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Rosario Pio Cattafi lo conoscono in molti: i più per la condanna con sentenza definitiva a 6 anni di reclusione per associazione mafiosa (fino al 2000), i meno per essere anche il proprietario privato di quasi cinque ettari nella Baia di S. Antonio a Capo Milazzo - compresa anche la torre Saracena - confinanti proprio con la baronia dei Lucifero.
Proprietà che Cattafi - definito tra l’altro uomo-cerniera tra criminalità mafiosa catanese e barcellonese e pezzi deviati delle istituzioni dalla sentenza della Corte d’appello di Reggio Calabria - avrebbe rivendicato ufficialmente nell’estate del 2021, come si apprende da un verbale della Fondazione Lucifero.
All'epoca il presidente era l'avvocato Vincenzo Ciraolo: "In ordine al punto 18, viene esibita la richiesta avanzata in data 28/6/2021" da Rosario Pio Cattafi "proprietario assertivamente del 50% indiviso della Torre Saracena prospiciente la Baia di Sant'Antonio, ai fini della consegna di una chiave del lucchetto posta sulla Via Faro per potere così 'continuare ad esercitare il diritto di passaggio'", si legge nel documento.
Il Consiglio all'epoca dispose di rinviarne l'esame "in attesa della verifica di adeguati titoli da parte del richiedente".
In seguito il 27 settembre del 2021 Antonio Mazzeo, attivista e saggista, pubblicò una sua documentatissima inchiesta su 'stampalibera.it' dalla quale scaturì - il 27 maggio 2022 - l'indagine della Procura della Repubblica di Barcellona Pozzo di Gotto relativamente alla presunta infiltrazione criminale-mafiosa a Capo Milazzo in particolare per la baia di sant’Antonio. L’inchiesta, come riportato dalla 'Gazzetta del Sud', venne affidata ai militari della Compagnia della Guardia di finanza del capoluogo mamertino che avrebbero sentito “numerose persone informate sui fatti”; questo dopo aver acquisito ampia documentazione.
Il giorno dopo, cioè il 28 maggio, sempre la 'Gazzetta del Sud' riportò le parole della presidente della Fondazione Maria Teresa Collica: "Il Cda, nella completezza dei suoi membri, della Fondazione Barone Giuseppe Lucifero di S. Nicolò, di cui sono attualmente presidente, nel chiaro perseguimento di principi di legalità, esprime piena fiducia nell'azione della magistratura e degli inquirenti e precisa che farà tutto il possibile, per quanto di propria competenza, per difendere quest'area da possibili ingerenze esterne che ne offendono l'integrità".
La vicenda, intanto, non fece che fermentare nel sottobosco dei conflitti interni al Consiglio di amministrazione, fino a esplodere. Quel che all'inizio sembrava una semplice divergenza d'opinioni si trasformò in una frattura insanabile, che divise il Cda.
Nel memoriale del 16 giugno del 2023 Collica ricordò che propose "ai consiglieri (pochi giorni dopo la condanna definitiva di Cattafi ndr) di formalizzare un invito alla Prefettura e alla Procura della Repubblica per fare chiarezza sull'eventuale provenienza illecita di quel terreno per l'adozione degli atti conseguenziali.
Precisai, in quell'occasione, che avrei potuto formalizzare la richiesta anche solo con la mia firma di Presidente della Fondazione. Senza voler sindacarne le ragioni, segnalo che in quell'occasione non solo non trovai la condivisione dei consiglieri, ma venni diffidata anche dall'agire nella qualità di Presidente".
Quale fu la vera ragione di questo smarcamento? Ancora più inquietante è il fatto che Collica sia stata esplicitamente diffidata dal muoversi anche da sola, come Presidente. Ma la vera sorpresa arrivò due mesi dopo.


L'inesistente festa di laurea del figlio di Cattafi nei locali della Fondazione

Il 24 agosto 2023 'oggimilazzo.it' pubblico un'intervista del neo presiedete della Fondazione, Franco Scicolone in cui chiese a mezzo stampa (perché non si fece nelle sedi opportune?) alla professoressa Collica se era "a conoscenza che il figlio del signor Rosario Cattafi, festeggiò 10 anni or sono il conseguimento della laurea in giurisprudenza, proprio in locali di proprietà della Fondazione Lucifero e l’identità dell’amministratore ovvero del dipendente della stessa, che concedettero l’autorizzazione".
La replica del figlio di Cattafi, l'avvocato Alessandro, non si fece attendere: Scicolone "ha fatto cenno alla mia persona narrando fatti inesistenti. Il sottoscritto non ha mai festeggiato alcun evento alla fondazione Lucifero, men che meno la propria laurea, conseguita nell‘anno 2000 e non dieci or sono come mendacemente affermato". Alessandro Cattafi ha poi scritto che Scicolone ha commesso (in buona fede) "l'imprudenza di voler 'mascariare' le precedenti gestioni, riportando notizie di pura fantasia".
Anche se l’evento non è mai avvenuto una domanda sorge spontanea: perché si è fatto ricorso alla stampa e non alle sedi ufficiali? Si è tenuto conto del grave rischio di discredito ai danni di Collica?
E così, mentre la Fondazione Lucifero si trova a dover fronteggiare indagini, accuse, spaccature interne spunta dal nulla la festa di laurea fantasma del figlio di Cattafi (mai avvenuta), perfettamente inserita nel clima surreale di questi eventi. Alla fine, mentre gli inquirenti cercano di fare luce sulla baia di Sant’Antonio si resta con un’unica certezza: a Capo Milazzo, la realtà si mescola spesso con la fantasia – e a volte, con esiti decisamente grotteschi.

Immagine di copertina generata con l’IA

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