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L’8 ottobre u.s. si è riunita la Consulta della Legalità di RE in assemblea plenaria ed è stata l'occasione per confrontarci su progetti di ampio respiro da attuare con le scuole e sul lavoro che vengono portati avanti nei diversi "tavoli" che affrontano temi specifici. Un confronto costruttivo che abbiamo apprezzato.
Fino a quando si è arrivati all' ultimo argomento da trattare: l'eventuale reintitolazione di Viale Città di Cutro, come proposto dall'ex prefetta De Miro.
Il sindaco Massari, pur precisando che la Giunta deciderà nel merito tra qualche settimana e che sarebbero stati considerati anche i pareri espressi nell'assemblea, ha tuttavia comunicato in premessa che il nome della via succitato non verrà modificato, ma in qualche modo integrato. Una scelta che, come abbiamo gia' dichiarato più volte nei diversi comunicati stampa e ribadito in sede di Consulta, non condividiamo e non comprendiamo.
In questi mesi abbiamo riflettuto molto, confrontandoci al nostro interno, stimolati anche dalle opinioni di persone autorevoli che si sono espresse sulla questione e ci siamo convinti sempre più che Via Città di Cutro dovrebbe essere rimossa dalla toponomastica di Reggio Emilia. Risulta chiaro che quel nome in quella via fa ricadere sulla nostra città e territorio l’imprinting della ‘Ndrangheta.
A nostro avviso, stiamo perdendo un'occasione per cancellare un errore del passato.
Crediamo infatti che l'invito di De Miro volesse essere uno stimolo per istituzioni e società civile, a rileggere la nostra storia recente e trarne insegnamento, per contrastare con forza la criminalità organizzata, tutt'altro che sconfitta, nel nostro territorio. Anche a partire da un atto simbolico, perché i simboli contano e inviano messaggi potenti.
Come evidenziano le sentenze del maxi processo Aemilia, "Cutro" è diventato un riferimento diretto alla 'Ndrangheta locale (non a caso, visto che la stragrande maggioranza degli imputati del maxi processo Aemilia è di origine cutrese) e come tale è stato recepito dall'opinione pubblica.
È evidente, volenti o nolenti, che il nome di quella via oggi ammicca ai boss mafiosi che hanno infiltrato la nostra comunità e che possono vantare quel nome come segno di conquista del territorio, piuttosto che onorare i Cutresi onesti che, naturalmente, hanno contribuito al bene comune.
Non c’è dubbio alcuno che quel nome vada cambiato. Crediamo che nessuno sospetti l'ex Prefetta di razzismo.
E’ evidente che il suo intento non sia discriminatorio, ma costruttivo: un invito a ragionare su come la nostra citta' vuole essere rappresentata, dunque anche su simboli giusti, coerenti con i valori in cui ci si riconosce, perche' i nomi dei luoghi non sono neutri, raccontano chi siamo, la nostra storia e quale futuro immaginiamo.
Siamo sicuri che la soluzione prospettata, "di mediazione" ci dicono, sia quella giusta , in cui la citta' si riconosce? Noi lo diciamo chiaramente, come attivist* antimafia e come cittadin* : non ci piace un simbolo che sicuramente lusinga i boss locali, come i Sarcone e i Grande Aracri.
Auspichiamo dunque un ripensamento dell'Ammistrazione Comunale e un sostegno in questo senso da parte delle forze sociali e della societa' civile, nella convinzione che una scelta politica coraggiosa sarebbe una forma di riscatto collettivo e simbolico di tutta la comunita' onesta, senza distinzioni di provenienza.

In foto: la piazza centrale di Reggio Emilia 

 

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