E intanto è polemica sul Tavolo Antimafia del Comune e l’assenza del Prefetto 

Lo scorso sette ottobre, nel Comune di Imperia, si è tenuta l’ultima riunione del Tavolo Antimafia che ha aperto ad alcune polemiche per l’assenza del Prefetto, Antonio Giaccari, sostituito per l’occasione dalla viceprefetto aggiunto Federica Bellofatto. A far notare l’assenza e ad esprimere malumore a margine della seduta sono stati i consiglieri Luciano Zarbano (Imperia Senza Padroni) e Ivan Bracco (PD), con quest’ultimo che ha evidenziato come “In una provincia con alta criminalità organizzata sia un recinto di pochi chilometri quadrati dove loro non possono operare, mentre a Ponente ci sono le famiglie radicate e a Levante lo stesso…”. 
Da parte sua il Prefetto, che di recente aveva invitato tutti i sindaci a “non abbassare la guardia nell’applicazione dei protocolli antimafia”, ha voluto spegnere le polemiche dicendo di non essere un soggetto politico e che "il contesto appropriato per parlare di questi temi è il tavolo in Prefettura”. 
Ma, la discussione si è allargata sull’utilizzo che viene fatto del Tavolo antimafia. La consigliera PD Deborah Bellotti, che ha chiesto che il Tavolo diventi una Commissione Consiliare. Un’idea condivisa anche dal consigliere Avs, Lucio Sardi per cui, allo stato attuale, il tavolo non svolgerebbe altro che una funzione di “pura facciata”, utile al sindaco Scajola "per togliersi dall’ulteriore imbarazzo (oltre a quelli derivanti da quanto emerso dal dibattimento nel procedimento penale sull’accusa di favoreggiamento nei confronti di un latitante condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, il cui reato è stato prescritto) di votare contro l’istituzione di una commissione antimafia e successivamente per piegarla a strumento negazionista della presenza del fenomeno nel territorio cittadino”.
“Negazionismo” che sembrerebbe essere condiviso anche da altri membri del consiglio comunale, come Silvia Mameli, la quale ha sostenuto che nel “Comune di Imperia non ci sono infiltrazioni mafiose” e che “non si può parlare di Bordighera, Diano Marina e gli altri Comuni della provincia come siano la stessa cosa”. 
Forse è vero che tutti i Comuni in provincia di Imperia non siano uguali, ma non si può negare che la provincia di Imperia ha dei gravi problemi di infiltrazione mafiosa in alcuni dei suoi Comuni: il Comune di Bordighera fu il secondo commissariato per mafia nel nord Italia dopo Bardonecchia. Sarà vero che la provincia è sana e solo alcuni Comuni soffrono di queste infiltrazioni? o il pesce puzza dalla testa?
I Comuni in Provincia di Imperia sembrano cadere uno dopo l’altro: nel 2011 vi fu il commissariamento della giunta dell'allora Sindaco di Bordighera di Forza Italia Giovanni Bosio accusato anche di scambio di voto, nel febbraio 2012 fu la volta di Ventimiglia col sindaco Gaetano Scullino nel 2013 fu commissariato il Comune di Vallecrosia col sindaco Armando Biasi indagato per scambio di voti.
Quello di Bordighera fu il secondo Comune sciolto per mafia nel nord Italia (e il primo in Liguria) dopo Bardonecchia in Piemonte nel 1995 e in generale il ponente ligure fu uno dei primi territori del nord a essere stati insediati dalla mafia.
Raccontiamo qui altri casi di mafia nell’imperiese.
Nel 2017 il presidente del consiglio comunale di Ventimiglia Emilio Galardini fu condannato a sei mesi di servizi sociali per compra/vendita di voti nelle elezioni amministrative del 2014. Condannato a sei mesi di reclusione per aver comprato pacchetti di voti dalla famiglia di Girolamo Greco l'ex assessore ai Servizi sociali di Ventimiglia Salvatore Spinella.
A Ventimiglia è operativo il locale collegato alle pericolose famiglie reggine dei Piromalli, e si tratta di una mafia di frontiere ultranazionale di passaggio con la criminalità della riviera francese. 
A Bordighera è attiva la famiglia Barilaro-Pellegrino proiezione della cosca Santaiti di Seminara. Presente in provincia di Imperia anche il clan De Marte collegato ai Pellegrino. A Ventimiglia nel 1947 vi era arrivato Ernesto Morabito originario da Reggio Calabria condannato per contraffazione di banconote e favoreggiamento all'espatrio clandestino, fu anche nominato Cavaliere al merito della Repubblica; a partire dagli anni sessanta si stabilirono Antonio Palamara e anche Giuseppe e Francesco Marcianò originari da Gioia Tauro. Oltre ai traffici illeciti questi gruppi criminali cercarono l'appoggio della politica a partire dall'allora presidente della Regione Alberto Teardo che alla vigilia delle elezioni del 1983 gli fu contestata la vicinanza coi Mafodda di Arma di Taggia e coi Marcianò. 
A Sanremo non mancano di certo i reati spia come moto e auto incendiate nella notte, barche incendiate e bar. Il casinò è ricettacolo di mafiosi interessati per il riciclaggio di denaro sporco e per la dirigenza stessa: come nel 1984 quando fu arrestato l'ex Sindaco di Sanremo Osvaldo Vento, nello stesso processo furono condannati Nitto Santapaola e Angelo Epaminonda per aver favorito l'imprenditore Michele Merlo per il bando di gestione del gioco d'azzardo. 
E' presente attualmente a Sanremo una propaggine della cosca Gallico di Palmi. Vi sono stati alcuni bar esplosi, tra quelli che ricordo nel 2010 era bruciato dolosamente il bar La Palma e anche il Big Ben, nel 2013 è toccato al bar ristorante "il profumo del mosto", nel 2015 il bar Alex.  
Il quartiere storico di Sanremo “la pigna” è luogo di spaccio e furti. Il night club in pieno centro "La grotta del drago" si rivelò appartenente alla rete degli imprenditori legati al clan Pellegrino e confiscato dalla Dia di Genova. Nel 2009 furono arrestati i titolari dell’armeria Calvini a Sanremo per aver venduto illegalmente armi al clan Pellegrino.
A Diano Marina non mancano episodi legati alla mafia tra cui la costruzione di un asilo con gara bandita dal Comune con i fondi del PNRR, gara vinta dagli imprenditori Giovanni Bontempo e Francesco Scirocco che sono stati arrestati per associazione a delinquere e che sono vicini al clan dei Barcellonesi della provincia di Messina. Anche il fondatore di Libera Don Luigi Ciotti ha affermato che a Diano Marina "la presenza di mafia è davvero notevole". 
Alberto Lari procuratore di Imperia ha affermato che in certe zone per lavorare " devi chiedere la protezione" a tal dei tali e che la "mafia in questo territorio c'è, ma sembra non esistere: quasi nessuno trova il coraggio di denunciare".
Perché la 'ndrangheta è particolarmente interessata alla provincia di Imperia?
Nel 2014 Rosy Bindi definì, riferendosi alla 'ndrangheta, Imperia come la "sesta provincia della Calabria".
Anzitutto la zona di confine con la Francia e la Costa Azzurra è di particolare interesse per i traffici illeciti e per i latitanti, il casinò è luogo adatto al riciclaggio di denaro sporco e terzo sono zone molto turistiche dove girano molti soldi e interessi finanziari e imprenditoriali.
E’ sicuramente molto importante la presenza di un tavolo antimafia, ma si deve avere il coraggio di guardare la realtà delle cose senza sminuire o minimizzare. 

In foto: il Comune di Imperia © Davide Papalini

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