Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

giordano-pippo-web0di Pippo Giordano - 5 marzo 2013
Entrai nell'aula bunker dell'Ucciardone con la consapevolezza di trovarmi finalmente di fronte al gotha di Cosa nostra rinchiuso dietro le sbarre: lo Stato non aveva vinto, almeno quello Stato che conoscevo io. I veri vincitori eravamo noi, operai e capi mastri del Diritto Penale, ovvero poliziotti, carabinieri e magistrati. Allorquando con schiena dritta e senza tentennamenti attraversai l'aula per rendere testimonianza del mio impegno antimafia, alcuni mafiosi avrebbero commentato la mia presenza: “Stu sbirru un si vosi pigghiari i picciuli”. Appunto i soldi! Il danaro che rappresentava e rappresenta il tramite per esercitare la violenza, con la presunzione che tutto si compra e tutto si vende e che la mercificazione dell'onore e della dignità abbia la supremazia sulla morale. Ci sono uomini che si nutrono dei bisogni e delle debolezze di altri, con la convinzione di poter comprare non solo l'anima ma anche il corpo. I mafiosi lo sapevano ed è per questo che nell'esporre la magnificenza del loro potere erano convinti di piegare tutti attraverso la dazione di picciuli. E purtroppo, ahimè, talvolta ci sono riusciti, trovando terreno fertile in chi si faceva corrompere, svendendosi al “nemico”.

Ma ci sono altri individui, apparentemente non mafiosi, che emulano gli stessi comportamenti, ossia l'uso andante con brio nell'elargire denaro per fini che allo stato costituiscono processi penali o investigazioni per presunta compravendita di voti, riferibili alla vicenda De Gregorio e l'uomo dei capelli “tinciuti”, alias mister B. Sembrerebbe che per far cadere il governo Prodi, democraticamente costituito, l'uomo dai capelli “tinciuti” avrebbe dato ben tre milioni di euro al senatore Sergio De Gregorio affinché lasciasse l'IDV per ribaltare le regole democratiche.
L'uomo dai capelli “tinciuti” è lo stereotipo del genere umano che, con supponenza, ritiene di comprare la dignità di altri e lo fa con la consapevolezza d'essere il bancomat d'Italia: bancomat sempre attivo e ben rifornito.
Ma il senatore De Gregorio non sarebbe l'unico cliente del suddetto bancomat: ci sono escort, olgettine, avvocati, onorevoli, tutti animati dalla bramosia dei picciuli. Che vergogna, che Paese! Eppure, l'uomo dai capelli “tinciuti” alle ultime elezione ha avuto un largo consenso e ciò sta a qualificare che qualsivoglia azione illecita viene considerata “normalità”. Un Paese ove l'onesto cittadino Antonio Ingroia non viene eletto sol perché rappresenta la parte pulita della società, solo perché non ha riportato condanne nemmeno in primo grado e quindi non pregiudicato e quindi non accreditato nei salotti del malaffare, nei salotti dove il trasformismo politico è regola di vita. Se invece fosse stato accusato di un qualsiasi reato, meglio ancora del 416/bis, sarebbe stato osannato e acclamato con l'investitura parlamentare. Siamo un Paese in cui l'uomo dai capelli “tinciuti”, invece di vergognarsi, si esibisce con tracotanza e spavalderia, accusando la magistratura italiana d'essere “......peggio della mafia” e preannunciando una manifestazione di piazza. Siamo al ridicolo. Siamo in un Paese vuoto a perdere, senza regole e senza un briciolo di dignità: un Paese che accetta persino la normalità delle stragi, la normalità dei morti ammazzati, come se fossimo tutti in perenne catalessi, permettendo al bancomat nazionale di erogare non solo sogni ma denaro. L'ex governo Prodi sulla vicenda De Gregorio non ha nulla da dire? I partiti che componevano siffatto Governo avranno intenzione di costituirsi parte civile in un probabile processo contro De Gregorio e l'uomo dai capelli “tinciuti”? Non lo faranno! L'uomo dai capelli “tinciuti” può permettersi di comprarsi la democrazia di questa Italia. Eppoi, c'è qualcuno che si meraviglia e si offende se all'estero ci sfottono e ci prendono in giro.

Tratto da: 19luglio1992.com

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos