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cutro-ignazio3Testimoni di Giustizia alla FNSI
21 dicembre 2013

“Non vogliamo soldi dallo Stato, ma vogliamo essere messi in condizione di far vivere una vita dignitosa alla nostre famiglie, vogliamo essere uomini liberi. Toglieteci il passamontagna che copre i nostri visi, ridateci dignità, riportateci nelle nostre terre. Solo così ha vinto lo Stato:” ha detto Ignazio Cutrò (foto), imprenditore siciliano che ha denunciato i suoi estorsori e presidente dell'Associazione Nazionale testimoni di giustizia, nel corso dell'incontro alla Federazione Nazionale della Stampa dal titolo “Dignità e più informazione per i testimoni di giustizia”. “Non è accettabile dover continuamente rivendicare i nostri diritti, come il diritto a essere qui, molti testimoni non sono potuti essere presenti perché sono senza protezione e avevano paura, questo è un diritto basilare,” ha detto Cutrò.

“Noi non siamo contro lo Stato, basta con un atteggiamento di ostruzionismo tra testimoni di giustizia e Ministero dell'Interno”, ha detto Giuseppe Carini che nel 1995 ha denunciato e fatto condannare all'ergastolo i fratelli i fratelli Giuseppe e Filippo Graviano, killer di don Pino Puglisi.

“Abbiamo regalato la nostra vita allo Stato e viviamo una non vita, fatta di privazioni, per noi e per i nostri figli. Quando sono diventata testimone di giustizia avevo solo 23 anni, sono partita con una bambina di tre anni e una borsa di giocattoli”, racconta Piera Aiello, che nel 1985 si è ritrovata moglie di un boss mafioso, il suocero Vito Atria viene ucciso nove giorni dopo il suo matrimonio, nel 1991 viene ucciso suo marito Nicolò Atria. Decide di cambiare la sua vita e racconta quello che sa. “Chi ho mandato in galera è già fuori e la mafia non dimentica. Il testimone di giustizia deve essere accompagnato a una vita nuova, ma questo non succede. Le cose sono peggiorare, soprattutto sul fronte della sicurezza. Viviamo le pene dell'inferno per aver fatto il nostro dovere. Paolo Borsellino mi ha insegnato che vale la pena sacrificare la vita per lo Stato.”

“La grande sconfitta è l'allontanamento dei testimoni dal luogo di residenza: il nostro Paese è sconfitto lì, questa deve essere l'extrema ratio. Sono i mafiosi che devono andare via perché hanno rapinato e distrutto anche il loro territorio”, ha detto don Luigi Ciotti. “Deve essere garantita la loro sicurezza perché sono sempre esposti alle ritorsioni dei mafiosi. Il testimone di giustizia deve essere il vero protagonista del suo nuovo progetto di vita, non può farlo una commissione. Il progetto deve essere concordato e deve essere coerente con la storia del testimone di giustizia. Non si può decidere dall'alto, ma bisogna tenere conto del vissuto delle persone”, ha detto ancora don Ciotti.
I testimoni di giustizia hanno chiesto alla presidente della Commissione Antimafia Rosy Bindi un cambiamento radicale nella loro gestione perché vogliono essere considerati e trattati non più come un “peso” e una “pratica” ma come una “risorsa”. Per porre fine a quella che hanno definito una “vergogna”, hanno chiesto a Rosy Bindi di intervenire con un'apposita inchiesta ascoltando tutti i testimoni di giustizia. Rosy Bindi si è impegnata ad aprire un nuovo dossier. “Sono animata a fare le cose giuste e a farle insieme. Non è accettabile che persone come voi subiscano violenza due volte, la prima dalla mafia e la seconda ancora più grave dallo Stato”, ha detto Rosy Bindi.

“Ringraziamo di nuovo il ministro della Pubblica Amministrazione D'Alia e il viceministro dell'Interno Bubbico per la la misura che prevede l'assunzione nella Pubblica Amministrazione dei testimoni di giustizia e per la loro presenza alla Federazione Nazionale della Stampa”, ha concluso Cutrò. “Ci auguriamo che si proceda su questa strada di impegno istituzionale nei nostri confronti e che questo incontro, realizzato con la giornalista Sabrina Pisu, possa davvero segnare l'alba di un nuovo giorno per tutti i testimoni di giustizia nel nostro Paese. Solo con la denuncia di tutti i cittadini si sconfigge la mafia e se lo Stato non sta accanto ai testimoni di giustizia, se li abbandona al loro destino ancora una volta, la mafia non si sconfiggerà mai.”

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