Giorno 8 ottobre 2024 con l’associazione “la tazzina della legalità” si è svolta la conferenza stampa, ed uno dei punti dell’ordine del giorno trattava lo spinoso argomento sui Testimoni e Collaboratori. L’argomento è complesso, da sempre, il sistema di protezione, ha riscontrato molte lacune, da sempre si evidenzia, che la legge n. 82/91 creata da Giovanni Falcone e Antonino Scopelliti, testo che ha introdotto la possibilità per i collaboratori e testimoni di giustizia ed i loro familiari, di fruire di un programma di protezione, dovrebbe essere modificata, cosa che in parte è stata fatta nel 2018, ma che in sostanza non ha avuto il risultato sperato, in certi versi, su alcune cose ha peggiorato la situazione, ma oggi non siamo qui per contestare la modifica, oggi siamo qui per evidenziare uno stato di malessere, perché non solo non si modifica la legge, sburocratizzandola, ma o non si applica o la si vuole stravolgere con circolari ed informative, che vengono applicate, di fatto, disattendendo la legge stessa.
Quando parliamo di Testimoni e Collaboratori, non parliamo solo della singola persona, ma alle loro spalle, ci sono famiglie intere, mogli, compagne, figli, addirittura bambini nati durante la permanenza in programma che nulla sanno di essere inseriti in un programma di protezione. Purtroppo, tutto questo, non è conosciuto dalla gente comune, anzi, in molti pensano che chi è protetto viva una vita da nababbo, con agi a carico dello Stato, trastullandosi nel dolce far niente, ma vi assicuro che non è così, dato che ho vissuto sulla mia pelle, prima l’Alto Commissariato e poi il Servizio Centrale di Protezione. Le persone protette, hanno una serie di limitazioni, che il Servizio Centrale di Protezione imputa alla sicurezza, ma così non è, parlo dei giovani che non possono andare in un campo scuola, non possono accedere alle cure sanitarie necessarie, non hanno psicologi liberi e incondizionati dal volere del Servizio Centrale di Protezione, ma tanto altro. Dico questo, perché dopo la conferenza stampa dell’8 ottobre, dove si evidenziava, che Collaboratori pronti ad essere capitalizzati e pronti a riprendersi la vita nelle loro mani, di fatto, si sono ritrovati in mezzo ad una strada, senza soldi, senza casa, ma cosa ancora più grave, senza cambio di generalità, quindi rintracciabili ed a rischio di vita.
Dopo pochi giorni, spunta un’informativa, fatta notificare, alla popolazione protetta, dopo la nostra conferenza stampa, (tra l’altro non firmata e non si sa chi l’abbia partorita), l’oggetto della suddetta dice “Applicabilità all’istituto delle capitalizzazioni delle misure assistenziali dell’art. bis del D.P.R 29 settembre 1973, n. 602”. Avete capito bene, si notifica un’informativa applicando una legge del 1973, su una legge del 91, come se il legislatore avesse una sfera magica, con la quale avrebbe previsto l’applicabilità, disattendendo la legge sui collaboratori, ovvero, si disattende una legge dello Stato, in nome di un’informativa che si rifà ad una legge di diciotto anni prima!
Un’informativa che non può in nessun modo essere applicata al posto di una legge, poi per non parlare che proprio come dice l’informativa, la capitalizzazione è una misura assistenziale, pertanto, come tutte le forme assistenziali, non può essere pignorabile per pagare debiti accumulati dai protetti, debiti che si accumulano anche in virtù della permanenza nel programma, come succede agli imprenditori, che vengono sistematicamente dichiarati falliti a causa dell’incuria di un sistema che non protegge gli interessi di queste persone ed al momento della fuoriuscita del programma, non solo si trovano con un carico di debiti che non potranno estinguere neanche in dieci vite, ma trovano chi invece di applicare la legge per un reinserimento socio lavorativo, li lascia senza mezzi, senza un cambio di generalità, pronto per essere ammazzato unitamente alla propria famiglia, perché cosa ancora più grave è che al collaboratore, viene imposto di intestarsi l’alloggio dove dovrebbe vivere con la famiglia, ricordo a me stessa ed ai presenti che i collaboratori sono persone interdette dai pubblici uffici, non possono fare atti notarili, perché dopo pochi giorni lo stato glieli toglierebbe, anche se hanno saldato il debito. Sapete tutti che basta fare un semplice accesso online e si sa dove questa persona abita e sarà facile da rintracciare.
Si è tanto parlato del caso di Marcello Bruzzese, si è detto che era stato trovato perché aveva messo il nome sul campanello della porta, addossandogli ogni responsabilità ed è stato dimostrato che non è stato così, ma oggi, con un’informativa che ripeto non ha valore giuridico, lo Stato fa intestare un’immobile ai collaboratori, rendendoli individuabili. Noi come associazione abbiamo acquisito l’informativa, la abbiamo letta e analizzata, unitamente a professionisti, la abbiamo divisa in 5 commi, per ognuno abbiamo trovato dei riferimenti giurisprudenziali, che sconfessano l’informativa. Non vogliamo far passare l’idea che chi ha i debiti e collabora, non li debba pagare, ma ci sono diversi modi per poterli estinguere, sicuramente non mettendoli in pericolo di vita. Ultima cosa, non per importanza, anzi penso sia importantissima, come associazione, abbiamo chiesto diverse volte, un incontro con il Ministro Piantedosi, anche sollecitandolo, ma non abbiamo ricevuto risposte, restiamo sempre in attesa di un confronto che possa dare un freno a chi ha ideato questa famosa informativa, con la speranza che sia stato fatto in buona fede e non da un servo infedele dello Stato, inoltre è nostra intenzione sollecitare il Ministro anche a costo di stalkerizzarlo, fino a quando non troverà un po' di tempo per la popolazione protetta da sempre dimenticata.
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