Un progetto nato da una sedicenne dell’IIS Perlasca e presentato dalla sua classe a compagni e professori: “Abbiamo fatto riflettere tutti”
“La mafia uccide, il silenzio pure” è una delle frasi più rappresentative di Peppino Impastato, giornalista e giovane militante comunista di Cinisi, ucciso da Cosa nostra il 9 maggio 1978. Peppino, figlio ribelle del mafioso Luigi Impastato, spezzava il silenzio della sua comunità, schiacciata dal tallone del boss Gaetano Badalamenti, con manifestazioni, articoli di giornale (fu fondatore de “L’idea socialista”), performance artistiche, programmi radio (celebre è la sua “Radio Aut”) e sano impegno politico. Un impegno per il quale Peppino, dopo 15 anni di lotta di strada contro la mafia, venne rapito, massacrato di botte e fatto saltare in aria sui binari ferroviari di Cinisi. Le sue idee rivoluzionarie, però, non sono morte con lui perché queste, come diceva il giudice Giovanni Falcone, “restano e camminano sulle gambe di altri uomini”. Nella storia che vogliamo raccontare oggi, però, le idee di Peppino sono camminate sulle gambe di ragazzi e ragazze. Sono gli alunni della 2^BS dell’IIS Giacomo Perlasca di Valle Sabbia (Brescia), situato a due passi dal bellissimo Lago d’Idro. Questi giovanissimi, ancora minorenni, proprio in onore di Peppino, hanno inscenato uno spettacolo a scuola dal titolo “La mafia uccide, il silenzio pure” per lanciare un messaggio di legalità ai loro compagni e ribellarsi, a loro modo, contro la mafia presente anche in Lombardia, come accertano le inchieste e come intuì, già a suo tempo, il grande Andrea Camilleri nel libro “La Linea della Palma”. L’idea di creare uno spettacolo da presentare alle altre classi e ai docenti è partita da una ragazza, Aicha El Hamli, 16 anni. Tutto è iniziato a febbraio dello scorso anno quando due docenti hanno assegnato alla classe di Aicha un’attività riguardante alcune vittime di mafia. “Ognuno ha ripercorso la storia di quest’ultime realizzando delle presentazioni”, ricorda la giovane. “La loro storia è stata in grado di toccarci nel profondo. Così, molto toccata dall’argomento, ho proposto alla classe questo meraviglioso progetto”. Il nostro, spiega, “è uno spettacolo basato su mini-reading, dialoghi tra vittime di mafia, lettere e poesie”.
Gli studenti hanno iniziato con la divisione dei compiti. “Ci siamo divisi in gruppi”, raccontano. “C’era chi si occupava della realizzazione di video con foto inerenti all’argomento, chi si occupava di scrivere le storie di vittime che ci hanno colpito di più, per poi creare un dialogo con protagonisti Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e Rocco Chinnici. C’era anche chi si occupava di scegliere ed imparare canzoni, chi ha avuto l’idea di integrare la lettura di poesie e lettere, infine chi ha organizzato l’intera mattinata preoccupandosi anche del materiale audiovisivo”. Un’organizzazione completamente autonoma portata a termine il 27 maggio, nella settimana che visto le commemorazioni della strage di Capaci e quella dei Georgofili. Armati di coraggio e voglia di mettersi in gioco, il 27 maggio lo spettacolo della 2^BS è andato in scena nell’Aula Magna della scuola, davanti ai compagni più grandi di III e IV superiore e davanti ai vari professori.
“Basandoci sulla storia di alcune vittime di mafia, abbiamo selezionato la storia di Anna Nocera, Peppino Impastato, Lea Garofalo e Don Giuseppe Diana. Il modo migliore per raccontare la loro storia è stata quella di presentarla in prima persona, ripercorrendo passo per passo le loro vite fino ad arrivare alla tragica morte”, dice Aicha. “Durante l’esposizione al pubblico, eravamo profondamente toccate perché era come se ciò che queste persone hanno dovuto patire, tutte noi l’avessimo provato sulla nostra pelle. Al termine di queste letture, il gruppo canto ci ha fatto riflettere con la canzone ‘Pensa’ di Fabrizio Moro. Per non parlare della lettera scritta dalla moglie del giudice Paolo Borsellino, colma di speranza per un futuro migliore o della poesia scritta dall’artista Jovanotti come omaggio alla strage di Capaci”. Il tutto si è concluso “con un dialogo tra Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e Rocco Chinnici a tratti divertente e a tratti interessante”, spiegano. “La mafia uccide, il silenzio pure” ha avuto un grande successo nell’Istituto. “Abbiamo fatto riflettere tutti i giovani, noi compresi, su quanto sia importante mantenere il ricordo vivo di uomini e donne che hanno fatto la differenza”.
“Oltre al far riflettere - racconta la classe - per noi è stato importante trasmettervi il messaggio di non prendere sottogamba il fenomeno mafioso”. I giovani hanno voluto citare la frase con cui Borsellino spronava la società civile ad impegnarsi nella lotta alla criminalità organizzata: “Imparate a parlare di mafia, parlatene dove volete, quando volete, l’importante è che lo facciate”. E aggiungono: “Manteniamo il ricordo vivo dentro di noi e impegniamoci a ripercorrere i passi degli eroi che ci hanno lasciati”.
“Abbiamo lavorato sodo per lanciare un messaggio ai nostri coetanei e questo messaggio sembrerebbe arrivato”, dice Aicha che da grande, confessa, vorrebbe fare la giornalista, proprio come Peppino.