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gratteri-nicaso-bova-nord“Faccio l’insegnante in una Scuola Superiore della periferia sud di Torino, dove i ragazzi e le ragazze sono i veri protagonisti della lotta alle mafia!”

Incontro-Dibattito con gli Studenti “La ‘ndrangheta al Nord e non solo…. “
Lunedì 20 maggio 2013 - Relatori: Nicola Gratteri, Antonio Nicaso e Lorenzo Baldo.

Faccio l’insegnante all’Istituto di Istruzione Superiore “Primo Levi” di Torino, e da alcuni anni mi occupo di diffondere la cultura della Legalità e della Giustizia assieme a colleghi e alla Dirigenza Scolastica. Ma i veri protagonisti degli eventi di cultura Antimafia, e nostra fonte di ispirazione per lavorare su questa tematica molto importante, sono quei straordinari studenti della periferia sud di Torino, di cui mi onoro a fare loro da insegnante di fisica!

La maggior parte di questi ragazzi sono figli e nipoti di quella “Torino operaia", fatta di immigrati arrivati dal Sud negli anni ’50 e ’60 per cercare un futuro migliore. Sono anche figli e nipoti del ceto medio-basso che oggi, a causa della crisi economica sempre più difficile, aggravata dalla mala-politica e a volte da gravi fatti di corruzione (basti pensare che secondo i conteggi della Corte dei Conti  ogni anno vengono “spesi” per la corruzione ben 60 miliardi di euro), oggi pagano il prezzo più alto nel nostro Bel Paese. I nostri politici, di qualsiasi schieramento, dichiarano quasi quotidianamente che una delle prime emergenze da risolvere è garantire un futuro lavorativo ai nostri giovani.
Questa mancanza di garanzia lavorativa per i giovani, e quindi di fiducia nei confronti del futuro, genera un grande desiderio di Giustizia ! Secondo me la ricerca della Giustizia non sta solo nelle aule dei Tribunali, ma si “pratica” in ogni Istituzione o fatto quotidiano dove si svolgono relazioni di ogni tipologia, economiche, sociali ed umane. Difatti i giovani di oggi “respirano” e si confrontano con la Ingiustizia soprattutto sociale.
Il percorso didattico ed educativo di quest’anno scolastico sulla Legalità e Giustizia, anche se non particolarmente nutrito di attività, ha avuto come fulcro la conoscenza ed l’approfondimento del “fenomeno criminale mafioso calabrese” meglio conosciuto come ‘ndrangheta. I documentari visti insieme agli allievi, in preparazione all’evento con i relatori, hanno acceso un vivo interesse sulla criminalità nata in Calabria. Questo desiderio di conoscere, di capire e di approfondire, ha “partorito” l’elaborazione di oltre 50 domande da proporre agli illustri ospiti Nicola Gratteri, Antonio Nicaso e Lorenzo Baldo, che ogni giorni si confrontano con le criminalità.  

I relatori (da sinistra) Lorenzo Baldo, Nicola Gratteri e Antonio Nicaso

Il giorno dell’evento (Lunedì 20 maggio u.s.) viene allestita la palestra per l’occasione con il generoso aiuto di tanti allievi, del personale scolastico e dell’amico Raffaele Vitulano che gentilmente si è offerto per la gestione tecnica delle riprese e dello streaming.  
La nostra Preside, prof.ssa Anna Rosaria Toma, apre la mattinata con il ringraziare gli illustri ospiti e prosegue delineando l’anima di questo straordinario incontro: “l’investimento di cui stiamo parlando ha carattere di assoluta rilevanza, dal momento che i giovani costituiscono non solo il nostro futuro, il futuro del nostro Paese, ma anche per loro natura un terreno fertilissimo in cui poter fare cresce semi buoni di quel profondo rinnovamento civile e morale, di cui il nostro tempo sente l’assoluta esigenza.”  
E prosegue: “Vogliamo proporre un progetto educativo che Vi aiuti  a crescere e a definire il vostro sistema valoriale. E dentro questo sistema valoriale il tema della legalità è un tema assoluto, primario, fondamentale!

(a sinistra) La Preside prof.ssa Anna  Rosaria Toma --– (a destra) Gli studenti e studentesse del Primo Levi

L’incontro procede con tanti interventi e domande fatte dagli studenti ai relatori. Vi propongo di seguito due articoli, delle studentesse Sara Porcelli (classe 4^AS) e Karolina Nevidovich (classe 4^BLT), che riassumono ottimamente alcuni interventi ed esternano sentimenti ed espressioni di Giustizia “giovanile”.
Per chi avesse il desiderio di rivedere tutto l’evento-incontro può collegarsi al canale streaming dell’IIS Primo Levi di Torino (ustream.tv/channel/iis-primo-levi---torino) oppure al sito dell’Istituto  www.iisprimolevi.it . Buona visione.

PERCHE’ LA PAROLA E’ L’ARMA PIU’ POTENTE CONTRO LE MAFIE !!!

Torino lì 10-6-2013
prof. Salvatore Bova

FOTOGALLERY: Clicca qui!

Combattiamo insieme la mafia!
(di Sara Porcelli – classe 4^AS)

Un nuovo incontro si è svolto presso l'Istituto Primo Levi di Torino il 20 Magio 2013 a pochi giorni dalla memoria della Strage di Capaci, l'attentato mafioso in cui il 23 maggio 1992, sull'autostrada A29, persero la vita il magistrato antimafia Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e i tre agenti della scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro.

“E' importante parlare della mafia, non dimenticarci che esiste e che dobbiamo combatterla per non vanificare le azioni di coloro che sono morti per lasciarci una società più giusta” sono queste le parole del professore Salvatore Bova, impegnato da anni nella lotta per la giustizia e la legalità.
Il docente in collaborazione con la Preside Anna Toma, in accordo con il progetto educativo, finalizzato a definire il sistema valoriale dei giovani in cui il tema della legalità è fondamentale e  “dev'essere tradotto in stile di vita”, ha organizzato l'incontro “la ndrangheta al nord e non solo ...”  con i “partigiani della giustiza”: Lorenzo Baldo, giornalista pubblicista e vicedirettore del periodico Antimafia Duemila, Nicola Gratteri, procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Antonio Nicaso, giornalista, scrittore, ricercatore e consulente italiano, uno dei massimi esperti di 'ndrangheta a livello internazionale.

La curiosità dei ragazzi sull'argomento è stata saziata dalle risposte dei tre graditi ospiti che, presentandosi, hanno definito il loro ruolo nella battaglia per sconfiggere il cancro dalla quale l'Italia, e non solo, è stata ferocemente attaccata.
Ad esempio, Lorenzo Baldo, presentando la nascita e lo scopo della sua rivista, ha spiegato quanto sia importante epurare le informazione che ci sopraggiungono dalla patina di costruzioni e ricami che vengono fatti per distorcerle. Baldo è intervenuto a difesa del ruolo dei magistrati che sempre più spesso vengono attaccati  e accusati di essere dei persecutori di personaggi politici protagonisti di  processi mediatici.

Per rispondere alla domanda su come sia nata la mafia, Antonio Nicaso ha voluto ripercorrerne le tappe ricordando di prestare attenzione a non cadere nel pregiudizio che sia un fenomeno radicato solo nel sud.
Infatti si parla di un'organizzazione che ben si mimetizza all'interno della società e come afferma Nicola Gratteri, “non è un corpo estraneo allo stato ma si nutre del consenso popolare e cerca l'abbraccio delle istituzioni”.

Alla domanda sul legame religione-mafia risponde Antonio Nicaso esponendo il fenomeno del “comparaggio”, legato ai riti religiosi secondo la quale i componenti dell'organizzazione SCELGONO il loro compare con cui stringono un legame più forte di quello familiare , mettendo alla prova la fedeltà e la disponibilità a svolgere qualsiasi tipo di “lavoretto”.

Ancora si è parlato del riciclaggio, dell'importanza di denunciare coloro che ci vogliono far vivere dentro l'incubo che ci rende succubi della nostra vita, impotenti di fronte ogni genere di ingiustizia sociale come le raccomandazioni.

Attraverso le risposte, ma sopratutto attraverso il loro esempio di vita, la loro scelta di non abbandonarsi alla strada più facile, il profondo senso del dovere e l'amore sincero per le cose semplici hanno lanciato un forte messaggio che solo attraverso la consapevolezza e la nostra testimonianza, con la forza e il vigore che da loro possiamo ereditare ci permetterà di vivere come uomini e donne liberi.

Insieme parlandone, rifiutandoci di scendere a compromessi, lottando possiamo sconfiggere la parte malata del nostro paese restituendogli un volto che rispecchi tutti coloro che ogni giorno vivono nel rispetto della collettività e delle leggi.


L’NDRANGHETA AL NORD E NON SOLO…
di Karolina Nevidovich (classe 4^BLT)

Lunedì 20 maggio 2013, a pochi giorni dall’anniversario della strage di Capaci, presso l’Istituto di Istruzione Superiore Primo Levi di Torino, si è tenuto un incontro-dibattito sul tema: La ’ndrangheta al Nord, e non solo…
L’incontro ha avuto come protagonisti Nicola Gratteri, procuratore aggiunto di Reggio Calabria e scrittore da molti anni in prima linea contro la malavita organizzata, Antonio Nicaso, scrittore ed esperto mondiale di criminalità organizzata e Lorenzo Baldo, vice direttore di Antimafia 2000. Il dibattito è stato moderato dal prof. Salvatore Bova.
A seguito dei saluti di apertura dalla Dirigente Scolastica dell’Istituto prof.ssa Anna Rosaria Toma, gli invitati hanno risposto alle tante domande poste loro dagli allievi dell’Istituto.
Uno dei primi quesiti rivolto loro è stato: Perché la ’ndrangheta è stata nascosta per tutto questo tempo ?
"Noi possiamo affermare che la 'ndrangheta esiste in Lombardia e Piemonte da almeno 40 anni". Non usa mezzi termini Nicola Gratteri. ”Per capire la forza della mafia bisogna chiederlo ai commercianti, bisogna chiedere loro se sono liberi di comperare il caffè o le bibite da un certo grossista oppure da un altro che non gli vengano imposte dalla mafia. La democrazia di un paese è anche la possibilità di fare scelte economiche.”
"Da decenni, ormai - spiega - vi sono state indagini che hanno portato ad affermare la responsabilità di centinaia di 'ndranghetisti, che hanno costituito dei locali di 'ndrangheta cloni di quelli della provincia di Reggio Calabria nell'hinterland milanese e nella cintura torinese". Nel corso degli anni, ha spiegato il magistrato, le 'ndrine si sono specializzate diventando sempre più forti. Guadagnano non solo con le estorsioni o lo spaccio di droga, ma anche con vere e proprie speculazioni finanziarie e gli affiliati ormai sono laureati, incensurati, girano in doppiopetto, fanno accordi con la politica, presentano, insomma, una faccia pulita per nascondere il marcio che hanno dentro.”  
 "Oggi - spiega - sono i capimafia che ricevono a casa loro i politici e i candidati che chiedono pacchetti di voti in cambio di appalti, questa è la prova di forza, in questo momento della 'ndrangheta".
 Ma come mai l’ndrangheta al nord è stata nascosta?
Antonio Nicaso interviene dicendo: “Non è stata nascosta è che non l’abbiamo mai voluta vedere, in Piemonte c’è stato l’omicidio del procuratore della Repubblica Bruno Caccia (ndr 26 giugno 1983), prima ancora delle stragi di Palermo. In Piemonte si è insediata la ’ndrangheta che ha compreso da subito l’importanza della politica, ed ancora oggi il Piemonte non prende realmente in considerazione il problema della ’ndrangheta.”
“Le mafie sono molto più pericolose quando non sparano e restano in silenzio, senza agire. Qui la ’ndrangheta è stata legittimata dalle persone che vivono in Piemonte. Si fatica a distinguere il linguaggio dei  mafiosi da quello dei politici, perché parlano la stessa lingua, basata unicamente su interessi economici e personali.”
Come si pone lo Stato dal punto di vista finanziario nella lotta alla mafia ?
“Lo Stato ha poche risorse finanziarie - interviene Nicaso - e ogni qualvolta che vengono arrestati mafiosi lo Stato si sente orgoglioso, fiducioso del fatto di fare il possibile per eliminare la criminalità. In realtà è proprio grazie a noi magistrati e al duro lavoro alle forze dell’ordine che ci sia la lotta per sconfiggere la mafia.”
“Lo stato se vuole eliminare la mafia lo deve fare con mezzi nuovi ed innovativi.”
“Lo stato va a correnti alternate, come disse Falcone, reagisce solo dopo fatti gravi. Inspiegabilmente accade il contrario, vengono tolte le scorte a persone che ne hanno realmente bisogno e le danno ai politici. Lo Stato ha i mezzi a sua disposizione ma non riesce a utilizzarli nel modo corretto. Lo Stato dunque non interviene come dovrebbe.”
“E’ frustrante” - afferma Lorenzo Baldo – “vedere che il nostro paese ha bisogno di stragi per scendere in piazza e protestare come ha fatto con Falcone.
“Purtroppo però il nostro paese dimentica facilmente. Sicuramente è colpa dei mezzi di comunicazione che anestetizzano l’opinione pubblica, la memoria, la ribellione. La responsabilità del popolo italiano è grandissima.”
“Noi italiani siamo un popolo strano, prontissimo a fare il tifo per la nazionale di calcio, ma non è pronto a scendere in piazza per difendere i magistrati quando vengono attaccati dalla politica oppure quando ci si rende conto che le scelte politiche ci portano alla rovina, sia che siano di centro, di sinistra o di destra. Non siamo più un popolo con la grande dignità che avevano i nostri padri, spinti a morire per la patria sperando in un futuro migliore”.
“Siamo qui a parlare di stragi di venti anni fa con la paura che si possano ripetere. Il rischio che le bombe possano tornare ad esplodere è reale. Un super latitante come Matteo Messino Denaro è libero e continuerà ad esserlo fino a che sarà funzionale ad un sistema criminale coperto dagli interessi dello stato.
Lo scopo della mafia è quello di creare disordine, destabilizzare il paese creando un governo criminale, ecco perché noi cittadini abbiamo una grandissima responsabilità. Scendere in piazza – dice in conclusione - fa si che noi acquistiamo dignità e combattiamo con tutti i mezza a nostra disposizione.”
Il Governo non investe sui giovani, sull’istruzione, sulle scuole perché evidentemente è più conveniente tenere un popolo che sorride davanti alle barzellette e non protesti in nome dei suoi diritti.
Dalle risposte di Nicola Gratteri, Antonio Nicaso e Lorenzo Baldo esce un quadro chiaro della 'ndrangheta e della mafia siciliana, senza scrupoli né ideologie, interessata solo al potere e al denaro.
"Studiate - conclude Gratteri - e non vi fermate al 18-20. Se oltre non andate lasciate subito l'Università, vuol dire che non fa per voi. Laurearsi con 5-6 anni di ritardo con voti minimi vuol dire essere destinati a stare dietro la porta di faccendieri e di galoppini".
 

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