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Traffico di armi e rifiuti tossici sarebbero stati i probabili moventi dell’omicidio della giornalista della Rai Ilaria Alpi e del suo cameraman Miran Hrovatin, assassinati il 20 marzo 1994 a Mogadiscio, in Somalia. Nonostante le varie commissioni parlamentari d’inchiesta e i processi non si è ancora giunti ai veri mandanti del delitto.

Tutto partì dalla guerra civile in Somalia seguita alla caduta del dittatore Mohammed Siad Barre. Tanto che addirittura l’ONU intervenne per riportare stabilità nel Paese con l’operazione internazionale “Restore Hope”. Ilaria Alpi, inviata Rai, si recò a Mogadiscio nel dicembre del 1992 per raccontarne i fatti. La Somalia “agli inizi degli anni Novanta era un Paese in bancarotta, quindi nessun fornitore era disposto a vendergli armi. Quindi non poteva che concedere qualcos’altro. Diciamo di poter scaricare in territorio Somalo, in alcune aree, rifiuti radioattivi, tossico nocivi a costi molto bassi rispetto quanto potrebbe costare al nostro sistema paese”, aveva raccontato Franco Liva, un ex funzionario del ministero degli esteri Italiano in un'intervista a Rai 3

L’ultimo dei viaggi di Ilaria in Somalia fu il 12 Marzo 1994 quando assieme al suo operatore Miran andò a Bosaso, una città estremamente pericolosa. Secondo un ex agente appartenente all’organizzazione segreta Gladio, il porto di Bosaso era uno snodo cruciale per il traffico internazionale di armi che raggiungevano la Somalia grazie alle navi della Shifco, una società Italiana gestita dall’imprenditore italo-somalo Omar Mugne. Questo fu confermato anche da un rapporto dell’ONU dove si parlava dell’arrivo in Somalia di un grosso carico di armi provenienti anche dalla Lettonia e imbarcate su navi della Shifco.
Ad inizio 1994 la nave la Faarax Omar della Shifco venne sequestrata dai gruppi armati di Bosaso con il pretesto secondo cui la nave non rispettava le normative sulla pesca. Proprio in relazione alla nave sequestrata, il 15 marzo del 1994 Ilaria intervistò Abdullahi Mussa Bogor, fratello del Sultano di Bosaso. La nave rimase avvolta da un alone di mistero, probabilmente perché non avrebbe trasportato pesce ma qualcosa di più scottante come armi o rifiuti radioattivi. “se si vuole trovare una motivazione per commettere questo delitto (in riferimento all’omicidio Alpi, ndrè proprio quella del sequestro di questa imbarcazione e di quello che poteva contenere […] se fosse venuta fuori la notizia della presenza di una nave italiana piena di armi o piena di rifiuti radioattivi sarebbe stato imbarazzante”  aveva dichiarato il giornalista Torrealta durante la trasmissione “Chi l’ha visto?”.

Il 20 marzo 1994 Ilaria e Miran uscendo dall’hotel Amana a Mogadiscio salirono in auto. L’auto di un commando gli sbarrò la strada, i sicari somali scesero e uccisero i due giornalisti con un colpo di pistola alla testa.
Le maggiori autorità somale, dal Presidente Ali Mahdi al Capo della Polizia, dissero di non sapere nulla della vicenda. Nelle ore immediatamente successive alla morte ci fu un depistaggio con la sparizione di documenti e videocassette. 
Hashi Omar Hassan venne condannato in Italia e scontò ben 26 anni di carcere fino ad essere scarcerato e dichiarato innocente dalla Corte d'Appello di Perugia.

Tra il 1994 e il 1995 ci fu il ritiro delle truppe ONU dalla Somalia. Mentre l’esercito italiano partecipava alla missione di pace, vi sarebbero stati probabilmente altri filoni di interesse che partivano sempre dal nostro Paese per raggiungere la martoriata Somalia e Ilaria sarebbe incappata proprio in questi. 
Non solo, secondo il Fatto Quotidiano, nel processo per l’omicidio di Mauro Rostagno, i giudici avrebbero trovato più di un legame tra il caso Rostagno e quello di Ilaria Alpi. Rostagno, giornalista e attivista torinese fondatore del movimento politico Lotta Continua e della comunità Saman, fu assassinato dalla mafia il 26 settembre 1988 a Lenzi, provincia di Trapani. Nelle motivazioni della sentenza di primo grado nel processo Rostagno si legge che la vicenda è “in qualche misura incrociata dalla pista del traffico d’armi in cui si sarebbe imbattuto Rostagno che aveva come destinazione la Somalia, ed era mascherato da aiuti umanitari diretti verso il Corno d’Africa”“Analogo traffico clandestino intrecciato con quello di rifiuti tossici, si staglierebbe sullo sfondo del duplice omicidio consumato in Mogadiscio (in riferimento al caso Alpi, ndr), con modalità che hanno fatto ipotizzare un’esecuzione premeditata”, si legge ancora nelle carte processuali.

Quindi dal nostro Paese sarebbero partite le armi per i signori della guerra somali in cambio dello stoccaggio in Somalia di rifiuti radioattivi. E Rostagno prima e la Alpi poi avrebbero scoperto il disegno criminoso mafioso e non solo mafioso, pagando con la vita.
La maggior parte delle vicende eclatanti in cui è stata coinvolta l’Italia hanno visto spesso un livello d’azione ufficiale e un livello d’azione ufficioso più torbido. La morte di Ilaria sembra proprio confermare tale verità.

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