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giordano-pippo-web6di Pippo Giordano - 11 febbraio 2014
Non c'era bisogno del Fatto Quotidiano, che ha reso noto il padre putativo della richiesta di azione disciplinare nei confronti del pm Nino Di Matteo, per capire che c'era il Colle dietro la richiesta. Come non ci sarebbe bisogno che io ascolti le bobine delle quattro telefonate intercettate tra Napolitano e Mancino, per comprendere il tenore delle conversazioni. Solitamente si dice la Storia giudicherà. E no! La Storia sarà bene che inizi a giudicare ora, adesso è subito nei confronti di un capo dello Stato il cui comportamento nei confronti di Nino Di Matteo e verso la Procura palermitana è opinabile. E finiamola con le frasi di circostanza che giudico espressione genuina d'ipocrisia ancor più rimarcate da visi seri e tristi: "il presidente della Repubblica non si critica!" Chi l'ha detto? Chi l'ha stabilito? Non è concepibile che un ufficio del presidente della Repubblica, entri a gambe levate in modo sconveniente su un un altro potere dello Stato, per un evidente fatto non fatto. Addebitando al pm Nino Di Matteo un comportamento scorretto che scorretto non era. Ma si è voluto ugualmente intervenire per dimostrare chissà quale potere di forza.

Una forza, poi risultata vana oltre che meschina, visto che a chiusura dall'istruttoria disciplinare è emerso che Nino Di Matteo tenne "un atteggiamento di sostanziale cautela" e quindi "nessun rimprovero disciplinare" può essere adottato. Dicevo della Storia e del mio impegno a scriverla. Si, intendo far sapere al capo dello Stato Giorgio Napolitano, che in qualsiasi scuola di ordine a grado e in qualsiasi luogo pubblico che mi recherò per parlare, farò modo che i giovani sappiano sia delle telefonate distrutte, sia dell'azione disciplinare chiesta nei confronti di Nino Di Matteo. Spiegherò nei dettagli che l'ambito delle telefonate distrutte era il processo in corso a Palermo sulla trattativa Stato-mafia. Spiegherò ai giovani studenti le differenze tra uomini dello Stato: evidenzierò coloro che sono morti per la Giustizia e la Legalità. Dirò ampiamente di Chinnici, Falcone e Borsellino e di tutti i carabinieri, miei colleghi ammazzati da Cosa nostra. Avrò cura di evidenziare che altri importanti uomini dello Stato si pavoneggiano con gli l'esclusivi 10 minuti di notorietà televisiva, quando vanno a posare le corone d'alloro per ricordare le vittime innocenti della violenza mafiosa. E' qui sta la differenza, tra chi ha pagato con la vita e chi, invero poi ficca il coltello a tradimento verso gli onesti servitori dello Stato.

Non sono arrabbiato, sono solo disgustato. Sono disgustato e anche nauseato a tal punto che quando vedo siffatti personaggi nei telegiornali erigersi a paladini dell'antimafia, mi si rivolta lo stomaco. Ma questi signori sanno di che colore è il sangue versato dai carabinieri, poliziotti e magistrati? Hanno mai visto dei poliziotti, carabinieri, magistrati, ammazzati come animali? Io si, e l'elenco è talmente lungo che non tento nemmeno a farlo. Io penso che a quasi tutta la classe politica non importa il passato intriso di sangue innocente: ai politici importa esclusivamente il potere. Basta vedere come sono incollati alle poltrone. Ho ben donde di essere disgustato da un ufficio del presidente della Repubblica che chiede la punizione di Nino Di Matteo. Lo sono perché ho dedicato e tuttora dedico la mia vita alla legalità. Lo sono anche per il motivo che rifiutai di fa parte della mafia. Ritenni, e oggi dopo aver analizzato la mia vita accanto a Falcone, e Borsellino, lo ritengo ancor di più, che la mia scelta di Legalità è stata vincente. E se un qualsiasi Giudice di questo Paese dovesse chiedermi di testimoniare, ebbene lo farei con la consapevolizza di compiere il dovere di cittadino di fronte alla Legge. E, da domani inizierò a raccontare la Storia, che piaccia o non piaccia, lo farò: lo farò senza astio o animosità, soltanto con parole pulite, affinché possano raggiungere il cuore dei nostri ragazzi. Tenterò di distillare nelle loro menti quel pizzico di verità capace di far comprendere le differenze tra uomini e uomini.

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