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Scorte, querele, intimidazioni, aggressioni dai no vax: un contesto pericoloso

Troppi giornalisti sono ancora sotto scorta in Italia e poi ci sono le minacce via web, in aumento costante, e una condizione di complessiva fragilità dell’informazione, dovuta anche alla mancata approvazione di leggi di tutele dei giornalisti, quale quella contro le querele bavaglio. Nodi affrontati con un lavoro capillare dal Comitato sui cronisti minacciati istituito in seno alla Commissione Parlamentare Antimafia e coordinato da Walter Verini. Di seguito ne proponiamo in anteprima un ampio stralcio.

“E’ stato insediato il 9 aprile 2019 il Comitato XIV – Intimidazioni e condizionamenti mafiosi nel mondo del giornalismo e dell’informazione – per la difesa dei giornalisti minacciati dalle mafie e dalla criminalità e contro le penetrazioni mafiose nel mondo dell’informazione, nella consapevolezza che difendere la libertà e la sicurezza dei giornalisti significa difendere la libertà di informazione e la libertà di tutti, ancora troppo spesso messa in discussione da attacchi di vario genere contro l’informazione, l’editoria, la stampa. Nell’ambito delle competenze della Commissione antimafia, il Comitato ha posto un’attenzione specifica ai temi dell’abolizione della detenzione per il reato di diffamazione a mezzo stampa e delle misure contro le querele temerarie e le   “querele bavaglio”, come aspetti specifici connessi alla libertà dei giornalisti e quindi alla libertà di informazione. Il Comitato ha svolto cicli di audizioni di giornalisti, editori, associazioni, personalità minacciate o sotto tutela e scorta, che hanno testimoniato la loro esperienza e restituito una fotografia  – in molti casi preoccupante – della realtà italiana nell’ambito delle penetrazioni mafiose e criminali nel mondo dell‘informazione. L’attività del Comitato si svolta a partire dalla consapevolezza condivisa che la libertà di informazione è un valore universale. Non solo per chi ha il diritto di svolgere il proprio lavoro in libertà, senza censure, senza regressioni, senza intimidazioni, senza subire violenza. Non è così, in troppi Paesi dove stampa e giornalisti sono censurati, colpiti e incarcerati. Non è stato così per tanti giornalisti uccisi per il loro lavoro di inchiesta: da Ilaria Alpi a Daphne Caruana Galizia, a Jan Kuciak, a Giancarlo Siani, ad Anna Politkovskaja.
Ancora oggi, anche in Italia,  in Italia ci sono troppi giornalisti costretti a vivere sotto scorta perché rischiano la vita, minacciati da mafie, organizzazioni criminali, organizzazioni di estrema destra. Mafie e corruzione costruiscono sistemi di poteri occulti, che ambiscono a condizionare la stessa democrazia. Il giornalismo libero e serio è un presidio irrinunciabile nel contrasto a questi sistemi, che infatti cercano di colpirlo e condizionarlo in molti modi.
E’ necessario tutelare i giornalisti con scorte che non sono solo quelle, preziose ed indispensabili, delle forze dell’ordine. Occorre garantire loro la protezione delle istituzioni e della pubblica opinione, della politica e dei media. Con la massima attenzione ai giornalisti più esposti, a quelli di inchiesta spesso oggetto di minacce ed atti intimidatori, a coloro che lavorano in contesti difficili e in realtà più piccole e che non hanno alle spalle società editoriali solide con uffici legali che li tutelino. In questo senso, risulta di grande importanza la questione del precariato nella professione giornalistica, che comporta un ulteriore indebolimento soprattutto nel caso in cui il giornalista debba far fronte alle intimidazioni o alle minacce della criminalità organizzata. Superare forme di sfruttamento e precarizzazione, sostenendo le attività editoriali più piccole ed esposte, rappresenta un dovere democratico. Per questo dallo stesso punto di vista si può leggere anche la necessità di porre la giusta attenzione, ben superiore a quella fin qui posta,  ai finanziamenti all’editoria, per evitare che con i tagli vengano colpiti quei giornali, spesso piccoli, che in territori complessi e difficili rappresentano uno strumento fondamentale di contrasto e resistenza contro la criminalità organizzata.
Esiste un filo rosso che lega giornalismo di inchiesta e democrazia, libertà di informazione e diritto ad essere informati, coraggio e giustizia. Serve prevenzione, ma servono anche strumenti di contrasto. Il Parlamento ha approvato norme che cercano di porre fine a ripetute violazioni del principio di “presunzione di innocenza”, alla spettacolarizzazione delle inchieste, a condanne mediatiche prima di quelle – eventuali – in Tribunale,  a protagonismi fuori misura. Ma questo non può né deve significare impedire o limitare  un’informazione corretta e trasparente, un’informazione libera, con regole serie e coerenti con la forza di una democrazia. Quando, nel giugno del 2021, la  Consulta ha dichiarato incostituzionale il carcere ai giornalisti per il reato di diffamazione a mezzo stampa, l’Italia si è allineata alle democrazie più avanzate e ai richiami degli organismi europei, ma sappiamo che non basta e che questo deve rappresentare
uno stimolo ulteriore per approvare provvedimenti necessari. In questo senso, proprio in applicazione della recepita Direttiva europea sulla presunzione di innocenza, una strada da seguire potrebbe essere quella dell’esperienza di Perugia, nella quale tra Procura, Ordine dei Giornalisti e Ordine degli Avvocati è stato siglato un protocollo che cerca di tenere insieme rispetto della norma, principio di presunzione di innocenza, diritto costituzionale all’informazione.
Il Comitato ha svolto audizioni con associazioni, soggetti e persone particolarmente interessati al tema che è oggetto delle proprie competenze, sia per la propria funzione, come nel caso della Federazione nazionale della stampa, e dell’associazione Libera informazione, Usigrai, dell‘Associazione Articolo 21, Ossigeno, sia perché vivono e hanno esperienza diretta delle minacce e delle intimidazioni da parte della criminalità organizzata. Attraverso questa serie di audizioni, che fa seguito a un analogo ciclo di testimonianze raccolte nella precedente legislatura, il Comitato ha acquisto ulteriori elementi, suggerimenti, focus.

Il lavoro del Comitato, condotto in un clima collaborativo tra tutti i membri, di tutti i gruppi parlamentari che hanno partecipato ai lavori, è stato altresì animato dal proposito di mantenere i riflettori puntati sul fenomeno delle minacce alla libertà di espressione, evitando che certi fenomeni siano minimizzati e sottovalutati anche in relazione ad alcune polemiche sorte ad esempio sull’assegnazione delle scorte. Il Comitato ha più volte sottolineato che le scorte ai giornalisti siano disposte sempre a seguito di decisioni del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica –  non debbano mai essere oggetto di polemica politica trattandosi di sistemi di protezione necessari che comportano anche grosse limitazioni alle libertà personali, ma indispensabili per i giornalisti oggetto di minacce e intimidazioni che rischiano la vita per svolgere il proprio lavoro.
Il Comitato ha inoltre svolto le sue funzioni finalizzate a tutelare la libertà e la professionalità dei giornalisti anche attraverso l’impulso costante verso l’approvazione di un provvedimento legislativo che affronti la questione delle cosiddette querele temerarie o querele bavaglio, che nulla hanno a che fare con le querele sporte dai cittadini che legittimamente agiscono per tutelarsi dalle diffamazioni, ma piuttosto sono utilizzate frequentemente come strumento di pressione da esponenti della criminalità organizzata e non solo per intimidire e colpire giornalisti ed editori con richieste di risarcimento infondate, ma che implicano un intervento del giudice e i tempi che ne conseguono perché ne sia verificata, per l’appunto, l‘infondatezza. Il Comitato ha sempre sostenuto la necessità di una norma che mentre garantisce -come è ovvio che sia – che tutti possano agire in giudizio per far valere i propri diritti, eviti azioni che impediscano ad altri di esercitare i propri: il diritto dei giornalisti a informare liberamente e quello dei cittadini a essere liberamente informati.

Il Comitato ha inoltre più volte sottolineato la necessità di dare ulteriore impulso all’Osservatorio per la difesa e il monitoraggio delle minacce ai giornalisti istituito presso il Ministero dell’Interno, come strumento strategico per garantire la sicurezza dei giornalisti minacciati. Anche in seguito alle nostre sollecitazioni, l’Osservatorio ha ripreso la propria attività, in particolare durante la presenza al Viminale di Luciana Lamorgese.
Il Comitato ha lavorato sempre in stretta collaborazione con la Federazione Nazionale della Stampa Italiana (FNSI), con Articolo 21, Libera e le associazioni impegnate sulle questioni di sua competenza, i cui massimi rappresentanti, oltre ad essere presenti a varie sedute, sono stati ascoltati significativamente nella prima audizione svolta e poi ancora in altre occasioni nel corso dell’attività del Comitato.
Il 2 luglio del 2019, infatti, il Comitato ha aperto il ciclo di audizioni con il presidente della FNSI Giuseppe Giulietti e il segretario Raffaele Lorusso; Lorenzo Frigerio, in rappresentanza della Fondazione Libera Informazione, e i giornalisti Federica Angeli, Paolo Borrometi, Michele Albanese, Paolo Berizzi e Sandro Ruotolo.
E poi ancora il 29 ottobre del 2020, il Presidente della Federazione nazionale della stampa è stato audito, accompagnato dal dottor Michele Formichella, capo Ufficio stampa della Federazione, e dai giornalisti Giuseppe Bianco, Vittorio Di Trapani, Paolo Fratter, Domenico Rubio e Claudio Silvestri. Nella stessa seduta sono stati auditi anche la giornalista del Tg1, dottoressa Maria Grazia Mazzola e il dottor Lazzaro Pappagallo, segretario dell’Associazione stampa romana.
Il 17 novembre 2020, il presidente della FNSI è stato audito insieme al dottor Vittorio Di Trapani, Segretario generale USIGRAI, e ai giornalisti professionisti, dottoressa Angela Caponnetto e dottor Nello Scavo. Nella stessa seduta si è svolta anche l’audizione del giornalista professionista, dottor Donato Ungaro, assistito dall’avvocato Valerio Vartolo.
Si è trattato, in tutti questi casi, di occasioni fondamentali per ascoltare e comprendere dalla diretta esperienza dei giornalisti e dal punto di vista privilegiato della FNSI e delle associazioni che si occupano di difenderli e sostenerli lo stato reale di una situazione complessa e difficile che minaccia la libertà di informazione nel nostro Paese colpendo quei giornalisti che con le loro inchieste contribuiscono ogni giorno a garantire, con una informazione libera e indipendente, un diritto collettivo per tutti noi.
Nel corso di questi anni, sono molti gli episodi che hanno richiesto un‘attenzione particolare da parte del Comitato, che è intervenuto in varie modalità:  in alcuni casi, con specifiche audizioni e in altri manifestando concretamente la propria solidarietà e presenza anche in situazioni meno note e in quei territori dove sono più preoccupanti e frequenti i casi di giornalisti minacciati dalla criminalità organizzata.
A partire dall’ennesimo episodio che ha colpito nel luglio 2019 Nello Trocchia, da sempre impegnato sul fronte delle inchieste sulla criminalità organizzata, su temi delicati, pericolosi e di grande valore civile e democratico.
Nell’ottobre del 2019, il Comitato ha salutato con soddisfazione la decisione del gip di Roma Andrea Fanelli di respingere la richiesta di archiviazione sull’omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, che ha dato ragione a Luciana e Giorgio Alpi, ai loro legali, all’Usigrai, Art. 21, LiberaInformazione e le tante associazioni, giornalisti, personalità, a partire da Mariangela Grainer, che non si sono mai arresi davanti alla prospettiva dell’archiviazione. Allo stesso tempo, il Comitato ha continuato a denunciare il fatto che il caso Alpi-Hrovatin non abbia ancora trovato quella piena verità e quella giustizia che il Paese attende da più di 25 anni.
Il 14 novembre del 2019 si è svolta l’audizione del dottor Angelo Bonomo e del dottor Luciano Modica, amministratori giudiziari de La Gazzetta del Mezzogiorno e de La Sicilia. Ancora nel novembre 2019, il Comitato ha espresso vicinanza al Direttore di Campania Notizie, Mario De Michele, che aveva subito un’aggressione e un agguato in pochi giorni, che sembravano per vari aspetti fatti di contesto e stile camorristico e rinnovato il nostro impegno come Comitato, a continuare con il massimo impegno nel lavoro volto a contribuire a contrastare le minacce, le intimidazioni e gli attentati contro i giornalisti d’inchiesta, contro la loro libertà e contro la libertà di informazione.
Lo stesso avvenne nel dicembre successivo, a fronte delle minacce neofasciste provenienti da ambienti di Ordine Nuovo al giornalista Andrea Palladino, attaccato per aver raccontato su La Repubblica come le frange estremiste stessero provando a riorganizzarsi e come, nell’anniversario della strage di Piazza Fontana, Rainaldo Graziani, figlio di uno dei fondatori di Ordine Nuovo, avesse pubblicato post di ringraziamento agli aderenti di tale movimento, richiamando il motto delle S.S ‘Onore e fedeltà‘, adottato fin dagli inizi da quella sigla neofascista.
Il 2 novembre 2020, il Comitato ha aderito alle iniziative previste in occasione della giornata mondiale dei giornalisti uccisi, prendendo questa decisione in occasione del ciclo di audizioni a giornalisti italiani minaccia ti, che ha visto tra l’altro la presenza di cronisti d’inchiesta sia del servizio pubblico radiotelevisivo che di testate informative private, minacciati e in occasione di alcune manifestazioni nel corso delle quali si erano verificate aggressioni e intimidazioni a giornalisti e foto reporter che documentavano anche la presenza e l’infiltrazione di elementi della criminalità organizzata di vario segno.

Il 13 gennaio 2021 il Comitato ha audito il giornalista Sigfrido Ranucci  con riferimento alle minacce rivolte alla sua persona da parte della mafia, in relazione al suo lavoro con la trasmissione Report, un esempio importante di giornalismo d’inchiesta. Nella stessa data si è svolta anche l’audizione del giornalista Mariano Giustino con riferimento alle minacce a lui rivolte in quanto corrispondente dalla Turchia per Radio Radicale. Ilaria Alpi a Daphne Caruana Galizia, a Jan Kuciak, a Giancarlo Siani, ad Anna Politkovskaja.

Il 27 gennaio 2021, il Comitato ha audito Paolo Berizzi e Lia Tagliacozzo.

Lia Tagliacozzo, scrittrice ed esperta di cultura ebraica, ha illustrato le pesanti intimidazioni e minacce razziste e antisemite ricevute attraverso il web, durante e dopo la presentazione del suo ultimo libro ‘La generazione del deserto? Paolo Berizzi, inviato speciale di Repubblica e scrittore, che da anni vive sotto scorta, ha documentato l’impressionante sequenza di minacce, intimidazioni, attacchi ricevute da gruppi della destra estremista, da gruppi neonazisti, collegati anche alla criminalità organizzata.   Per questo che Berizzi (unico giornalista sotto scorta in Europa per minacce neofasciste e neonaziste) viene colpito e messo nel mirino: per il suo quotidiano a lavoro di indagine, per le sue inchieste che documentano la concreta pericolosità di ambienti e organizzazioni della destra estrema, che non praticano solo l’odio, la violenza verbale, l’istigazione razzista e antisemita, ma rappresentano un concreto, attuale e quotidiano pericolo per la vita civile e democratica. Come Comitato abbiamo preso l’impegno di raccogliere tutte le denunce fatte da Berizzi a diverse Procure, per capire lo stato di avanzamento delle stesse, i motivi di ritardi, così come tutti gli esposti e le denunce presentate dalla FNSI e delle quali non si conosce l’esito. Il Comitato ha scelto di tenere queste audizioni in occasione del Giorno della Memoria, perché- mentre ricordo e memoria dell’orrore della Shoa debbono restare vivi – dobbiamo essere consapevoli di quanto quei pericoli siano oggi incombenti e presenti.
Nel febbraio 2021 il Comitato ha audito il giornalista Paolo Borrometi, pochi giorni dopo che l’operazione della Dda di Palermo con i Ros dei Carabinieri svelasse una volta di più quanto fosse necessario tutelare un giornalista d’inchiesta coraggioso, costretto a vivere sotto scorta, come lui che con il suo lavoro rappresenta una minaccia per le cosche che lo vorrebbero far tacere.
Il 31 marzo 2021 si è svolta l’audizione delle dottoresse Silvia Garambois e Paola Rizzi, giornaliste ed autrici di #staizittagiornalista, un libro-inchiesta sul tema delle intimidazioni, dell’odio, nei  confronti di donne giornaliste, in particolare sui social network. Le due giornaliste hanno posto all’attenzione del Comitato, tra le altre cose, la difficoltà di chi è vittima di questo tipo di aggressioni di veder riconosciute le proprie ragioni in tribunale e la necessità di un potenziamento di strutture giudiziarie ad hoc, oltre al tema della legislazione che riguarda più in generale i fenomeni di odio nella sfera digitale.

Nell’aprile del 2021 il Comitato ha sollecitato un coinvolgimento del Viminale, in particolare l’Osservatorio per la difesa e il monitoraggio delle minacce ai giornalisti, di fronte alle vere e proprie campagne d‘odio, di insulti, intimidazioni, minacce da parte un individuo che scriveva su Primato Nazionale contro molti giornalisti (Antonella Napoli, Graziella Di Mambro, Angela Caponnetto, Sara Lucaroni, Riccardo Cristiano, Shady Hamadi). Campagne deliranti, un vero e proprio squadrismo, in grado di produrre conseguenze e pericoli concreti per le persone coinvolte.

Nel luglio 2021 il Comitato ha ascoltato in audizione rappresentanti della Stampa estera, della Fnsi ed esperti di tutela della privacy, delle fonti, della libertà di informazione, sulla vicenda Pegasus e le sue possibili ricadute nel nostro Paese, valutando che si trattasse di un episodio gravissimo e inaccettabile in qualsiasi società democratica: spiare giornalisti, attivisti dei diritti, altri ambienti e personalità, rappresenta un’enorme violazione dei diritti democratici, delle garanzie e  della tutela delle fonti.

Più volte il Comitato è intervenuto a difesa dei giornalisti durante la pandemia. In particolare nell’agosto 2021, abbiamo denunciato come gravi e inaccettabili le intimidazioni, le minacce, gli insulti rivolti a giornalisti da facinorosi sedicenti no vax, che erano andati sotto le sedi delle redazioni di Stampa e Repubblica a Torino, La Nazione a Firenze a minacciare i giornalisti e le testate, in un momento difficile in cui era doveroso difendere con particolare impegno e determinazione la libertà di informazione e il lavoro dei giornalisti.

Il 6 aprile 2022 il Comitato ha infine incontrato una delegazione del consorzio Media Freedom Rapid Response (MFRR), un progetto finanziato annualmente dalla Commissione Europea che si occupa di libertà di stampa in Europa e nei paesi candidati, con attività di monitoraggio, ricerca, analisi, advocacy e sostegno concreto ai giornalisti, svolgendo un lavoro fondamentale per la difesa della libertà di informazione

(Walter Verini è il coordinatore del Comitato sui cronisti minacciati presso la Commissione Parlamentare Antimafia)
(Nella foto Arzano, località tra le più pericolose per i cronisti in Campania, a sua volta la Regione con maggiori problemi di agibilità per l’informazione)

Tratto da: articolo21.org

Foto: it.depositphotos.com

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