Egregio Ministro Salvini,
scrivo anche a lei – tramite Posta Elettronica Certificata – nella speranza che almeno lei, o chi per lei, legga questa mia lettera e prenda tutti i provvedimenti del caso.
Manderò pure questo mio scritto ai giornali, nella speranza che i loro lettori riflettano su quanto sto di nuovo denunciando pubblicamente, pur senza fare alcuno “scoop”.
Se si domanda il perché di questi “anche”, “almeno”, “pure”, “di nuovo”… gliene spiego subito il motivo.
Giovedì scorso, una settimana fa esatta, ho inviato una PEC al Presidente della Regione Siciliana. Senza, com’era prevedibile purtroppo, ricevere alcuna risposta. O, almeno, uno straccio di riscontro. Oltre la notifica di avvenuta consegna della Posta Elettronica Certificata, intendo.
Non ripeterò a lei le stesse cose che ho scritto al Presidente della MIA Regione. No, mi basta solo farle un breve riassunto.
Glielo faccio da un paese della provincia di Siracusa, Palazzolo Acreide, di cui lei ha assaggiato la salsiccia (presidio Slow Food) che le ha portato in dono l’allora e attuale sindaco di questo Comune.
Mi perdonerà se io non ho fatto salti di gioia quando ho (ri)visto la foto che trova in allegato a questa PEC, già pubblicata dai giornali all’epoca in cui si svolse quell’episodio. Sa com’è… io sono vegetariana.
Ma torniamo a noi. Mi è capitato spesso di pensarla nella sua nuova veste di Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti. Soprattutto perché, come lei ben saprà, la MIA regione è quasi del tutto sprovvista di infrastrutture.
Non mi riferisco all’opera faraonica del Ponte sullo Stretto di Messina. No. Non voglio parlare del progetto che sembra stare più a cuore a lei. Voglio parlare dei progetti che stanno più a cuore a me.
Quali? Per illustrarglieli, le faccio un esempio. E lo prendo in prestito dalla mia vita. Tra due giorni — sabato 8 febbraio — dovrò recarmi, per motivi di lavoro, a Castelvetrano. In provincia di Trapani.
Da Palazzolo Acreide, in provincia di Siracusa, non mi conviene arrivare fino a Palermo (nonostante sia la città in cui sono nata, cresciuta e ho vissuto fino a cinque anni fa), superarla e imboccare l’“autostrada” Palermo-Mazara del Vallo. La A29, quella totalmente priva di aree di servizio per il rifornimento di carburante.
Non mi conviene non solo perché rischierei di rimanere con il serbatoio vuoto, ma anche perché dovrei percorrere centinaia e centinaia di chilometri prima di arrivare a destinazione.
Ho deciso, quindi, di percorrerne “solo” 260 (circa) di chilometri. Ma lo farò lungo la costa sud della Sicilia. Mancante delle nostre “autostrade” ma, in compenso, piena zeppa di “trazzere”.
Le “trazzere”, Ministro, anticamente erano strade a fondo naturale. Venivano utilizzate per il trasferimento degli ANIMAli (come li indico io, perché dotati di ANIMA) dai pascoli invernali delle pianure ai pascoli estivi delle montagne. Praticamente, delle strade di campagna. Noi Siciliani, che teniamo tanto alla nostra storia e alle nostre tradizioni, le abbiamo conservate. Com’erano a quel tempo. E le percorriamo ogni giorno.
Io lo farò sabato 8 febbraio, come le ho già scritto prima. Giorno in cui pare sia prevista un’allerta meteo in Sicilia, per via di piogge molto abbondanti. Non nubifragi, mi auguro. Perché, in una condizione del genere, rischierei persino di morire durante il viaggio.
Se così fosse, Ministro, morirei tranquilla al pensiero di avere fatto in tempo a inviarle questa PEC.
Ne faccia ciò che ritiene più opportuno. Io ritengo di doverla rendere pubblica. Come fosse una sorta di mio testamento… e ai posteri l’ardua sentenza.