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arresto messina denaro procasi“Lo Stato vince sempre”. È la frase che da ieri rimbalza in tutti i media a seguito della cattura del superlatitante Matteo Messina Denaro, ultimo della vecchia guardia dei corleonesi. La fuga del boss di Cosa Nostra finisce dopo trent’anni di indagini che hanno mostrato quanto pervasivo possa essere il potere mafioso e come, ancora oggi, è capace di creare una rete di protezione che mette in difficoltà le Istituzioni. E qui casca l’asino.

Lo Stato vince sempre?
Sì, lo Stato vince sempre ed è questo il punto fermo di questa vicenda: la consapevolezza che per i mafiosi non c’è altra strada se non la galera, il suicidio o un barbaro omicidio per vendetta. È questa la fine segnata di chi sceglie di far parte di un’organizzazione che piega imrpenditori, uccide con faciltà chi si oppone, che droga il mercato e ha contribuito in modo decisivo allo sfascio di settori strategici, dalla sanità all’ambiente. Non c’è dubbio, lo Stato vince sempre perché il bene, alla fin fine, vince sul male.

Ma si può vincere anche dopo aver condotto una pessima partita. Messina Denaro, esattamente come quasi tutti gli altri latitanti di Cosa Nostra, è stato trovato nella propria zona di origine, “libero” di spostarsi per recarsi in ospedale a curare il suo tumore al colon e di avere una bella carta d’identità falsa timbrata dal comune di Campobello di Mazara. L’intera intelligence di uno Stato era alla sua caccia, eppure lui era nella sua terra con un ben arredato appartamento, intratteneva rapporti con i compagni di stanza in ospedale e scattava selfie con infermieri, come una vera e propria star. Oggi gli italiani sono contenti, ma non convinti. Troppi interrogativi emergono da una storia lunga trent’anni e queste riflessioni non fanno bene ad uno Stato che dovrebbe mostrarsi nettamente superiore al potere mafioso.

Il primo dubbio proviene da Salvatore Borsellino, fratello di Paolo, che da anni lotta per la verità sulla Trattativa tra lo Stato e Cosa Nostra avvenuta per mettere fine al periodo stragista. Borsellino afferma: “Mi atterrisce l’idea che l’arresto sia una resa in cambio di qualcosa. Noto la coincidenza che l’arresto avviene quando sta arrivando in porto l’abolizione dell’ergastolo ostativo, che era la condizione principale posta da Riina nel ‘papello’. Spero di non vedere tra poco personaggi come i Graviano fuori dalla galera”.

L’opera di Gaetano Porcasi
A fotografare questo pezzo di storia ci pensa l’artista di impegno civile Gaetano Porcasi che, da anni, attraverso la sua arte denuncia i personaggi e gli orrori mafiosi. L’opera sual cattura di Messina Denaro vuole celebrare la vittoria dello Stato, ma se si presta ben attenzione sopra al capo del superboss possiamo notare tanti occhiali neri che ci rimandano ai dubbi sopracitati. Sono gli occchiali di chi vedeva, sapeva e ha preferito nascondersi per proteggere il latitante. È l’indifferenza di quella rete che ha deciso di proteggere Messina Denaro e con lui i segreti di un personaggio che è stato direttamente coinvolto nelle stragi di Capaci e Via d’Amelio, e che sa della Trattativa tra lo Stato e Cosa Nostra.

Il rosso che avvolge i volti di Messina Denaro simboleggia il sangue versato da un pluriomicida che ha continuato l”opera di Totò Riina e Bernardo Provenzano. L’opera si aggiunge alla vasta produzione di Gaetano Porcasi, volta ad avere una memoria storia e pittorica dell’orrore mafioso nella nostra Repubblica. Si tratta di un patrimonio artistico di rilevanza nazionale e che trova accoglienza nelle Istituzioni scolastiche italiane per far capire ai più giovani cosa significa la mafia nel nostro Paese.

La speranza in Messina Denaro
Oggi abbiamo una speranza riposta in Matteo Messina Denaro, ovvero quella che possa essere il primo superboss di Cosa Nostra a iniziare un rapporto di collaborazione con lo Stato. Messina Denaro custodisce i più fitti segreti sul rapporto tra pezzi deviati dello Stato e i vertici di Cosa Nostra, il suo contributo potrebbe essere determinante del processo sulla Trattativa che oggi vede coinvolto un pool che da anni prova a far emergere la verità su quella vicenda. Difficile che il boss possa iniziare una collaborazione, soprattutto perché consapevole di passare il resto dei suoi giorni in carcere e con il peso di una malattia già in stato avanzato.

Tratto da: informareonline.com

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