Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

alfano-angelino-microfonidi Enza Galluccio - 17 dicembre 2013
Il ministro dell’Interno Angelino Alfano, durante un’audizione in Commissione Antimafia svoltasi in prefettura a Milano, afferma: “I boss mafiosi sappiano che se provano a far uscire ancora informazioni dal carcere, lo Stato è pronto ad indurire sempre di più la legislazione sul carcere duro”.
Parole che suscitano da subito incredula perplessità, non si capisce bene cosa intenda dire il  Ministro rispetto alla fuoriuscita di notizie sulle minacce ai pm siciliani ed in particolare a Di Matteo.
Le intercettazioni nel carcere di Opera erano state disposte dalla Procura palermitana, proprio su decisione del pm Di Matteo, dopo che Riina aveva confidato ad un agente penitenziario, a fine giugno di quest’anno, che la proposta di una trattativa era partita dallo Stato e non da lui. In quell’occasione il boss aveva anche affermato che il suo arresto era il risultato di una collaborazione tra Provenzano e Vito Ciancimino.
Per la rilevanza di quelle confidenze, erano state collocate delle “cimici” nel luogo dove Riina era solito appartarsi, durante l’ora d’aria, in compagnia del boss Alberto Lorusso della Sacra Corona Unita pugliese.

Da quel giorno le minacce si erano fatte via via più crude e mirate, fino al punto di ritenere altamente a rischio per Di Matteo la trasferta nell’aula Bunker di Milano finalizzata all’interrogatorio del pentito Brusca. Per questi motivi, lo stesso Ministro aveva proposto di effettuare gli spostamenti del Pm con un “Lince” come quelli utilizzati in Afghanistan, ottenendo, ovviamente, un secco rifiuto e bloccando di fatto quell’importante trasferta.
A questo punto sembra evidente che non si possa attribuire a Cosa Nostra o a Riina, la responsabilità della fuoriuscita delle esternazioni. Più probabile pensare che la fuga di notizie sia attribuibile a qualcun altro se non addirittura frutto di una strategia ben più inquietante. Di che parla allora Angelino Alfano?
In un sol colpo egli conferma la totale mancanza di mezzi adeguati e, soprattutto, di iniziative mirate volte a proteggere quei magistrati che dice di sostenere con tutte le sue forze e la cui difesa colloca addirittura nelle priorità dello Stato, lo stesso posto sotto processo proprio per quella trattativa con Riina.
Insomma, se di mezzo non ci fossero le vite di magistrati e di uomini delle forze dell’ordine sarebbe il caso di sorridere di certe ingenue affermazioni. Invece l’impressione è che ci si stia facendo vanto di attenzioni e ruoli, quotidianamente smentiti dal tacere omertoso di tutte le più alte cariche istituzionali.
È proprio dall’ultimo monito di Napolitano, in cui pone nuovamente la riforma della giustizia (e noi sappiamo bene cosa intende…) tra i principali doveri del governo, oltre che dal suo silenzio verso quelle minacce e dall’incertezza circa la sua testimonianza al processo, che possiamo ricavare certezza del totale disinteresse delle istituzioni verso quella magistratura troppo curiosa, ritenuta addirittura pericolosa in nome di una ragion di stato per noi incomprensibile… tanto quanto le ipocrisie del Ministro dell’Interno.

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos