Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

L'INTERVISTA. Proseguiamo il nostro percorso dopo l'arresto di Matteo Messina Denaro. Dopo Sonia Alfano e Luciano Traina abbiamo raccolto il punto di vista di Mario Ravidà, già commissario della Polizia di Stato. ma è effettivamente finita l’epoca delle stragi? «Potrebbe ripetersi. Potrebbero cominciare a vendicarsi, come ha fatto Riina. Se non escono dal carcere temo possa succedere qualcosa di brutto, perché questi si vendicano. Non solo soli, fuori hanno ancora tutto il clan».

 

- «L'arresto di Messina Denaro è una sceneggiata»

- Matteo Messina Denaro, parla Sonia Alfano: «La politica si occupi seriamente di lotta alla mafia»

- Dopo l'arresto di Messina Denaro: «Faccia i nomi delle coperture politiche ed istituzionali che hanno garantito la sua latitanza»


«L'arresto di Matteo Messina Denaro è strano, per determinati episodi che mi hanno lasciato perplesso». Dopo le parole di Sonia Alfano (“La politica si occupi seriamente di lotta alla mafia”) e di Luciano Traina (“L’arresto di Messina Denaro è una sceneggiata”) abbiamo raccolto il punto di vista di Mario Ravidà, già commissario della Polizia di Stato.

Ma quali sono queste perplessità? «Baiardo è un mago, il nuovo mago Otelma. È andato a specificare anche le modalità di questo arresto, ha detto che si farà una arresto eclatante, specifica, parla di “regalino” in cambio della fuoriuscita dal carcere perché “sono giovani ed è giusto che escano”.


A chi si riferiva Baiardo, personaggio molto vicino ai mafiosi Graviano?
«Ma si riferiva a Berlusconi, è chiaro…»

Qual era il riferimento ai “giovani” in carcere?
«Si riferiva ai Graviano, perché è un uomo dei Graviano. Quello che risulta strano in questa storia è che un mafioso una cosa del genere non l'avrebbe mai detta. C'è qualcosa che sfugge e che non si capisce bene.»

Cosa sfugge?
«Hanno voluto far sapere all'esterno questo arresto eclatante che si doveva fare, che poi è successo con le modalità e i tempi che dice Baiardo. Ed è molto strano. Poi anche il modo con cui è stato preso…»

Può spiegare meglio?
«Era da solo, senza nessuno che faceva da scorta. Un boss di quel calibro non cammina così.»

Ritorniamo a Baiardo, perché certe cose non si possono dire?
«In Cosa nostra non funziona così.»

Qual è, allora, la ratio? Perché vengono pronunciate queste parole da Baiardo?
«Per un ulteriore ricatto.»

Cioè?
«Per dire “signori miei, noi diremo tutto. Come stiamo dicendo ora dell’arresto, se non ci accordate tutto quello che abbiamo chiesto da tempo, perché vogliamo uscire dalla galera, noi diremo tutto. Siamo in grado di dire questo ed altro”. E allora c’è qualcosa dietro che, in questo momento, qualcuno deve avere paura

In che senso?
«Se il Governo dovesse prendere posizione, cioè non accettare nessun tipo di accordo, per quanto riguarda l'abolizione dell’ergastolo ostativo, o perlomeno di trovare quelle condizioni che possono permettere l’uscita dal carcere, anche in permesso una volta ogni tanto, allora qualcosa può succedere, anche di brutto. Purtroppo. Speriamo che questo non possa accadere mai e che ci sia la fermezza da parte governativa, affinché si esce dal carcere quando finisce la pena. E se hai l’ergastolo ostativo te lo devi fare tutto. Se ciò non dovesse accadere ci troveremo di fronte al fallimento della lotta alla mafia che, forse, non c'è mai stata realmente.»

Che significa “può succedere qualcosa di brutto”?
«Il periodo stragista è finito nel momento in cui si arrestano gli stragisti, appunto i Graviano, Riina. E va in atto il patto, l'accordo, la trattativa che, come da sentenza, è stata riconosciuta. In uno Stato serio, che dice di non essere mai sceso a patti e di non aver avuto accordi, si dovrebbe suscitare, come dice Di Matteo, nell'opinione pubblica e in quelli che sono ai vertici delle istituzioni un risentimento. È morta gente. Non dobbiamo dimenticare che dopo la trattativa hanno fatto altre tre stragi e stavamo facendo un'altra strage eclatante di 500 carabinieri che, fortunatamente, non ha mai funzionato quel telecomando (Roma, Stadio Olimpico, gennaio 1994, nda).»

Non è finito il periodo stragista?
«Potrebbe ripetersi. Potrebbero cominciare a vendicarsi, come ha fatto Riina. Se non escono dal carcere temo possa succedere qualcosa di brutto, perché questi si vendicano. Non solo soli, fuori hanno ancora tutto il clan.»

È normale quel tipo di arresto? È normale non vedere le manette ai polsi di Matteo Messina Denaro?
«L’arresto di un latitante non si fa in questo modo. Specialmente se stiamo parlando del numero uno di Cosa nostra. Un arresto del genere lo fanno due o tre persone, in borghese. Poi altri cinque o sei persone danno la copertura nel momento in cui tu operi. In quel contesto c’erano cento uomini, hanno circondato tutto. E che dovevano fare? Quando prendevamo i latitanti, quando prendevamo i terroristi eravamo in due o tre. Li mettevamo in macchina e scappavamo subito.»

Ma le manette?
«Anche quello può essere frutto di un accordo. Non esiste che un boss del genere non abbia le manette. È stato anche rischioso da parte dei carabinieri portarlo senza manette. Accanto a lui ci sono persone armate, con la pistola nella fondina. In qualsiasi momento avrebbe potuto allungare la mano e prendere la pistola del militare. Ma non esiste proprio. Per una questione di sicurezza le manette si devono mettere.»

Quindi lei non condivide l'affermazione di qualcuno, tra cui il Procuratore di Palermo, che dice: “noi siamo uno Stato democratico e non ci abbassiamo al loro livello”?
«Assolutamente no, non la condivido sulla base della mia esperienza. Non è questione di abbassarsi al loro livello. È una questione di sicurezza. Se hai degli uomini che stanno operando con il Capo di Cosa nostra, uno stragista, uno che ha sciolto bambini nell'acido, che ha ammazzato bambini a Firenze, la bambina di 9 anni, vi preoccupate di non mettere le manette perchè non ci abbassiamo al loro livello? Ma tu devi tutelare, prima di tutto, gli uomini che stanno operando. E, quindi, è giusto che metti le manette a un criminale. E te lo porti con le manette.»

Chi decide se mettere o non mettere le manette?
«Il responsabile delle operazioni, colui che ha condotto le operazioni. Il più alto in grado dei carabinieri che stavano operando in quel momento.»

Condivide l'affermazione di Luciano Traina (WordNews.it, 19 gennaio 2023): “L’arresto di Matteo Messina Denaro è una sceneggiata”?
«Sì, condivido. Per le forze in campo. A certi livelli non si opera così. Almeno abbiamo operato sempre così. Nel massimo silenzio e nella massima discrezione.»

Tratto da: wordnews.it

In foto: *l'ex Commissario di Polizia, Mario Ravidà © Antonio Condorelli

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos