di Francesco Vitale - 27 aprile 2013
Caro dottor Gozzo,
ma è vero o si tratta di gossip che la borsa di Borsellino rimase per alcuni giorni nella stanza o comunque nella disponibilità del dottor la Barbera? È vero o no che a portare via la borsa del dottor Borsellino fu il carabiniere Arcangioli al quale non siete riusciti a scucire una sola parola che avesse un senso su questo punto? Chi coprì il ritorno di Contorno in armi in Sicilia? Chi ordinó l'uccisione del barone D'Onufrio a croce verde giardini? Omicidio che avvenne nelle stesse ore in cui si parlava anche di una improvvisa "visita" a Palermo di Tommaso Buscetta.
E chi ha ucciso nel breve volgere di 24 ore Insalaco e Mondo? Due delitti solo in parte utili all'organizzazione ma molto utili invece per suggeritori interessati, imprenditori,politici,esponenti dei servizi. Di larghe convergenze cosa nostra si è sempre nutrita e non si è mai sottratta alla richiesta di aiuto da parte degli amici. Ad un Magistrato del suo calibro non devo certo ricordare i casi Pecorelli, Calvi e Sindona. La presenza di Rampulla nella strage di capaci è elemento di grande riflessione come la testimonianza del pentito Ferrante che mi sembra un pò dimenticata. Riflessione personale: capisco la difficoltà di un magistrato che ha perduto gli anni ottanta e che per trovare la verità dovrebbe indagare su due morti: Vincenzo Parisi e Arnaldo La Barbera. Il resto è solo gossip giudiziario, è solo una storia di mascalzoni e assassini di serie B. Commissione a parte che e' solo una parte in commedia.
Una storia, un' indagine rispettabilissima ma che tuttavia (deve ammetterlo)non scioglie i nodi delle stragi del 92 e del 93. E se non ricordo male ne era convinto anche lei quando stava a Palermo tanto che indagava senza sosta su Berlusconi e gli amici giornalisti del centro nord riempivano le pagine di quotidiani e settimanali fornendo l'immagine di un magistrato assediato dai poteri occulti che non volevano che si scoprisse la verità. Oggi ci dice che occorrono le prove ed ha ragione. Lei però era uno di quelli che le prove avrebbe dovuto trovarle. Se non ci è riuscito assieme a tanti suoi colleghi la colpa non è certo di chi oggi scrive che la storia è ancora tutta da raccontare con le sue luci e le sue ombre (preponderanti).
Con stima,
Francesco Vitale
ARTICOLI CORRELATI
Concorrenti esterni: prove solide, non depistaggi