atti – l’imputato gli avrebbe chiesto di appoggiare il suo candidato sindaco ad Acireale alle elezioni del 24 maggio del 1998 e successivamente per le elezioni del 2001. (V. scheda) Vincenzo Aiello invece avrebbe offerto all’imputato il pacchetto di voti a sua disposizione in occasione delle elezioni regionali del 2008.
“Appare provato – scrive il gup di Catania Marina Rizza nelle 325 pagine di motivazione – che Lombardo abbia contribuito sistematicamente e consapevolmente, anche mediante le relazioni derivanti dalla sua pregressa militanza in più partiti politici, alle attività e al raggiungimento degli scopi criminali dell’associazione mafiosa per il controllo di appalti e servizi pubblici”.

UNA COSA NOSTRA È
Incontri, sms, passeggiate a braccetto, un aggettivo carino al momento opportuno... in questo modo teneva in riga i suoi fedeli amministratori ed è riuscito a costruire un sistema fatto di promesse, affari, appalti e voti per un movimento politico all’interno del quale i semplici simpatizzanti o gli attivisti sono tutti soggetti coinvolti o interessati agli “affari”. Una tesi e un modo di fare che nell’affare parcheggi viene fuori con chiarezza.
Il modus operandi del sistema era semplice: “Acquistavano terreni agricoli nella prospettiva di ottenerne la variazione di desti- nazione urbanistica, e poi realizzare elevati guadagni con la plusvalenza della proprietà”. Sullo sfondo il ruolo del potentissimo editore Mario Ciancio Sanfilippo.
Subito dopo l’elezione a Presidente della Regione, Raffaele Lombardo inizia un’intensa attività
di contatti e di incontri. Due riunioni in particolare metterebbero in chiaro la sua passione politica. Il 28 luglio del 2008, appena incoronato quindi, il neopresidente partecipa ad un incontro che si svolge negli uffici del cavaliere-editore- direttore de LA SICILIA, fra Mario Ciancio Sanfilippo, l’ex euro- parlamentare Vincenzo Viola, Sergio Zuncheddu, Carlo Ignazio Fantola e Carlo Salvini in rappresentanza del gruppo La Rinascente Auchan. All’ordine del giorno il centro commerciale “Porte di Catania”. Per sbloccare la pratica, bi- sognava “ammorbidire, ma non in denaro” i dirigenti del comune di Catania.
L’interesse di Ciancio? Il centro nasceva su dei terreni di sua proprietà.
Un esempio questo, del perché Mario Ciancio – padrone dell’informazione a Catania e dintorni – è stato sempre impegnato a non far passare nessuna notizia sull’operato del suo amico Presidente oggi condannato. Contemporaneamente e parallelamente all'evolversi del centro commerciale "Porte di Catania", camminava di pari passo la progettazione per la realizzazione dell’attuale “Centro Sicilia” – nella stessa zona: rivalità di ogni genere e livello, mal di pancia e diatribe per accaparrarsi i lavori, i subappalti, le protezioni... interessi elevatissimi alle spalle della città.
I due progetti in maniera sotterranea si ostacolavano a vicenda, tuttavia entrambi alla fine sarebbero dovuti arrivare alla regione. Entrambi protetti dalla politica e dalla mafia, fin dalla nascita.
In base a delle indagini svolte da- gli investigatori del ROS dietro la realizzazione del polo commerciale “Centro Sicilia” si sarebbero concentrate le attenzioni e le tribolazioni, oltre a quelle della politica, dei due gruppi mafiosi in contrasto fra loro Ercolano e Mirabile sul “Chi comanda in città?” Chi deve controllare questa o quella società? La frattura comunque era avvenuta prima, quando si divisero per schierarsi con l’ala oltranzista o con quella moderata: il gruppo La Rocca e il gruppo Mirabile, facente capo a Nino Santapaola (Ninu u pazzu), alla prima; il gruppo degli Ercolano e i figli di Nitto alla seconda.

