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grasso-pietro-web3di Pippo Giordano - 18 marzo 2013
Non ho visto le immagini della proclamazione di Grasso a presidente del Senato: dicono che anche mister B si sia alzato ad applaudire. Se fosse vero, sarebbe davvero irrituale, perchè non ho mai visto un titolare di scuderia applaudire la vittoria del cavallo avversario. Nel caso di specie il cavallo in gara era rappresentato da Schifani. Ho visto, invero, nel mondo del calcio e nello sport in generale, applaudire l'avversario perché la nobiltà sportiva è elemento fondante la cui genesi va ricercata nei Giochi panellenici. Dopo l'elezione di Grasso, la rete si è animata da manifestazione di giubilo, che ad onore del vero non erano tributate al vincitore, ma riferite alla sconfitta del perdente, ovvero la felicità e gioia espressa era il compendio per la cacciata dallo scranno del “riporto” nazionale e poco contava se il vincitore si chiamasse Grasso: poteva anche chiamarsi pinco pallino.

Non intendo opinare chi ha votato Grasso e pur tuttavia non ho gioito, né per la sua vittoria e nemmeno per la sconfitta di Schifani. Riguardo a Grasso, persona rispettabilissima di alto profilo morale (l'ho conosciuto personalmente) non ho apprezzato in passato alcune sue prese di posizione. Non intendo, peraltro, sezionare come e perchè assunse la carica di Procuratore nazione antimafia, perchè superfluo, ma invero, cito alcune sue dichiarazioni e se vogliamo il suo silenzio quando era necessario intervenire. Recentemente, in piena campagna elettorale, nel programma “Agorà” di RAI 3, riferendosi ad una dichiarazione, peraltro strumentalizzata, del candidato di Rivoluzione civile Antonio Ingroia, ha detto “ Giovanni Falcone ha fatto cose talmente eclatanti che oggi, paragonarsi a lui, mi sembra un fuor d'opera”. Ecco, penso che se Grasso avesse letto bene la dichiarazione di Ingroia, si sarebbe accorto che non c'era proprio nessuna millanteria nelle parole di Ingroia. Eppoi, in generale non mi sono piaciute i silenzi di Grasso, quando mister B attaccava con veemenza la magistratura nel suo insieme, definendola, “associazione per delinquere, disturbati mentali” o come Pietro Grassorecentemente ha detto: “ la magistratura, è peggio della mafia”. E quindi, dico a Grasso che a me viene da vomitare quando un pseudo statista come mister B offende la magistratura e a tal proposito cito un mio pensiero riportato nel post, I“corleonesi” e le chiavi dell'inferno: “Il fuoco dell'inferno, spentosi con le stragi del 92/93 lacerò tanti cuori e solo la verità potrà alleviare le sofferenze e rimarginare in parte le ferite, ma per favore non chiedetemi di dimenticare. NON POSSO!" Sì! Non posso dimenticare che qualcuno si sia potuto permettere di definire la magistratura peggio della mafia, quando sappiano bene che MAGISTRATI, hanno scritto col sangue la Storia di questo Paese. E lo dico con amarezza. Non solo Grasso, ma anche personalità di rilievo sono stati silenti innanzi alla brutalità di siffatta affermazione. Io non dimentico, ma soprattutto non dimentico coloro che mi hanno fatto cibare di “ quel fresco profumo di libertà”: Chinnici, Falcone e Borsellino. Grasso, propone un ritorno al vezzo antico di istituire le Commissioni d'inchiesta, quando è notorio che sono “carrozzoni” che non hanno quasi mai approdato a nulla. La prova, l'ultima inchiesta della Commissione antimafia presieduta da Pisanu su via D'Amelio: fiume di parole per non chiarire nulla.
Ed ora, predendo spunto di Grasso, affronto la “questione” magistrati in politica. Nell'ultima tornata elettorale si è notato un accanimento terapeutico nei confronti di Antonio Ingroia. Le sirene dell'ipocrisia italica, usando l'mp3 denunciavano, ahimè, che Ingroia non avrebbe dovuto candidarsi alle politiche: strombazzavano ad ogni piè sospinto che il candidato Ingroia non poteva partecipare a competizione politiche, dimenticandosi con eclatante ipocrisia che tanti magistrati già facevano parte della politica o come Grasso, era candidato. All'unisono da Renzi alla Santanchè, l'Ingroia candidato era divenuto la panacea di tutti i mali della politica italiana. Ebbene, signora Santanchè, tra Ingroia e un “graziato” da Napolitano, di nome Sallusti, preferisco stringere la mano ad un magistrato che di certo non è peggio della mafia, ma che è moralmente integerrimo: consiglio al “graziato” di andare a leggere “La morale di Socrate”.

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