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11 agosto 1982

Nel 1982 Palermo è nel vivo della seconda guerra di mafia.
(Era iniziata il 23 aprile 1981 con l’omicidio del più autorevole boss del capoluogo: Stefano Bontade, membro della commissione regionale di cosa nostra e assiduo frequentatore di rinomati circoli e salotti democristiani).
I giornalisti di cronaca locale quell’anno passano più tempo dietro le porte dell’obitorio della medicina legale che in redazione, e il giornale l’Ora è soprannominato “l’Ora morti e feriti”. Infatti i corleonesi guidati da Salvatore Riina, sono in piena espansione in città; oltre all’edilizia vogliono il controllo totale del contrabbando di stupefacenti per il quale è necessario togliere di mezzo i vecchi reggenti (Inzerillo, Bontade, Badalamenti ecc.) ed a dispetto di tutti quei palermitani che sostengono che “tanto si ammazzano fra di loro”, la guerra colpisce tutti: forze dell’ordine, magistrati, politici, giornalisti e persino medici.
E’ il caso di Paolo Giaccone ucciso in una afosa mattina di agosto mentre si reca a lavoro al Policlinico.
Paolo Giaccone è nato a Palermo nel 1929 e dopo gli studi dai padri gesuiti nel 1947 si è iscritto alla facoltà di medicina e chirurgia. Dal terzo anno ha frequentato l’Istituto di medicina legale. Si è laureato con una tesi in ematologia forense ed è subito andato a Parigi per fare esperienza nei migliori laboratori scientifici. Si è sposato ed è diventato padre di quattro figli. Nel 1963 con il collega Ideale Del Carpio ha fondato il centro provinciale trasfusionale dell’Avis, associazione volontari italiani del sangue.
Dopo anni di lavoro in ospedale insegna medicina legale nelle facoltà di Giurisprudenza e di Medicina dell’ateneo palermitano.
Per le sue competenze di balistica, tossicologia, criminologia e analisi dei “guanti di paraffina” svolge le funzioni di consulente della magistratura che gli affida perizie ed autopsie su delitti eccellenti come quelli di Piersanti Mattarella, Michele Reina, Giuseppe Russo, Emanuele Basile, Mario Francese, e dei giudici Costa e Terranova.
Il tribunale di Palermo nel 1982 lo incarica di effettuare una perizia su una impronta digitale rimasta su una fiat 128 usata in una sparatoria.
La mattina di natale del 1981 nelle strade di Bagheria – comune di 40 mila abitanti alle porte di Palermo - c’era stato uno spettacolare inseguimento: una Golf con tre uomini a bordo era entrata in paese sfrecciando a tutta velocità inseguita da altre due auto (risultate entrambe rubate) da cui venivano sparati diversi colpi di arma da fuoco.


giaccone paolo certificato

Testamento etico del professore Giaccone pubblicato sul sito del Centro Studi a lui dedicato

A rimanere uccisi erano stati Biagio e Antonino Pitarresi e Giuseppe Di Peri vecchi mafiosi di Villabate (Pa), oltre ad Onofrio Valvola, malcapitato pensionato che si era affacciato sulla porta di casa attirato dai rumori.
Dopo la strage viene arrestato Giuseppe Marchese (detto Pino) appartenente alla famiglia mafiosa di Corso dei Mille nonché cognato di Leoluca Bagarella e Salvatore Riina.
L’impronta digitale nell’auto è l’unica prova che può confermare l’identità dell’assassino.
E il professore Giaccone riceve pressioni e minacce affinché modifichi le conclusioni della perizia dattiloscopica: “avvocato a me certe cose non deve neanche chiederle” dice rispondendo ad una telefonata; mentre una voce con accento siciliano registrata nella segreteria telefonica ammonisce: “Dottore Giaccone lei è esagerato, se continua così le finirà male!”.
Ma il primario non si lascia intimorire ed afferma che senza ombra di dubbio quell’impronta appartiene a Giuseppe Marchese - che cosi finirà dritto all’ergastolo.
Pochi giorni dopo, alle 8:20 dell’11 agosto 1982 Paolo Giaccone posteggia la sua auto fra i viali del Policlinico – davanti l’istituto di medicina legale - quando due sicari gli sparano cinque colpi di pistola a distanza ravvicinata e poi si dileguano a piedi scavalcando il muro dell’ospedale dietro il quale hanno lasciato una moto per la fuga e un complice a fare da palo.
L’omicidio però non rimane impunito a lungo: ci pensa il commissario della squadra Catturandi  Beppe Montana nel 1984, con il contributo del pentito Sinagra, ad arrestare il killer Salvatore Rotolo, uomo vicino ai Marchese sul quale pendevano anche altri quattro omicidi.
Il Policlinico Universitario di Palermo oggi è intitolato a Paolo Giaccone.

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