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guadagnini-rossella-c-giorgio-barbagallodi Rossella Guadagnini - 3 aprile 2014
“Serve che la scorta di Nino Di Matteo e degli altri magistrati in pericolo di vita sia subito dotata di un bomb jammer di modello e sofisticazione adeguata a impedire un’ennesima strage”. Lo afferma Salvatore Borsellino, fratello di Paolo, magistrato assassinato nel ‘92. Domani, alle 18, davanti alla Prefettura di Palermo e ad altre d’Italia, si terranno dei sit-in organizzati dal Movimento Agende Rosse, cui hanno aderito diverse associazioni, da Antimafiaduemila all’Associazione Nazionale Familiari Vittime di Mafia, da Un’altra storia di Rita Borsellino al centro studi Paolo Giaccone.

L’intento è chiedere al ministro dell’Interno, Angelino Alfano, una “risposta immediata” in merito alla concessione del dispositivo di sicurezza ai giudici siciliani. Il 3 dicembre scorso, infatti, il titolare del Viminale assicurò che era stato reso disponibile l’uso del bomb jammer per la scorta del pm Di Matteo, “ma a oggi – sostengono le Agende Rosse – all’impegno del ministro non sono seguiti i fatti”.

Un jammer è un disturbatore di frequenze utilizzato per impedire ai sistemi di comunicazione radio la ricezione o la trasmissione di segnali: ne esistono diversi tipi in commercio su Internet a prezzi accessibili in grado di bloccare, quando attivati, il corretto funzionamento di cellulari e sistemi Gps, rendendoli inutili. Ciò che appare, in questi casi, è semplicemente un segnale di assenza di rete.

“Sono apparecchi che nascono per uso militare e di protezione delle persone a rischio – spiegano gli esperti di sicurezza – utilizzati soprattutto nei luoghi dove l’uso di telefonini o di comandi a distanza su frequenza può rappresentare un pericolo immediato”. Lo sviluppo del mercato dei jammer telefonici in questi anni è stato tale che, nel frattempo, sono nati gli anti-jammer, dei ritrovati di ultima generazione che rilevano i disturbi di frequenze.

I bomb jammer, invece, allestiti all’interno di ‘case antiurto’ di tipo Pellican che ne facilitano il trasporto, vengono impiegati per neutralizzare o prevenire attentati terroristici e altri crimini condotti attraverso l’utilizzo di ordigni esplosivi radio-controllati a distanza. Sono adatti anche per l’inibizione del segnale Gsm-Umts 3G di cellulari, ricetrasmittenti Uhf / Vhf in aree di interesse strategico. Fin qui la tecnologia.

Le leggi italiane, come quelle di molti Paesi europei, sono chiare in proposito: i jammer non si possono usare secondo quanto stabilito dagli articoli 340, 617 e 617 bis del Codice Penale. Il loro utilizzo è consentito solo alle Forze dell’Ordine o agli enti governativi, esclusivamente per scopi militari. Tuttavia è facile intuire l’importanza strategica del loro impiego.

Se, i giudici Falcone e Borsellino ne avessero avuto uno montato a bordo delle proprie autovetture, gli attentati in cui hanno perso la vita sarebbero stati sventati. La bomba dell’eccidio di Capaci venne azionata attraverso il telecomando da Giovanni Brusca, mentre per via D’Amelio fu radiocomandata a distanza con un dispositivo collegato, secondo le ultime risultanze, col pulsante del citofono del palazzo in cui abitava la madre di Borsellino.

Più volte si è parlato dell’utilizzo del bomb jammer per le auto del premier e del Capo dello Stato; di fatto esso è uno dei dispositivi utilizzabili. La sicurezza per Di Matteo e gli altri pm della Procura di Palermo passa anche per altre questioni, prima fra tutte l’intelligence.

Tratto da: blog-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it

Foto © Giorgio Barbagallo

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