Nel sentire parlare Licia Ronzulli, nel pieno delle sue funzioni e del ruolo istituzionale che rappresenta, viene la nausea. E non certo per quella sconveniente parola - di cui sicuramente non ci scandalizziamo per via del suo uso eccessivo che se ne fa nella società civile - ma per il rispetto dovuto al luogo nel quale è stata pronunciata e cioè in pieno parlamento, in particolare la Camera dei deputati, presieduta, in quell’occasione, proprio dalla vice-presidente Licia Ronzulli. Quella parola peraltro è stata accompagnata da un gesto particolarmente sguaiato che non si addice certo ad una signora, figuriamoci poi se questa signora ricopre la carica di vice presidente della Camera dei deputati. Non voglio fare il ‘bacchettone’, perché non lo sono e nessuno mi riconosce come tale. Ma che questa parola venga utilizzata in parlamento è intollerabile.
La nostra Costituzione della Repubblica afferma che il parlamentare dovrà esercitare il suo ruolo e le sue funzioni con dignità ed educazione. E mi pare evidente che, sempre in questa occasione, la presidente non abbia fatto caso né all’una né all’altra delle citate qualità. Per tale motivo, la Ronzulli dovrebbe andare immediatamente a casa e ritirarsi a vita privata. Fausto Bertinotti - la cui eleganza nel ‘fare’ e nel ‘dire’ è impareggiabile, sostiene che la dignità e l’educazione sono elementi obbligatori per un deputato o senatore. Cioè, ognuno di noi può essere quello che vuole: volgare, pacchiano, maleducato; ma non quando esercita un ruolo pubblico come quello della Ronzulli.
Condivido il pensiero di Bertinotti non senza però osservare che chi è volgare lo è e basta e dimostra di esserlo in tutte le occasioni, anche se le sue performance si presentano falsamente ripulite per ingannare chi ascolta.
A dare sostegno a questa tesi interviene un altro aneddoto; riguarda il senatore Donzelli - noto per la sua eccessiva e insopportabile verbosità - il quale nel rispondere ad una domanda di un giornalista nel corso di un incontro per strada, senza pensarci neanche un po’, lo apostrofa con una espressione molto volgare che esprime fino in fondo le peculiarità del senatore. E il fatto di averla pronunciata per strada, e non in un luogo istituzionale, non l’assolve dai giudizi che ciascuno può dare su di lui come senatore ma anche come uomo.
Mi astengo volutamente dal ricordare qui per iscritto la frase incriminata. Non occorre, perché si è tanto pronunciata da essere divenuta virale (come si dice oggi).
Allora io mi chiedo dove siano finiti i parlamentari del tipo di De Gasperi, Togliatti, Moro, Berlinguer, Nenni, (ma anche altri parlamentari dei nostri giorni) che hanno sempre operato nel massimo rispetto del luogo-istituzione ma soprattutto da uomini rispettosi nei confronti del proprio avversario politico, sia esso un parlamentare, un giornalista, un magistrato o anche un uomo qualunque.
Ma tant’è!
Ritornando alla Ronzulli voglio dire che il suo comportamento appare come un atto preciso di comportamento che la presidente voleva dare all’aula ma soprattutto alla collettività. Ha voluto dimostrare al popolo italiano di essere la padrona di Montecitorio e di sapere esercitare molto bene il potere che sprovveduti parlamentari le hanno messo in mano.
Il fatto di avere esternato, nel luogo più istituzionale che esiste, nel quale si gestisce la volontà popolare, la propria risolutezza di “fregarsene” delle questioni che stava trattando un collega, in primo luogo, non l’assolve dal giudizio di maleducazione ma soprattutto evidenzia quanto la Ronzulli non sia idonea per quel l’incarico. I casi dunque sono due: o la Ronzulli è tanto ignorante da non conoscere la nostra Costituzione, oppure lo ha fatto deliberatamente per mettere in mostra il proprio potere. La Ronzulli rappresenta l’esatto contrario di quello che è il modello di presidente della Camera perché quando rifiuta di ascoltare l’intervento del collega parlamentare, vìola la nostra Costituzione perché è proprio in quel luogo che viene esercitata la democrazia.
Dunque è lecito chiedersi: da dove viene tutto questo potere? quali scuole ha frequentato la Ronzulli? E Donzelli? Qual è la loro formazione politica? Attenzione! dico di lei o di lui come di tante o tanti altri parlamentari. Alla fine, comunque, la risposta non è difficile perché il potere - meglio ancora lo strapotere - è figlio dell’ignoranza. E l’ignoranza non manca certo nell’attuale classe politica e dirigente.
