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La palla passa a voi
(Racconto degli ultimi 57 giorni di Paolo Borsellino)

Ore 15:00 Punta Raisi, Palermo. Paolo Borsellino rientra da Roma dopo avere interrogato Gaspare Mutolo (che gli ha rivelato che Bruno Contrada e Domenico Signorino sono collusi con la mafia).

Passa dal tribunale per depositare in cassaforte i verbali dell’interrogatorio. Dalla sua stanza telefona ad alcuni colleghi per salutarli, quelli che incontra di presenza invece li abbraccia uno per uno. Il gesto non è usuale al punto che Vittorio Teresi e Ignazio De Francisci gli chiedono: “Paolo ma che stai facendo”? e lui in tono scherzoso: “e perché vi stupite? non vi posso salutare?”

Finiti anche i saluti il giudice si dirige verso casa. Ad accompagnarlo c’è un carabiniere della Dia che guida la macchina, sente Paolo Borsellino fare due telefonate dal suo cellulare e parlare concitatamente; coglie solo poche parole: “Adesso noi abbiamo finito. Adesso la palla passa a voi”.

I numeri che il magistrato chiama risultano essere intestati al comune di Nicosia (Enna) ed alla procura di Firenze, ed essere in uso in quel momento al procuratore Giovanni Tinebra e al procuratore Pierluigi Vigna.

Tinebra (che è colui che chiederà la collaborazione proprio a Contrada per le indagini su via D‘Amelio e che crederà al falso pentito Vincenzo Scarantino) si era appena insediato a capo della procura di Caltanissetta, quella cioè titolare delle indagini sulla strage di Capaci e da cui voleva essere ascoltato da quasi due mesi Paolo Borsellino.

Giunto a casa il giudice è ancora teso ma trova la voglia di parlare con suo figlio Manfredi a cui racconta, senza nominarlo, che un nuovo pentito sta rivelando informazioni importantissime sui legami del boss Totò Riina e aggiunge: “sento che il cerchio intorno a Riina sta per chiudersi, stavolta lo prendiamo”.

Poco dopo dice di avere bisogno di prendere un po' d’aria e chiede alla moglie Agnese di andare insieme a Villagrazia (località di mare dove usano trascorrere la villeggiatura) ma da soli, senza la scorta. E’ una richiesta insolita che provoca una domanda da parte di Agnese: “da soli Paolo, cosa c’è? E’ successo qualcosa?” il giudice risponde soltanto “andiamo”. Si avviano, c’è silenzio in auto per tutto il percorso. Poi la sera però la tensione si spezza quando incalzato Paolo Borsellino a denti stretti ammette di essere sconvolto a causa dell’interrogatorio del pentito Mutolo che ha raccontato fatti gravissimi che coinvolgerebbero personaggi insospettabili. “Ho visto la mafia in diretta “ aveva detto solo pochi giorni prima a sua moglie sempre di ritorno da Roma.

Intanto sull’Autostrada del Sole accade un fatto: un uomo sulla cinquantina, brizzolato, con un marcato accento palermitano, si ferma a fare carburante presso la stazione di servizio di Reggello – altezza uscita Valdarno; viaggia a bordo di un furgone Ford Transit grigio con targa d’importazione provvisoria tedesca. Chiede il pieno e nel frattempo commenta che in Germania la benzina costa meno e che in Italia la situazione politica è critica, poi, prima di andare via conclude aggiungendo “quello che è successo a Falcone è niente, deve succedere qualcosa di più grosso fra qualche giorno!”

Subito dopo la strage di via D’Amelio l’addetto alla stazione di rifornimento racconta l’accaduto alla polizia stradale. Viene diramato un fonogramma che dispone la ricerca del furgone in tutta Italia ed in particolare agli imbarchi dei traghetti diretti o di ritorno dalla Sicilia. Ma del veicolo e del conducente non si trovano tracce.

Mancano 2 giorni all’attentato di via D’Amelio, Paolo Borsellino ha necessità di staccare la testa dai pensieri che lo tormentano. Vuole trascorrere un po' di tempo senza scorta, solo con la famiglia alla ricerca di spazi di normalità.

Sa che il lavoro degli ultimi giorni per quanto doloroso lo ha portato molto avanti; a capire e mettere in connessione tra loro fatti e persone: “adesso noi abbiamo finito. Adesso la palla passa a voi”. Ma quali informazioni vuole “passare“ esattamente il giudice ad i suoi colleghi? Quelle frutto dei suoi ultimi interrogatori ai pentiti Messina, Schembri e Mutolo? E per caso ha appuntato queste conclusioni sulla sua agenda rossa? Ha poco tempo e deve fare presto...
 
Foto © Francesco Pedone

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