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“Lei mi fa viaggiare pure senza il visto. Prende il meglio di me come il colonialismo”, questo passaggio della canzone Libertè, del rapper milanese Ghali, è solo un esempio della sua capacità di tenere insieme la poetica del quartiere, versi romantici e orecchiabili, e una critica politica raffinata. Non solo sulle basi musicali, dove mischia slang della periferia, rime in arabo e vocaboli spagnoli, ma anche fuori dal palco e dallo studio di registrazione si è sempre distinto per il suo impegno politico e la sua voglia di prendere posizione contro le discriminazioni. 

Un caso emblematico era salito agli onori della cronaca quando aveva denunciato l’utilizzo del black-face sui palinsesti Rai, costringendo i dirigenti della televisione pubblica a fare marcia in dietro su una pratica coloniale e razzista. Più recente invece il suo scontro con Salvini, allo stadio San Siro, in cui il rapper milanese ha rinfacciato al segretario della Lega l’ipocrisia della sua esultanza per un presunto goal di un giocatore nero del Milan in evidente contrasto con il suo discorso xenofobo e discriminatorio portato avanti in parlamento. 

Alla luce del suo percorso artistico e della sua presunta sensibilità politica dimostrata in più occasioni, suscita sorpresa la sua recente collaborazione come ambasciatore della nuova campagna pubblicitaria della multinazionale italiana Benetton che ha costruito la sua fortuna grazie alle privatizzazioni delle infrastrutture pubbliche in Italia e all’appropiazione di terre nel sud globale. 

Benetton, infatti, si trova al centro di una campagna internazionale che l’accusa di essere co-responsabile della morte dell’attivista argentino Santiago Maldonado e della violenza coloniale che si ripercuote sulla popolazione Mapuche che è stata allontanata dalle sue terre per fare spazio agli interessi dell’impresa veneta. 

Benetton rappresenta esattamente quello che Ghali denuncia nei suoi testi, l’accaparramento dei migliori terreni togliendo le fonti di sostentamento alle popolazioni originarie con la beffa, inoltre, di promuovere la cultura di queste popolazioni con un museo privato costruito sui territori sottratti.


Le numerevoli vicende giudiziarie e le ingiustizie perpetrate dai Benetton sono pubblicate invece in questa pagina fb:

facebook.com/B-O-I-C-O-T-T-A-prodotti-Benetton-109222635824377


Qui la campagna per chiedere giustizia per Santiago Maldonado:

facebook.com/Justicia-por-Santiago-Maldonado-818427001659224


Ricordiamo a Ghali che tutti i soldi che profumatamente prende per questa campagna pubblicitaria sono insaguinati del razzismo, dello sfruttamento e della violenza capitalista che Benetton perpetra contro le comunità Mapuche

Chiediamo per tanto a Ghali di prendere posizione e dare spazio alla lotta del popolo Mapuche, per rimanere coerente, al contrario di Salvini, con il suo discorso pubblico e i suoi versi poetici e visionari: 

“O siamo terroristi o siamo parassiti

Ci vogliono in fila indiana, tutti zitti

Spero sia solo un segnale di fumo indigeno

Che quella lama sia solo un coltellino svizzero” (Ora d’aria, Ghali)

Rete Internazionale in difesa del popolo Mapuche, Italia.

Tratto da: mapucheit.wordpress.com

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