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Il 25 e 26 settembre scorso, a Lamezia è avvenuto un fatto epocale. Tante donne in rappresentanza di parecchie sigle femministe si sono riunite a confronto fra loro per dare inizio a un nuovo cammino: una convenzione di donne.

La cara Lidia Menapace ci aveva ragionato tanto su questa questione, ed era giunta alla conclusione che una convenzione fra donne era necessaria. E aveva suggerito di non guardare solo alla convenienza spicciola, ma a una convenienza per uomini e per donne.

Ovviamente se vivessimo in clima politico di confederalismo democratico non avremmo tutti i problemi che abbiamo, politici, sociali, economici… tutti ci sentiremmo più rappresentati; in molte donne riteniamo che il federalismo democratico sia il contesto ideale per il governo delle donne, e su questo tema i curdi e soprattutto le donne curde ci hanno dato lezioni. Per le donne curde, infatti, arrendersi all’IS avrebbe significato il crollo del confederalismo democratico e automaticamente l’interruzione del percorso di emancipazione femminile.

A Lamezia le donne presenti e in remoto con grande coraggio e passione hanno parlato soprattutto di politica, di come oggi la politica abbia raggiunto livelli miseri, di come non basti che oggi alle camere ci siano più donne se queste non rappresentano tutte le altre. O peggio non sono a favore delle donne.

Si è parlato di organizzazione autonoma delle donne, di autoconsapevolezza, del perché nelle posizioni apicali e di governo le donne sono sempre in evidente minoranza.

E qualcuna ha fatto anche notare che è finito il tempo di essere timide, ed è il momento di osare.

Osare perché tante donne godono di una intelligenza straordinaria, competenze importanti. Molte sono intellettuali di grande spessore, tante hanno la passione che da tempo scarseggia nel mondo politico.

Viviamo in un momento in cui aumenta la povertà e siamo tutti con meno diritti. Quelli delle donne arretrano nel silenzio più assoluto.

Le politiche attuali soprattutto in Italia hanno agevolato la consapevolezza delle donne, che oggi all’interno di una crisi politica, economica, sociale, vogliono mettersi in gioco. Tante donne aspettano una parola d’ordine da altre donne che sappiano di organizzazione, che sappiano incanalare la loro rabbia, amarezza, delusione.

Le femministe non vogliono tirarsi indietro. Questo è il momento, a Lamezia si sono dette “siamo pronte”. Iniziamo a lavorare. Per il momento a ragionare su come stare insieme, sul come farci meno male, sulla strada da perseguire. Stabilire delle regole.

Fare tutto ciò che possa permettere di confluire in massa nello stesso sogno. Piano piano, con fatica, pazienza, qualche passo indietro, qualche ferita necessaria.

Il momento sociale, politico, economico lo pretende. Ne ha necessità.

Le femministe, streghe o non streghe, rivendicano un loro ruolo ufficiale nella società. Un ruolo non mimetizzato, non scontato. Un ruolo politico e di potere. Come succede in altre parti del mondo dove le donne sono al governo e garantiscono politiche di genere e diritti per tutti.

Rivendicano il femminismo come corrente di pensiero politicoper liberare tutti – non solo le donne – da una società basata e strutturata sul patriarcato in tutte le sue declinazioni, coniugazioni, inclinazioni: fascismo, machismo, maschilismo, omofobia… diversità dall’altro…

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Tratto da: lesiciliane.org

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