Il senatore Donzelli, usando quell’espressione improvvida ha negato il diritto di cronaca ad un giornalista che stava svolgendo il proprio lavoro. Quella frase volgare definisce in effetti non solo l’uomo ma anche il politico; e come senatore tradisce la fiducia di chi lo ha eletto.
Quando un parlamentare o comunque un funzionario dello Stato esercita funzioni pubbliche, dai latini, era detto “munus publicum”; cioè colui che svolge funzioni istituzionali - o nei luoghi istituzionali - che ha responsabilità in forza di un mandato che i cittadini gli hanno attribuito nell’interesse della Comunità.
E’ per questo che non riesco a comprendere come sia possibile che un parlamentare che, per di più, esercita il ruolo di vice-presidente della Camera, possa dichiarare in aula che non gliene ‘frega’ nulla delle dichiarazioni dei deputati presenti, ben sapendo (o forse ne era all’oscuro?) invece, che è proprio quello il suo compito: ascoltare, vigilare su qualunque cosa per garantire ai cittadini un corretto iter legislativo e perché le leggi e qualsiasi altro provvedimento legislativo, arrivino ai cittadini, corretti e trasparenti.
Perché lo fa? ci si chiede. Anche Donzelli perché pensa di potere affrontare il proprio mandato con la solita arroganza, con i toni alti e con dichiarazioni intimidatorie ai giornalisti, impedendo loro di esercitare il proprio diritto di cronaca e d’informazione?
Eppure è questa l’attuale realtà. Questi signori si avvalgono del potere che il popolo gli ha dato.
I nostri padri costituenti – che avevano capacità previsionali inaudite – immaginando che comportamenti inadeguati potessero in futuro verificarsi, avevano risolto il problema, introducendo nell’art. 54 della nostra Carta Costituzionale, quel principio secondo il quale chi esercita la funzione pubblica, deve farlo con “disciplina e onore”.
Peraltro, i colleghi di maggioranza della Ronzulli, non aspettavano altro che potersi congratulare con la presidente; tutto sommato, anche questo fatto non fa altro che rafforzare l’idea di Stato oligarchico, autoritario, sovranista… (fate voi quale aggettivo scegliere), dei quali Giorgia Meloni è molto simpatizzante (per usare un eufemismo). E poi, non scordiamoci che l’obiettivo a cui punta è quello di distruggere la Costituzione che rimane, per Giorgia, un ostacolo notevole che vieta, in sostanza, di portare avanti tutte quelle riforme che li aiuterebbe a raggiungere più velocemente l’obiettivo.
D’altronde già con le riforme approvate e operative, ci si domanda a cosa si sia ridotto il Parlamento italiano visto che, perfino la legge di bilancio, molto spesso viene approvata senza alcun emendamento, senza alcuna discussione sulle varie proposte e, soprattutto, con il voto di fiducia.
Cosa succede a questo punto? Succede che la Costituzione viene violata pesantemente; la comunità viene ingannata; il Parlamento litiga in aula al punto da giungere allo scontro corporale (ma per discutere cosa?); il capo del governo è finalmente libero di volare per il mondo con il jet di Stato, autoassegnandosi quel ruolo di mediatore di pace in questo mondo che va a fuoco; la Meloni però avrà nel frattempo stretto amicizia con i vari capi di governo. D’altro canto a cosa potrebbe servire la sua presenza in patria se non trovarsi accanto Salvini a mettere il bastone fra le gambe?
In questo quadro così desolante quanto preoccupante, nasce la trappola ordita dal Governo, il quale trova, davanti a sé campo libero per approvare tutte le riforme del programma della maggioranza, senza che nessuno se ne sia accorto.
Avete presente quel famoso gol segnato qualche giorno addietro, da un calciatore della Germania, nell’ultima partita giocata contro l’Italia? La Germania aveva guadagnato un calcio d’angolo e dopo averlo tirato, ne guadagnò un secondo; ma i nostri azzurri erano improvvidamente impegnati in una discussione inopportuna, mentre la squadra avversaria si trovava il pallone in mano e la porta vuota davanti agli occhi; cosa doveva fare quel fortunato giocatore tedesco se non tirare il corner e segnare a porta vuota?
Nessuno degli azzurri si è accorto di niente se non che avevano subito il terzo gol.
Ecco, l’Italia di questo triste momento è questa: il governo opera in tutta tranquillità mentre tutti gli altri sono distratti e discutono del nulla, voltando le spalle alla porta.
“Mentre a Roma si discute, Sagunto viene espugnata”. Non voglio apparire menagramo, ma così rischia di finire la nostra democrazia per dare spazio ad una nuova democratura.
Per tutto questo e tanto altro, dobbiamo rimanere uniti, dobbiamo sostenere i parlamentari onesti partecipando al dibattito pubblico per non dare spazio ad una classe politica e dirigente ignorante e supponente.