MAFIOSI EQUILIBRI IMPRENDITORIALI
Per calmare gli animi ed evitare scontri necessitava un incontro, un chiarimento. Secondo il giudice, l’autorevolezza di Lombardo, era tale che lo avrebbe addirittura trasformato in un vero e proprio “arbitro” capace, stando alla ricostruzione della sentenza, di presenziare a un summit che vede attorno allo stesso tavolo alcuni tra i più sanguinari capi mafia della Sicilia: Francesco La Rocca, Alfio Mirabile e Raimondo Maugeri.
Dove? Nella tenuta di campagna di Lombardo. Così sembrerebbe. Così raccontano alcuni pentiti. Così si evince dagli atti.
Il presunto incontro, smentito sempre dal condannato, sarebbe servito per trovare un compromesso per accontentare tutti. A Rosario Ragusa con dietro gli Ercolano veniva assicurato l’affare “Tenutella-Centro Sicilia”, a Ciancio sarebbe stato assicurato l’affare “Porte di Catania” con tanto di variante urbanistica sui terreni ad uso agricolo e garantendo in questo modo il lavoro all’imprenditore Vincenzo Basilotta... molto vicino alla mafia... e a Lombardo. Un altro imprenditore molto caro all’ex governatore sarebbe Mariano Incarbone, ingegnere edile di Enna, punto di riferimento di troppe persone e di troppi affari. L’ingegnere con la sua I.C.O.B. Spa è stato “scelto” per la realizzazione del parcheggio Sanzio: “L’iter amministrativo concernente il parcheggio Sanzio è tutt’altro che chiaro ed ha seguito un percorso tutt’altro che ispirato ai criteri della trasparenza, dell’efficienza, dell’imparzialità e dell’economicità dell’attività amministrativa”.
Insomma, tutta l’operazione è stata concepita non per garantire vantaggi all’amministrazione ma all’imprenditore Mariano Incarbone. La sua proposta-progetto è stata fortemente voluta dal R.U.P. Salvatore D’Urso uomo di Lombardo, sebbene la Commissione di valutazione avesse assegnato il punteggio maggiore all'altro progetto.
Una nota di colore: alla I.C.O.B. Spa di Mariano Incarbone lavorava Giuseppe Rindone, uomo di Francesco La Rocca ed esponente di spicco della famiglia di Caltagirone. Il processo Iblis all’inizio di settembre scorso ha condannato l’imprenditore ennese a cinque anni. Nello stesso procedimento è stato condannato anche l’ex deputato regionale Giovanni Cristaudo per concorso esterno in associazione mafiosa. Secondo l’accusa all’interno dell’amministrazione regionale ha orientato la sua attività politica per favorire l’iter del centro commerciale “Centro Sicilia” – un affare che aveva alterato anche gli equilibri di Cosa nostra catanese.
Rosario Ragusa, ritenuto l’ideatore del progetto, è stato condannato a sei anni per aver messo a disposizione dell’organizzazione criminale la sua attività imprenditoriale. 



STRAORDINARIO? CRIMINALE? EMANCIPATO? 

Per realizzare tutto ciò che ha realizzato, Lombardo e i suoi servitori dal 2005 in poi, con l’MPA, hanno assunto o fatto assumere centinaia di precari, un fatto che il condannato rivendicherà nelle aule dei tribunali (in cui è costretto a di- fendersi dall’accusa di con- corsi truccati e tangenti nelle USL). Quasi una giustificazione per aver occupato tutti i posti di potere dentro le istituzioni, gli enti pubblici e privati grazie a quel 20 per cento delle preferenze, che assieme al sistema da lui creato gli ha permesso di farla da padrone anche nel periodo in cui apparentemente era solo il vicesindaco dell’allora sindaco Umberto Scapagnini - il medico di Berlusconi. Il preludio per il periodo in cui Catania diventa l’unica amministrazione dove il capo del personale, l’ingegnere    e il ragioniere generale, Ciancio Sanfilippo, e lavorano sia per la Provincia che per il Comune.    Come? Grazie ai contratti di consulenza che Lombardo, Presidente alla Provincia etnea, utilizza con una maestria ineguagliabile. A rotazione fa dimettere gli assessori per nominarne altri e ricompensa i dimissionari scegliendoli come consulenti o dando loro altri incarichi. Un dominus. Nel settore. A prescindere dal ruolo effettiva- mente svolto o che andrà a svolgere, un esercito di beneficiati che saranno sempre pronti a fare la questua per San Raffaè perché di- pendenti, fan, stipendiati. In tanti ricevono lo stipendio da società partecipate o controllate quali la Pubbliservizi, una controllata di diritto privato che si può permettere il lusso di assumere gente senza con- corsi pubblici. Un esercito di infiltrati-devoti. Nella sanità siciliana? Del suo predecessore, il fortissimo Pino Firrarello, resta poco. Don Raffaè praticamente ha colonizzato posti e poltrone nelle USL e ne- gli ospedali dove mette fidatissimi che poi possono rispondere a comando come soldatini: Suo cognato Francesco Judica, a capo della USL di Enna, un direttore amministrativo, un direttore sanitario in due ospedali importantissimi di Catania, un direttore generale a Caltagirone. E poi aziende dei rifiuti, parchi regionali, l'allora costruendo aeroporto di Comisio in società con Ciancio Sanfilippo e l'aeroporto di Catania, dove la gestione è affidata alla Sac -  una partecipata della provincia, alla guida della quale c'è un uomo del Presidente; l'MPA potrà assumere chi vuole. Il figlio di un politico amico, ma anche dell'opposizione, la figlia o l'amica del mafioso… Una cosa stupefacente!
Ma fra i capolavori dell’onorevole presidente comunque bisogna menzionare l’aver messo come assessori due magistrati della Dda di Palermo – come dice il geologo intraneo alla mafia Giovanni Barbagallo – per “fare le coperture”. Un fatto che fece incavolare alcuni mafiosi simpatizzanti e no che rimproverano al neo Presidente il fatto che per la sua campagna elettorale erano stati utilizzati anche soldi destinati alla famiglia e provenienti dalla messa a posto del cantiere “Porte di Catania”: L’imprenditore Vincenzo Basilotta, anziché metterli nella bacinella della famiglia li buttò nella cassa elettorale. Una devozione che il Lombardo non solo gradiva ma ricompensava, tanto che nelle liste candidò anche il genero di Basilotta che sostenne andando personal- mente a Castel di Iudica. Un episodio che Vincenzo Aiello, reggente di tutta la provincia catanese, lamentava con Giovanni Barbagallo ed altri anche perché Basilotta – che in quel particolare momento “era a braccetto col Presidente” – nei suoi confronti era una specie di cavallo imbizzarrito che non rispondeva ai comandi. Forse alla luce della sua amicizia con don Raffaele?

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