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toga-giudice-giustiziadi Enza Galluccio* - 29 dicembre 2013
Subito dopo la sentenza definitiva di condanna per l’imprenditore, ex premier, politico, senatore … Silvio Berlusconi, che da più di vent’anni cura i propri interessi anche attraverso reati -  ormai riconosciuti anche in Cassazione - sulle spalle e sulla pelle degli italiani … Il presidente Napolitano esordiva auspicando un’immediata riforma della giustizia.
Veniva, quindi, spontaneo chiedersi: “… ma come, il Presidente della Repubblica italiana, il Capo dello Stato più in crisi d’Europa (non mi limito a considerare quella economica evidente per tutti, ma anche quella morale ed istituzionale) anziché essere garante dello Stato e prendere atto dell’inattività di un governo da lui imposto e da tutti loro ben accolto, parla di giustizia?”
In quel suo inquietante monito faceva anche riferimento, sempre tra le righe, all’elaborato dei dieci saggi e alle sue dichiarazioni del marzo scorso. Per chiarezza, è utile andare subito a rileggere quelle parole perché la verità del contenuto è chiara e cristallina. Riassumo brevemente: limitazioni alle intercettazioni che diventerebbero strumento di ricerca della prova e non del reato, interferenze della politica sull’agire della magistratura, modifica del CSM, … e così via.

In molti, presi da mille avvenimenti, si erano quasi dimenticati di quelle parole. Invece qualcuno era già al lavoro da tempo e, non riuscendo a donare al Presidente un’ipotesi di riforma prima delle festività natalizie, ha cercato in tutti i modi di far sì che il tema della giustizia diventasse la chiusura di questo difficile anno ed automaticamente l’apertura di un 2014 ancor più duro - se possibile, su questi temi – e devastante.
Grazie anche al meritevole supporto della ministra Cancellieri - ormai famosa per le sue ingenue amicizie con i Ligresti - impegnatissima  nello svuotar carceri, partendo proprio dalle sue innocenti conoscenze, la maggioranza di governo tira fuori dal cappello giusto due o tre “spunti” per riformare la giustizia, approfittando della disattenzione dovuta al lieto distrarsi delle feste, fatto di luccichii e concerti di Natale alla Camera. Giusto per non perdere tempo e dare priorità ai “veri” problemi del Paese.
Si partirebbe innanzitutto da alcune modifiche al Codice di procedura penale, toccando casualmente la carcerazione preventiva. Svanirebbe la figura di un unico gip, che fino ad oggi decideva sulla carcerazione o meno in misura cautelare, che sarebbe sostituita da un team di tre giudici, con la conseguente soppressione del Tribunale del Riesame e l’ovvio aumento delle difficoltà nel trovare un accordo in tempi adeguati (per non parlare del problema per i piccoli tribunali a reperire tre giudici liberi e compatibili).
A questo, si aggiungerebbe la novità dell’obbligo d’informare preventivamente l’indagato sull’intenzione di arresto da parte di un pm, distruggendo in un sol colpo l’efficacia della misura cautelare, compromessa ulteriormente dall’abolizione dei cinque giorni in cui l’arrestato, fino ad oggi, non poteva incontrare il proprio avvocato per ottenere preziosi consigli su come rispondere ai primi interrogatori.
Ora il Presidente può cominciare a dormire sonni più tranquilli; anche quel suo “desiderata post-sentenza” di Cassazione, sta per essere preso in carico dal suo governo mai votato da nessuno.
Detto questo, è evidente che egli potrà contare anche sulla probabile solerte attenzione in merito alle rimanenti aspettative presidenziali.
Presto qualche ulteriore “spunto”, volto a limitare al massimo le intercettazioni e la libertà d’informazione, sarà maggiormente definito. Così la linea telefonica del Quirinale potrà tornare ad essere attiva per quei vecchi amici di battaglia e –come sempre – costantemente fuori campo per tutti gli altri, donne e uomini, onesti cittadini d’Italia … Buon anno, quindi, ne abbiamo veramente bisogno ...

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