Racconto degli ultimi 57 giorni di Paolo Borsellino
Palermo. Paolo Borsellino è rientrato. Il suo primo pensiero dopo avere saputo dell’informativa del Ros che lo vede come bersaglio di un attentato, è incontrare il procuratore Pietro Giammanco per chiedergli perchè non lo ha informato.
Arrivato nell’ufficio del suo superiore gli urla : “lo so bene che da una minaccia ci si può difendere poco, ma è mio diritto conoscere tutte le notizie che mi riguardano”.
Da giorni intanto gli agenti di scorta del giudice hanno chiesto di istituire la zona rimozione in via D’Amelio - dove il giudice si reca periodicamente per fare visita ai suoi familiari - una strada particolarmente pericolosa perché senza uscita; l’autorizzazione però non arriva.
Paolo Borsellino è furioso, sferra un pugno sulla scrivania di Giammanco fino a ferirsi la mano.
Il Procuratore invece non ha una risposta pronta. Borsellino racconta ai suoi familiari che “farfugliava qualcosa “diceva:” ma che centra la competenza è di Caltanissetta”.
E’ di nuovo una questione di “competenze” quindi, un problema “amministrativo - geografico” che attanaglia la coscienza di questo servitore dello Stato.
Sembrerebbe di essere in un ufficio regionale dove “si è fatto sempre cosi, e non è di mia competenza “sono la norma, se non fosse che qui ci sia in gioco la vita di tante persone.
"Quando papà ci parla di quell’episodio, sfoga tutta la sua amarezza. Raccontandoci gi Giammanco, si chiede mille volte il motivo di quel silenzio, giungendo però alla conclusione che niente potrà giustificarlo”, dice Lucia Borsellino.
Mancano 18 giorni all’attentato di via D’Amelio, a Paolo Borsellino è sempre più chiaro di chi non può fidarsi e che il rischio di morire è sempre più imminente.
Ha poco tempo e deve fare presto…
Foto © Imagoeconomica
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